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Ok, facciamo il vostro gioco. Ma vi smascheriamo. Perché insistendo troppo nelle burle, si finisce per rovinarle. Abbassando anche il livello di attenzione nel confezionarle. E così vi abbiamo scoperto: che siate “quelli della New Gallery” – autori di un paio di dissacranti e divertenti iniziative, dalla finta galleria a Roma, al finto Cattelan per un’asta di beneficienza – o dei loro maldestri corifei, stavolta il gioco non regge. L’oggetto è la – presunta – presentazione in una fantomatica gioielleria milanese – che quindi sarebbe una “New Jewelry” – di una nuova mirabolante e bilionaria opera di Damien Hirst. Un pene “ricoperto da 1.346 diamanti, compresa una grossa pietra rosa da oltre 2 milioni di sterline incastonata nella parte frontale, e sorretto da una base composta da 40 barre in oro 22 carati”. Love is love for beauty and to procreate and give birth in beauty, sarebbe il nome, e si inserirebbe in una serie avviata dall’ormai famoso For The Love Of God, teschio tempestato di diamanti presentato alla White Cube Gallery di Londra. Ma non è tanto il soggetto prescelto – il pene – a svelare l’implausibilità del tutto, ‘chè anzi Hirst sarebbe capace di scelte anche più ardite. Ma – a parte i già sospetti errori di grammatica e sintassi nel comunicato – come credere che la presentazione di un’opera come questa non sarebbe preceduta dal consueto assordante tam tam di tutta la stampa british? E come credere che per l’evento la prescelta sarebbe una gioielleria milanese – della quale peraltro non si fa il nome -, e non Londra o New York? Damien Hirst avrebbe “lavorato per svariati giorni direttamente in gioielleria”, come si legge nell’annuncio, nel più assoluto silenzio? “Accordi rigidissimi prevedono che, [sic] dovrà rimanere in esposizione nei musei del mondo per i prossimi due anni”… Non siete convinti? Beh, allora andate pure il 26 giugno 2008, alle ore 18,00 “in una prestigiosa gioielleria” in via Torino 22, e poi fateci sapere cosa trovate… (m. m.)
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