18 aprile 2009

Da Milano: più forte il legame di Miart con la città, ma il respiro internazionale…

 

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Alla fine la sensazione si fa sentire: non vogliamo parlare di provincialismo, ma di certo l’impressione che matura col passare dei giorni è che Miart abbia serrato le file per rafforzare il rapporto con Milano, tanto a livello di gallerie invitate, quanto con la partecipazione a eventi anche off, vedi Miraggi o la Beecroft al Pac. Ma questo un po’ a discapito dell’apertura internazionale. Girando per le corsie della fiera, del resto, gli ospiti da oltre confine si possono contare sulle dita di una mano… Strapaese milanese, cui prodest?

 

[exibart]

7 Commenti

  1. il flop non è la mancanza degli stranieri ma la mancanza dei milanesi. Ieri Milano era un deserto, tutti a fare il week-end al lago o in Liguria.

  2. Non direi che Miart ha fatto flop a Milano come qualcuno vuole far credere, anzi è un grande avvenimento che serve ad avvicinare anche chi di arte poco sa,oltretutto svolto nella capitale europea del contemporaneo di cui Milano può vantarsi secondo il mio modesto parere.Per quanto riguarda le poche gallerie straniere qualcuno dimentica che non sono loro che determinano l’internazionalità ma bensi ” le opere ” di artisti stranieri,e in riguardo devo dire che abbondano. Miraldo Sbrilli Milano.

  3. sono perfettamente d’accordo manca questa internazionalita’ che si respirava lo scorso anno in modo particolare. Vogliamo lasciare solo a Bologna questo scambio fondamentale..

  4. milano guarda all’europa o guarda a lambrate..
    questo è il problema…
    miart aveva sempre una nazione invitata ..ora dove sono ? questo continuo trascinarsi il padiglione del moderno come un moribondo, tra l’altro di pezzi visti a fiere precedenti..non è forse il momento di finirla..

  5. Non c’è nulla di più provinciale che le fiere con ridicole pretese internazionali. L’arte italiana ha bisogno di una identità forte come la moda e il design. Lasciamo lo snobismo e la smania d’esterofilia a Torino e alla Sandretto.

  6. quello che possiamo dire e che quello che si fa a Milano( capitale europea del contemporaneo?!?) va sempre bene: se ci sono gli stranieri è internazionale (provinciale è Torino esterofila), se sono quattro meneghini è perchè si valorizzano le risorse del territorio ( a Torino sarebbe sempre perchè è provinciale, ovvio..)…una città culturalmente poco produttiva come Milano(essì!!), dove l’innovazione significa tirare giù colate di cemento (vedi Expo) dovrebbe iniziare a pensare se forse qualcosa non funziona, invece di continuare ad autocelebrarsi nel marketing del niente…Alice Sisti, Torino

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