10 febbraio 2010

Live from Rivoli: ecco i primi programmi del duo Bellini-Merz

 

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La conferenza stampa è in corso mentre scriviamo, ma ormai ci abbiamo preso gusto, ad informarvi live sugli eventi più attesi. Per cui ecco una prima anticipazione espresso su quello che sarà del Castello di Rivoli nell’immediato futuro.
Prima annotazione: nessuna iniziativa a firma Andrea Bellini è prevista, almeno in questa prima tranche di progetti presentati.
Si parte infatti ai primi di giugno con una mostra – titolo Tutto è connesso – che presenta una selezione di opere della collezione permanente del museo dal 1999 al 2009, a cura di Beatrice Merz.
In contemporanea, ancora a cura della Merz, affiancata da Marcella Beccaria, prevista una personale della svizzera Pipilotti Rist.
Sempre in giugno, si affaccia prepotentemente l’impronta impressa dalla nuova gestione, con il ciclo di incontri e proiezioni dal titolo Fuori cornice, curato da Francesco Bernardelli. Coinvolti personaggi alquanto border-line come Genesis Prayer P-orridge, Marie Loder, Leight Bowery, Charles Atlas.
Si passa a settembre per allargare ulteriormente lo sguardo internazionale con la mostra collettiva Exhibition Exhibition, a cura di Adam Carr, che bissa il concept di Gallery galerie galleria attualmente da Norma Mangione. Un curatore dell’ambiente dell’ICA di Londra, familiare – guarda caso – al neodirettore di Artissima Francesco Manacorda.
Fra giugno e dicembre, ciclo di incontri-focus dal titolo Gli irregolari, curato da Gianluigi Ricuperati, con una prima due giorni in giugno dedicata alla poesia ed a Emilio Villa d Amelia Rosselli.
E Bellini? per ora resta a reggere le fila del ricco programma. Ma c’è da scommettere che in inverno, qualcosa a sua firma si vedrà…

[exibart]

7 Commenti

  1. Bhe, mi sembra tutto ok; come detto e scritto il problema di rivoli non sono state le nomime ma le modalità di definizione. Personalmente ritengo la pratica di adam carr assolutamente “artistica”. Quindi, dopo una certa saturazione e sovraproduzione di opere ed artisti, non resta che connettere al meglio questa vastissima schiera di opere e frammenti di opere. In questo senso l’artista, in termini tradizionali, dovrebbe realmente commettere una riflessione, al contrario rischia di diventare accessorio, sfumatura di un dipinto altrui. Il lavoro di carr dimostra come si possa riflettere sul sistema senza dimenticare un contenuto “normale”. Anche la collettiva che fece tempo fà presso la galleria T293 ripescando artisti nati a inizio secolo, era un mostra ma (probabilmente) anche una critica al sistema attuale (giovane curatore mette in mostra artisti novantenni o scomparsi, ecc ecc).

  2. Leigh Bowery sarebbe inorridito di esporre in uesta situazione! se qualcuno l’ha conosciuto come me può dirlo a voce forte.
    ma poi qualche border line??????

  3. ma guarda un pò che strana casualità..dovesi parla di rivoli e bellini viene fuori anche la super professionista norma mangione che guarda caso ha fatto curare una sua mostra ad adam carr.

    siamo tutti degli stupidi vero?

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