17 marzo 2010

Rehberger, Beecroft, Avaf. Etichette d’autore (e una galleria) per l’anniversario Campari

 

di

Art Label di lusso per Campari: da sinistra Avaf, Beecroft, Rehberger
Tobias Rehberger, Vanessa Beecroft, Avaf
(Assume vivid astro focus). Punta in alto Campari, che per celebrare il suo 150° anniversario sceglie di confermare e riaffermare “il suo legame naturale con l’arte e le sue variegate espressioni”. E lo fa con un progetto ambizioso e ricco di significato tre artisti di fama mondiale selezionati della curatrice Caroline Corbetta che hanno reinterpretato le Art Label di Campari. Vere e proprie opere d’arte, che per l’occasione saranno in vendita in edizione limitata.
Ma non finisce qui la mobilitazione del brand per un anniversario baciato dall’arte: Campari apre infatti anche la sua Galleria, “un laboratorio permanente, multimediale e sensoriale” che racconta la storia del marchio attraverso l’arte moderna e contemporanea. Allestita nella storica sede di Campari, aperta a Sesto San Giovanni nel 1904 e ristrutturata dall’architetto Mario Botta nel 2009, la galleria si estende su due piani, il primo dedicato all’esperienza Campari con l’esposizione di opere di artisti internazionali come Leonetto Cappiello, Bruno Munari e Ugo Nespolo. Il secondo piano invece è riservato di volta in volta a una mostra temporanea.
A cominciare da Depero con Campari, dedicata all’artista futurista grande rappresentante della comunicazione Campari. Esposte una cinquantina di chine originali dell’artista, realizzate tra il 1927 e il 1931 per il libro Numero Unico Futurista pubblicato da Depero per Davide Campari, e alcune opere provenienti da collezioni pubbliche e private.






Inaugurazione: giovedì 18 marzo 2010 – ore 11.00
Via Sacchetti 40 – Sesto San Giovanni (Mi)
Info: 0262251 –
paola.baravalle@campari.com
Web: www.campari.com

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20 Commenti

  1. Che peccato,un altra possibilità di rendere visibile nel mondo la giovane arte italiana sprecata !!! Solo Artisti stranieri già barvi ,ricchi e conosciuti! Boh! Italia esterofila e ignorante!

  2. 1)Devi essere un mio parente alla lontana perchè il tuo nick name è una derivazione del mio cognome reale e non posticcio.Se invece ti riferisci a quello con la “g” è uno spirito molto ma molto datato!
    2)Proprio perchè sono un ” Gallerista” affermo quanto sopra,e lo sono dal 1994 non da ieri.Apro gli occhi e dico ciò che vedo e non vedo nulla di utile e buono per gli artisti Italiani.Oppure secondo te, devo aprire gli occhi vedere lo scempio che mi è intorno e mi devo adattare come un commerciante di oggetti artistici,decorativi,arredativi etc.?

  3. 1)si sono un tuo caro parente nonchè affezionato ammiratore
    2)No dico apri gli occhi e comincia a fare il gallerista dal 2010, lavora con artisti nuovi, diversi, non fare scempio anche tu propinando “oggetti artistici,decorativi,arredativi etc.”

    Da uno come te mi aspetto qualcosa di più che un commento…ti voglio bene

  4. No, non sei ne parente ,Se tu lo fossi lo saprei siamo quattro gatti;ne amico visto che se lo fossi non ti nasconderesti dietro un nick fasullo!
    Poichè sembri così preparato mi aspetto una tua proposta di veri artisti!!!Ovviamente su queste pagine.

  5. Caro Guido, i soldi sono i tuoi ed è giusto che tu possa farne ciò che meglio credi. Ma è giusto anche che io possa parlare. Gli artisti che piacciono a me(io non ho parlato di veri artisti) non sono nemmeno considerati artisti ed è inutile farne i nomi. Trovo meno giusta l’esistenza stessa di un sistema, che sfruttando interessi comuni, mette insieme e fa remare nella stessa direzione istituzioni, critica, riviste e altre entità che, almeno in teoria, dovrebbero godere di una maggiore indipendenza.

  6. L’unica critica al sistema può essere proporre un alternativa costruttiva. E ogni alternetiva è parallela e in dialogo con le altre.

    Cabib dice bene. Il linguaggio dell’arte contemporanea (lasciate stare lo sviluppo dei valori consolidati) vive uno stato di affaticamento. La situazione in italia è aggrvavata da alcune specificità (esterofilia, precarietà, sentimentalismo) ma vedo una crisi di contenuti su scala internazionale. Paradossalmente l’italia come “late comers” avrebbe la possibilità di osare/innovare, e invece si tende sempre a mettersi in coda ai trend internazionali. Finendo a diventare brutte copie dei colleghi esteri ad ogni livello (artista, curatore, gallerista, critico, ecc).

  7. La critica fa parte del sistema, se una cosa è parallela ad una altra non possono essere in dialogo, caro luca rossi, tu sei per un’alternativa “connivente”, cioè per una non alternativa, ambisci ad una piena integrazione. Il paradosso in quello che dite è che Cabib è un gallerista, luca rossi è un artista(enrichetto)/critico(luchetto) in cerca di gloria, una forma evoluta di lacchè. Tra i due preferisco il gallerista che è meno subdolo.

  8. Mi sembra che di luca rossi che prendono altri nomi ce ne siano tanti, compreso te “cabibbo”. E’ questa la cosa buffa, anche tu sei solo un luca rossi a metà. Come immagino lo sia anche il tuo “enrichetto”.
    La gloria? Connivente? Se fossi connivente in cerca di gloria dovrei usare atteggiamenti molto più omologati e attenti alle convenienze. Invece evidentemente mi importa poco della gloria. Rischio proprio di non essere in alcun sistema, nè biennale nè controbiennale, per intenderci.

    Per parallele intendo la possibilità di procedere insieme e confrontarsi. Chi non ha questa capacità ha paura e non è sicuro di quello che fà.

    Io sono certo più subdolo del gallerista cabib perchè è la realtà che è più subdola, e anche più efficace. Ogni gallerista, oggi, deve essere anche critico, curatore, artista. Deve essere anche spettatore, collezionista, eccetera. Io sto solo estremizzando quello che avviene GIA’ nella realtà, ma in questo modo si diventa indipendenti dai tuoi “sistemi”, perchè ogni ruolo del sistema è impersonificato da una sola persona.

  9. La cosa che mi colpisce la banalità dell’impaginazione dei lavori proposti, talmente vecchia che li rende poco interessanti, via potevano tentare una elaborazione più raffinata ed estetica, poi il fatto che si usi i soliti nomi famoso, va beh è pubblicità, mica arte!
    d.o))))))

  10. ma tu sei omologato, più omologato di uno che scrive su flash art non riesco ad immaginarmelo. Dai su puoi anche finirla, lo sappiamo tutti cosa cerchi, il tuo dialogo è finalizzato al tuo riconoscimento come artista. Tu per parallelo intendi un atteggiamento a metà tra il carteggiamento e il ricatto.
    Meglio il gallerista perchè è chiaro l’obiettivo che persegue.
    Il sistema è uno e non è mio.

  11. Riesci a vedere solo quello che hai negli occhi. Probabilmente sei tu che stai cercando un qualche “riconoscimento” in questa fase. Se io lo stessi facendo starei mentendo a me stessa..si può mentire per un giorno, due, ma non per 12 mesi.

    Vedi. Invece di prendere atto, tu preferisci interpretare, tipico italiano. Ti lamenti di un sistema, ma non proponi alternative..non vedo alternative. In realtà non riesci ad accettare il “successo” del sistema (che in relatà è insuccesso visto che questo sistema non ha consolitato nulla negli ultimi 20 anni che non sia partito dall’estero). Non accetti il mio tentativo di alternativa, perchè rischia di avere “successo”. Perché chi propone qualcosa non dovrebbe avere riconoscimento e successo? Perché non ti limiti a criticare la mia proposta in merito ai contenuti? Invece di interpretare. Non ho programmi politici. Non me ne frega niente di andare a casa di acacia a fare una performance anni 70, come una prostituta.

    Perché dobbiamo sempre rimanere tutti nella mediocrità? Se sei insoddisfatto fa qualcosa, se no quello che c’è diventa il migliore dei mondi possibili..perché e’ l’unico.

    La mia impostazione è l’uovo di colombo. Nella sua semplicità disarmante costringe a confrontarsi con le reali urgenze di ognuno (sistema e pubblico). Ma non credo nelle barricate, cerco un confronto con tutti, anche con il sistema. Poi, stiamo parlando di veramente poco. La vera sfida è aprirsi ad un confronto sul linguaggio, possibilmente al di là dei confini italiani.

    Cmq ti capisco e ti abbraccio.davvero.

  12. Sembrava parlassi di te stesso. Io vedo con gli occhi, i miei, tu non so com che cosa. E questo tuo attegiamento è tipico in tutto il mondo, serve qualcuno che ti indichi la via su cui poi tu puoi costruire le tue speculazioni. Il tuo mondo è parziale ed è questo che ti sfugge. La mia alternativa è il non sistema, quello per cui il giornalista-critico fa il suo lavoro, e non è obbligato a stare a quattro zampe facendo i redazionali per gli artisti di scuderia(o scuderie). Magari in cui eviti anche di fare il curatore per i medesimi artisti. In cui i musei facciano il lavoro per cui sono destinati che non credo sia quello di fare attività storico/promozionale per il mercato.
    Un mondo in cui se un Cattelan fa opere che hanno già fatto altri prima di lui si possa evitare di farle passare per l’invenzione artistica del secolo. Magari che le si possa addirittura ignorare dal monento che già si sono viste. Ma invece il Cattelan di turno è un investimento da tutelare, sia da parte del mercato, della critica, dei musei, collezionsiti, fondazioni, ecc…
    A me del successo del mercato interessa poco, come interessa poco del tuo, io lo so che il mondo non entra tutto in flash art e affini.
    La tua impostazione è quella di essere un critico massimalista, che cerca di guadagnare autorità/autorevolezza per imporsi. Lecito o no, per me fa come vuoi ma io a quattro zampe non mi ci metto ne per te ne per il mercato. Il linguaggio è fattore del tutto marginale, se il solito Cattelan cominciasse a dipingere fiori barocheggianti ce lo troveremo sempre nei musei piu importanti, sulle pagine delle riviste cool e nelle gallerie che contano. E ci sarebbero: un popolo di polli pronto a riconoscerne il genio, i critici a tesserne le lodi, un Politi osannante, i grandi collezionisti con l’assegno già in mano, qualche mercante a sfregarsele le mani e tu, forse, a parlare(sicuramente positivamente) del suo linguaggio.

  13. Infatti non credo di aver inventato nulla. Il mio metodo esagera la realtà, mentre i contenuti rimangono opinabili, mentre porgono l’altra guancia difronte alla superficilita’ di fruizione.

  14. il tuo “metodo”, al limite, esagera una realtà. O meglio quella che si vuole imporre come unica e sola realtà. Tutto è opinabile non è la tua filosofia, tu sei convinto che gli artisti stiano su flash art, nei musei e nelle gallerie. E la tua critica, ma non solo la tua, per la sua stessa natura evidenzia questo. Forse riesci a mettere in discussione un opera d’arte ma non il perchè quell’opera sia effettivamente arte.

  15. Credo di aver inventato il tutto . Il mio metodo è ruffiano rispetto al potere , mentre i contenuti rimangono opinabili, mentre poi io sono il primo che porge l’altra guancia difronte alla superficilita’ di fruizione.

  16. Io non ti voglio in nessun modo. Fai e dì ciò che vuoi, non te lo impedeirei nemmeno se potessi.
    Il tuo metodo si sta evolvendo, cerchi di arruffianarti anche con me? Perchè dovrei firmarmi con il tuo nome? Per farti pubblicità? ci riesci bene anche da solo, poi quello che dico io non piace a quelli a cui tu fai la corte, non ti coverrebbe.

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