22 luglio 2010

Adam Budak curatore di lusso per la terza edizione della Trienala Ladina

 

di

Il Museum Ladin Ciastel de Tor, sede della triennale
Se la Val Gardena si regala la seconda edizione della Biennale Gherdëina, nella curiosa tenzone artistica altoatesina le risponde la Val Badia, che presenta la terza edizione della Trienala Ladina. Una rassegna promossa a San Martino in Badia dal Museum Ladin, “per valorizzare la produzione d’arte ladina ed aperta ad artisti delle cinque valli ladine (Val Badia, Val Gardena, Val di Fassa, Livinallongo ed Ampezzo), del Friuli e del Cantone dei Grigioni”.
Ed impreziosita da un curatore dal nome “pesante” come quello di Adam Budak, critico attivissimo a livello internazionale e da queste parti visto all’opera con Manifesta 7. Sei gli artisti che esporranno nella mostra collettiva, con un’opera originale sul tema Nel museo, per comunicare…, dai gardenesi Peter Demetz e Romana Prinoth ai i badioti Claus Vittur e Barbara Tavella, la fassana Veronica Zanoner ed Esther Schena dai Grigioni.
In concomitanza con l’inaugurazione avrà anche luogo la premiazione del Premio di scultura artistica Richard Agreiter, destinato agli artisti del Tirolo storico e delle cinque valli ladine. Il premio è promosso dal museo e sostenuto dallo scultore austriaco di origine badiota Richard Agreiter, da cui prende il nome.

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Inaugurazione: venerdì 23 luglio 2010 – ore 18.00
Dal 23 luglio al 31 ottobre 2010
Museum Ladin Ciastel de Tor
Via Tor 65 – San Martino in Badia (Bz)
Web:
www.museumladin.it

[exibart]

23 Commenti

  1. trovo agghiacciante che in un contesto di tagli generalizzato, gli altoatesini buttino cosi i soldi… E chissà che onorario ha Budak per farsi delle vacanze sulle Alpi, visto il compito onorifico ma non certo lavorativo che lo aspetta (mi piacerebbe molto che qualche giornalista chiedesse a quanto ammonta l’assegnazione d’incarico…)

  2. Caro daniele capra (nomen est omen). Si vede che qualcuno, anche se non ti piace, nell arte ci investe ancora perchè ci crede. E non è sempre soltanto una questione di costi. Ti ricordo che la ladinia, luogo che senz altro non conosci, è culla di grandi artisti di livello internazionale (possono bastare quì gli esempi di Gilbert Prousch-parliamo di Gilbert & George- o di Aron Demetz…)

  3. Perche parlate di soldi anzichè di arte? Traspare una certa invidia dalle parole tue e di capra. Se una volta nella vita sareste venuti nelle vallate ladine capireste meglio e non direste certe nefandezze. Vi invito a informarvi meglio prima di commentare spregevolmente chi, anche durante la crisi, trova comunque i soldi (visto che è di quello che volete parlare) da investire in cultura anche di livello internazionale. Vi invito a visitare il pregevole lavoro svolto dal piccolo museo con grandi ambizioni.

  4. Giancarlo, è inutile cercare di attaccare chi critica una operazione che fa acqua da ogni punto di vista. L’Alto Adige ha già contenitori importanti e qualificati ma la ladinia vuole la Biennale internaionale: la solita storia che non è purtroppo tanto economica quanto politica. Si vuole rilevare semplicemene che in tempi di vacche magre tutto questo è scandaloso, e questo dovrebbero dirlo per primi gli abitanti del luogo. Sul fatto poi degli artisti pregevoli, frutto di una genetica autoctona, per cortesia lasciamo stare: il primo se n’è andato per qualche ragione e non è mai stato un tetimonial dello spirito del luogo, il secondo (Aron) è un artista?

  5. Mi chiedo di fronte a tanta criticitá se sei a conoscenza dell’onorario di Adam. Non vedo scandali nell’invitare un curatore di livello (che tra l’altro attualmente lavora a Graz in Austria a pochi chilometri da qui) per dare peso al lavoro del museo. Gli abitanti del luogo invece apprezzano molto il lavoro svolto dall’unico museo che tratta, oltre alla storia della ladinia, anche arte contemporanea e giovane. Proprio in tempi di crisi si rivela un operazione audace e lungimirante. Poi, da che mondo é mondo, gli artisti emigrano e magari non fanno della propria provenienza una bandiera; ma questo é veramente importante? Ripeto che la ladinia era, é e rimane la culla di numerosi artisti di livello, che lo si voglia riconoscere o no. E mi pare che l’unico punto di critica al quale ti appendi sia appunto l’onorario di Adam che sicuramente non conosci. Sarebbe bello parlare di arte e del lavoro svolto anziché, come ahimé siamo abituati in italia, a fare tanta polemica intorno alla minestra anziché assaggiarla. Ti rinnovo l’invito a visitare la mostra e a parlare d’arte e non di soldi. … E poi, Aron, se non é un artista, come lo vuoi definire? E se vuoi altri nomi di livello ti mando anche una lista.

  6. So che non mi riuscirà di risultare efficacemente sarcastico, perché ci sono dei Capra (Frank e Fritjof) che mi sono molto cari. Non appartengono però allo stesso pianeta dei Daniele. L’autoreferenzialità di cui sono seminate le rovine dell’arte contemporanea continua a fare danni attraverso siti in cui ci si autoincensa e si coprono le proprie miserie creando insulsi polveroni mediatici. Chi parla di ciò che non conosce e – peggio ancora – non si è dato neppure la pena di conoscere è semplicemente un ignorante. Per quanto riguarda Andrea non mi pronuncio, in attesa di conoscere l’opinione di Gigi. Exibite gente, exibite!

  7. appena si parla di soldi tutti che fanno gli offesi. i soldi in un progetto contano, eccome, a me per esempio piacerebbe sapere quanto e’ costata questa mostra, ce lo dite per piacere?

  8. francamente non vedo cosa ci sia di male in questa iniziativa. Visitiamo la mostra prima di giudicare. L’arte non dovrebbe avere paura del vino. E invece mi sembra che ultimamente ne abbia.

  9. Cari Giancarlo e Georg, ma per piacere! Che simpatico a fare le battutine sul mio cognome senza rispondere alle critiche.
    Spiegatemi a cosa serve la Triennale Ladina dato che in provincia ci sono strutture come Museion, KunstMeranoArte, ArgeKunst, e in regione anche la Civica di Trento e il Mart. Ma suvvia. Serve solo ad alimentare l’ambizione di qualche politico che ha la fortuna di vivere in un territorio ricco grazie anche dall’autonomia amministrativa e far felice un sottobosco di artisti e critici questuanti.
    Chiamare Budak per fare questo è un gesto di tracotanza politica irrispettoso di chi in tanti posti d’Italia si fa il culo per 5 lire.

  10. Daniele non ha torto, pero’ cosa si può fare? Meglio per loro. Forse la critica italiana, divisa tra le 5 lire e l’esterofilia, dovrebbe iniziare a porsi qualche interrogativo. Per esempio, siamo sicuri che basti avere denaro e chiamate Adam budak per fare un buon lavoro? Si pensa di si’ perché viviamo un imbarazzante appiattimento di contenuti. Quindi non conta tanto il contenuto quanto la cornice. Kuri al museion e’ un ottimo standard accessorio rispetto una cornice e persone che devono legittimare uni stipendio…

    Si può andare oltre il concetto di mostra cliché? Come biennali, triennali e via dicendo? servirebbero urgenze reali che non vedo in giro.

  11. Caro Daniele, se consideri il tuo commento una critica, allora ti abbiamo risposto a dovere. Mi scuso per la battutina ma chi provoca non si aspetti altro. Penso che, considerandoti scrittore e critico avessi qualcosa da dire, qualcosa di critico e non provocatorio. Certo che é più facile buttare sterco che coltivare. Ti chiedo, in risposta al tuo primo commento, cosa avrebbe da invidiare in fatto di arte questa zona rispetto ad “altre”? Leggo tra le righe che non hai la più pallida idea di cosa succeda da queste parti (a parte il mainstream che conosciamo tutti). Le ambizioni dei politici mi interessano poco, non voglio neanche addentrarmi nel discorso poiché la politica in Italia, per chi é informato, non merita di essere definita tale. Ben altri aggettivi la definiscono per quello che realmente é. Fortunatamente il nostro territorio gode dei benefici dell’autonomia per motivi storici e mi pare essere pura invidia criticarci per questo. L’Europa ci usa come modello al quale attingere, di convivenza, cultura, buona amministrazione. Auguro l’autonomia a tutte le regioni italiane, così potremo finalmente confrontarci alla pari senza malevolenza.
    Sono altresì allibito dei tuoi commenti sul “sottobosco” di artisti e critici. Da un critico ci si aspetta ben altro che trafiletti sprezzanti verso chi investe la propria vita nell’arte. Devo veramente ricordarti che nessuno nasce artista o critico famoso bello e pronto?! Probabilmente, scusa il confronto, non vai mai a funghi, altrimenti sapresti che proprio nel sottobosco si trovano quelli migliori, che si portano a casa con grande gioia e che, tante volte sono anche migliori di quelli acquistati a caro prezzo da trafficanti che operano con il solo intento del profitto.
    Sorrido al “gesto di tracotanza politica irrispettoso di chi si fa il culo per 5 lire”. Se credi che qui nessuno si faccia il “culo” per 5 lire, ti rinnovo l’invito a visitarci e constatare di persona che anche qui si lavora e, come in altre realtà si fatica ad arrivare a fine mese. È un affronto profondamente sprezzante che testimonia di laconica e superficiale informazione. Un “critico” che usa tali argomenti andrebbe relegato al “sottobosco”, quello come lo intendi tu.
    Mi pare poi, leggendo bene cosa scrivi, leggendo tra le righe, che non puoi avere molta considerazione di Adam Budak, supponendo indirettamente che non abbia capacità di valutare lui stesso ove possa essere interessante per la sua figura lavorare e confrontarsi. Se fosse tutto soltanto “sottobosco” nel tuo modo di intenderlo, sarebbe uno stupido a sprecarsi per chi non merita. Non ha certo bisogno di soldi lui che cura il Joanneum a Graz. Probabilmente, attraverso Manifesta ha scoperto, essendo una persona priva di preconcetti ignoranti, intelligente e informata, che in questo territorio, anche nel sottobosco c’é materia sulla quale vale la pena lavorare senza liquidare il tutto con insulsi argomenti di politica economica e sprezzanterie di natura tutt’altro che artistiche.
    Per un critico mi pare poco costruttivo e autolesionista l’incapacità e la malavoglia di informarsi e vedere prima di liquidare tutto con poche frasi altezzose e ciniche.
    Abbiamo sprecato, in questa occasione, di parlare dell’argomento in questione: la mostra e i suoi protagonisti che meritano, a mio modesto avviso, di essere discussi per il loro lavoro. Mi auguro che in futuro possa accadere anche questo.
    G.L. dal fertile sottobosco altoadesino.

    Grazie lucrassi per la tua semplice ed efficace constatazione.

    Ad andrea rispondo per l’ultima volta, visto che l’unica arte che veramente padroneggia é quella della provocazione di livello infantile e ignorante. Non passerò certo il mio tempo a stilare liste per chi non ha realmente intuito e voglia di conoscenza. Ma forse questo link ti potrebbe aiutare: http://bit.ly/sbnEo

    A luca rispondo che, sinceramente non ho la più pallida idea di quanto sia costata questa mostra. E ancora più sinceramente affermo che non mi interessa affatto. Non é, come sembra per voi altri, unico criterio di valutazione di un progetto. Vogliamo finalmente parlare di arte o sono cose che a voi non interessano?

    Ringrazio Georg Von Metz Schiano per il suo breve e lucido commento. In verità non ci sarebbe ad aggiungere altro.

  12. a me invece interessa quanto questa mostra sia costata, se qualcuno ha informazioni a riguardo ci fa piacere conoscerle.
    va bene vedere l’arte, ma e’importante anche sapere quanto sia costata, al di la’ delle velutazioni qualitative.

  13. Mi scuso. Vedo ora che la battuta mi è venuta male perché il comico in coppia con Andrea è Gigi e non Gianni. Il fatto è che quelli della mia generazione pensano a Gianni e Pinotto.

  14. Caro Giancarlo,
    per lavoro e per passione sono spesso in Trentino e nell’Alto Adige, province che ritengo assolutamente a passo coi tempi e delle quali mi sento giustamente invidioso: sì, vorrei anch’io lavorare e vivere in un posto che ha a disposizione per i propri abitanti tutti quei quattrini e che nel contempo sa amministrarli.
    Ma torniamo alla Triennale. Io non voglio provocare, voglio dire e con chiarezza. Ed è per questo che ti chiedo gentilmente di spiegarmi:
    1. a cosa serve la Triennale quando esistono già strutture qualificate sul territorio;
    2. perché i ladini siano così fighi artisticamente ma – tolto l’unico nome noto – non li conosce nessuno;
    3. quale motivo ha spinto Adam Budak (che stimo e ho avuto il piacere di conoscere di persona già nel 2006) a lavorare con gli artisti e quanti di quelli continueranno a lavorare a tuo avviso con lui.

    Eddai, non difendere l’operazione solo perché ti conviene visto che vi hai partecipato in passato. Spiegaci per una buona volta perché in questo territorio c’è un tasso di bravi artisti da meritare la Triennale mentre ad esempio nessuno fa quella degli artisti di Venezia e Treviso (tra l’altro se qualcuno la volesse fare mi opporrei).
    Ultima cosa: i soldi sono fondamentali, sempre, non solo in cultura. Non è un fatto di mercato in sé, quanto di costo opportunità. I ladini possono spendere come meglio credono i propri quattrini, per la cultura, il formaggio, il turismo o la sanità. Ma diamo un senso alle cose.
    Con molta serenità e da gente civile.
    Grazie dell’attenzione.

  15. quante parole inutili proferite delle vette, neanche si sapesse cos’è una politica culturale. Venendo al sodo: il link non esiste e nessuno conosce la parcella del sedicente curatore eheheheh

  16. Caro Daniele, constato con piacere che la discussione sta prendendo una dimensione più civile. Se ti piacerebbe lavorare in Alto Adige non hai che da provarci, saremo ben lieti di accogliere chi é interessato realmente al territorio.
    Andiamo alle spiegazioni anche se non sono io a dovere giustificare alcunché:
    – La Trienala nasce da un esigenza di territorio. Chi conosce la nostra regione sa che: Museion sta a Bolzano come KunstMeranoArte a Merano, Civica a Trento e Mart a Rovereto e via dicendo.
    – La Trienala Ladina é un progetto che va oltre i confini regionali includendo anche parti del Friuli e il cantone dei Grigioni in Svizzera. Semplicemente si vuole dare una piattaforma alle molteplici forme artistiche esistenti nel territorio del gruppo linguistico ladino. Chi lavorerà ancora e con chi é tutto da vedere. Ricordo che artisti che hanno partecipato alla Trienala hanno anche lavorato con le altre strutture già citate.
    – I ladini non sono più “fighi” artisticamente, come dici tu, di altri, ma non sono neanche da meno. Quanti artisti del calibro di quel'”unico nome noto” (affermazione alquanto riduttiva) provengono dalle tue parti? Non continuiamo a parlare per ignoranza, per piacere. Ed anche ce ne fossero tanti (e ce ne sono, lo sappiamo) delle tue parti, questo cosa toglie a noi altri? Non ci da il diritto di promuovere artisti locali? Lo dovresti sapere, da curatore, che la via dell’arte per gli artisti é difficile e tutta in salita. Nessuno nel mondo dell’arte ti regala niente. Un approccio più positivo porterebbe a più scambio e meno polemiche. Ripeto, nessuno nasce famoso (ammesso che sia un criterio di valutazione dell’operato di un artista).
    – Ho avuto anche io la fortuna di scambiare due parole con Budak, persona squisita e colta. Sui motivi delle sue scelte non posso certo sindacare io e nemmeno tu. Bisognerebbe chiederglielo di persona. Visto che lo conosci, provaci, magari ti illumina. Anche sugli artisti che forse lavoreranno ancora con lui ti rimando al diretto interessato. Non faccio certo le veci del curatore.
    Ti ricordo inoltre, ma forse ti sei già documentato, che oltre ad Adam Budak, hanno curato (in giuria) la mostra anche Guido Molinari (professore presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia), Ludovico Pratesi (direttore Centro Arti Visive di Pesaro), Letizia Ragaglia (direttrice del Museion di Bolzano), Günther Moschig (curatore d’arte a Kitzbühel). Come vedi sono coinvolte anche altre strutture e non parliamo di eventi isolati dal resto del mondo. Oltretutto, insieme alla Trienala si svolge regolarmente anche il premio di scultura Richard Agreiter, eventi riassunti anche (penso) per motivi di Budget del Museo.
    Non sono il portavoce di nessuno: se ti interessano tanto i costi e i motivi, chiedilo ai diretti interessati. Io volevo parlare del lavoro esposto ma ho trovato occhi chiusi e orecchie sorde.
    – In quanto alla mia convenienza, ho forti dubbi che questa discussione possa in qualche modo convenirmi. A che titolo e a quale livello? In verità semmai mi sono anche compromesso laddove non ne avrei avuto bisogno.
    Se a Venezia o Treviso non esistono triennali varie, non ci posso fare niente, magari vi date una mossa anziché criticare chi si impegna nella cultura di qualsivoglia genere.
    Spreco tuttora il mio tempo a parlare di cose che non mi interessano e non mi coinvolgono. Ancora una volta non si è parlato del lavoro degli artisti, come era mia intenzione… ma ormai mi é passata anche la voglia.

    Spero di essere stato esauriente nelle risposte alle tue domande.
    Saluti

  17. la triennale serve a tutto quello che serve il resto di questo mondo: a un bel nulla se guardi da una prospettiva intelligente.
    Ma quando mai l’arte si muove da una prospettiva di questo tipo?
    L’arte è una scusa, o se vogliamo essere ottimisti, è un modo per osservare la realtà in modo inconsueto, più profondo, più forte.
    Se vogliamo è l’unico mezzo per alcuni di sopportare la superficialità del quotidiano, terribile quindi parlare di soldi, quando tutto il male del nostro pianeta è un’economia sbagliata.
    Un’economia che indica il reddito delle dieci persone più facoltose del mondo SUPERIORE a quello dei 48 PAESI più poveri. Un’economia che concentra l’ottanta % delle risorse mondiali in un 20% della popolazione del pianeta.
    Insomma Daniele, credi in quel che fai, e continua a farlo con i tuoi mezzi, riflettendo più che puoi, e lascia la libertà di agire a chi ritiene di usare in modo opportuno le proprie risorse. Alla fine dei conti rimarrà il percorso fatto , le motivazioni corrette
    e l’autenticità dei contenuti.
    cari saluti

  18. cara Lady, con la scusa del mondo imperfetto non ci possiamo permettere di essere disattenti o sennò, torneremo prestissimo alla miseria nera, è molto meno lontana di quel che sembra, è lì alle nostre porte.

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