06 dicembre 2010

RSQ-Rassegna Stampa Quotidiana: case d’artista, Cranach, Turner Prize, Museo del Novecento

 

di

Massimiliano Finazzer Flory
Gran tour per case d’artista su Il Sole 24ore: la penna di Chiara Beghelli ci accompagna, a Roma, tra il pied a terre di Keats e Shelley in Piazza di Spagna (lo direste? 25mila visite l’anno) e la poco distante casa museo De Chirico, per finire chez Moravia.

Vagonata di recensioni su La Stampa: in primo piano Lucas Cranach, con 45 pezzi alla Galleria Borghese di Roma, e in competizione con la maxi mostra in scena – in contemporanea – a Bruxelles. Ma tra i consigli per le visite anche Botticelli al Poldi Pezzoli e, sempre a Milano, l’omaggio di John Baldessari a Giacometti, in scena alla Fondazione Prada. E per chi ha in mente di fare capodanno fuoriporta: Praga, National Gallery, fino alla befana Monet – Warhol, con dentro anche Bacon e Kiefer, però.

Conto alla rovescia per l’assegnazione del Turner Prize: su La Repubblica Natalia Aspesi traccia il profilo dei finalisti, puntando l’accento sull’assenza di opere provocatorie. E su una punta d’orgoglio italico: a consegnare gli assegni (5000 sterline per ogni finalista) sarà Miuccia Prada, che succede nel ruolo di testimonial a gente come Brian Eno e Madonna.

Altra firma prestigiosa sul quotidiano diretto da Ezio Mauro: cartoline dall’Olanda a firma Alberto Arbasino, che si chiede: “che si fa, con questi tagli alla cultura ovunque, in una capitale culturale illustre come Amsterdam”. Io un paio d’idee le ho.

Il Giornale fa raccontare il Museo del Novecento dall’assessore alla cultura di Milano, Massimiliano Finazzer Flory, e ironizza sulla scoperta di un Modigliani inedito – un Ritratto di Agata, disegno del 1919 – spuntato magicamente in Sicilia. Sul Museo milanese torna anche il Corriere della Sera, con richiamo in prima e pezzo siglato da Carlo Bertelli. (selezione a cura di francesco sala)

[exibart]

1 commento

  1. Menonmale che il grande Arbasino spiega agli inviperiti lettori della Repubblica che i tagli si fanno ovunque in Europa e non sono monopolio dei feroci incolti del centro-destra italiano. E’ finita un’epoca, signori, mettetevi l’anima in pace, il fatuo estetico a spese delle casse pubbliche appartiene a un’altra stagione. La cultura è ridotta a piccole emozioni, brividi passeggeri: ciascuno si arrangi da solo, l’ottocentesco patrocinio dello Stato che trametteva i ‘valori’ non ha più senso.

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