29 gennaio 2011

Da Bologna: calca da concerto. Madonna o Lady Gaga? No è Marina Abramović

 

di

Marina Abramovic performing Gina Pane’s The Conditionig, first action of Self-portrait(s) (foto by Attilio Maranzano)C’era
il timore che non si sarebbe presentata. Conferenza stampa annullata
e poi rimandata. Causa: cancellazione del volo dall’aeroporto JFK
di New York. Quasi un’astuta mossa in stile hollywoodiano per
alimentare le attese e far fibrillare fan, giornalisti e fotografi. E
invece ecco nella maestosa Aula Magna di Santa Lucia la famosa
artista serba che ha fatto del suo corpo una forma d’arte,
omaggiata come una vera stella del jet set per parlare del suo film
Seven
Easy Pieces
.
Dopo
gli aneddoti di rito, si alza una mano. La prima domanda: “
Hai
mai pensato di concludere la tua carriera con una performance che
preveda il suicidio?

Boato del pubblico e disappunto di 
Abramović,
che risponde sorridendo: “
Ti
sembro depressa o malata? Io amo la vita. Mi piace attraversare
territori nuovi perché lì c’è la possibilità di cambiare.
Rappresento le mie paure, ciò che normalmente non farei. E se l’ho
fatto io, lo potete fare anche voi
.”
Avete
dei dubbi in proposito? Abramovi
ć,
riproponendo un’operazione “scottante” di Gina Pane,
non
ci mette soltanto la mano sul fuoco, ma tutta se stessa. E continua:
E’
molto facile degradare il genere umano, ma è più difficile elevare
lo spirito. Questo è il mio scopo
”.
E ce n’è davvero bisogno in questo periodo, in Italia e a Bologna. 
(leonardo iuffrida)


[exibart]

52 Commenti

  1. che tristezza questi confronti,
    ma quando mai l’arte deve diventare rock,
    idoli ed amuleti li appendiamo nelle nostre camerette, ma basta.
    Aspettano, arriva, ressa, fotografi, ma dove siamo arrivati.
    Sai ho visto la…che figata e proprio strana.
    Quasi come i moduli del conto corrente non ci si capisce niente però sono fatti bene giusti per farci sentire contemporanei, ma basta.

  2. vorrei aver registrato i commenti fatti dalla maggior parte dei presenti…assurdi! vorrei anche sapere cosa spinge tanta gente a vedere le opere di questi artisti se non sono culturalmente pronti a capirli e apprezzarli!!!

  3. @simobell
    vabbè dai ora non è che ci voglia tutta questa preparazione culturale per vedere la abramovich che ansima in preda agli spasmi eh a me fa molto effetto ruby delle due, anzi dirò di più penso che i napoletani anni fa quando si è messa nuda e immobile a disposizione per un tot di ore avrebbero dovuto violentarla tranquillamente. in ogni caso per fortuna non ho mai avuto l’occasione di vederla dal vivo tranne dei pallosissimi video fatti all’hangar bicocca .

  4. hm ha ragione su: video da Hangar alla Bicocca (davvero fuori da ciò che ci aspettavamo dall’artista); violenza a Napoli sulla Abramovic: è ciò che lei era pronta a prevedere per dimostrare ciò che significa la disponibilità totale del proprio essere e la mutazione del comportamento collettivo di fronte a una simile disponibilità/apertura dell’ “opera d’arte”.
    E lì c’è poco da capire, ma da subire (tutti), il che è la grande forza della Abramovic.
    Ma aggiungo: meno male che non l’hanno violentata. Sarebbe stato orribile per la Abramovic (che comunque ebbe una tremenda paura per il crescere costante della violenza e della perdita delle inibizioni) e per i giudici che avrebbero dovuto giudicare un tale reato. Secondo voi come l’avrebbe giudicata il pubblico delle “prime” che affollano le performances di grido per farsi vedere e ridacchia perché non solo non capisce, ma fa pure il superiore?

  5. violenza a Napoli sulla Abramovic: è ciò che lei era pronta a prevedere.

    Un conto e’mettere in conto di subire violenza, un conto e’ la bestialita’ di chi la commette.
    Puntiamo il dito su chi lo fa, non su chi la subisce.
    Quell’opera e’ anche aperta denuncia della sopraffazione.
    Il commento di hm e’ allucinante e purtroppo anche la risposta di Cristiana.

  6. @anna
    ok cara ti capisco

    @cristiana curti
    secondo me a napoli si è subita solo l’ipocrisia della abramovich, non vedo quale sia la sua forza, sarebbe un po’ come un prete che va in una tribù africana e vieta il bungabunga a tutti per un mese, dopo una settimana lo legano a un totem e lo impalano in 100 per 3 giorni no stop .

    -Secondo voi come l’avrebbe giudicata il pubblico delle “prime” che affollano le performances di grido per farsi vedere e ridacchia perché non solo non capisce, ma fa pure il superiore?-

    ridacchiando e facendo il superiore solo fino a quando non arrivava la polizia. a quel punto si sarebbe prodigato nel condannare chi la stava violentando. anna invece avrebbe tentato fin dall’inizio di lanciarsi in una scena lesbo con la abramovich scacciando di prepotenza tutti gli altri pretendenti .

  7. Gentile Anna, Lei legge solo ciò che vuole leggere. La Abramovic non è Gina Pane, benché all’altra grande collega faccia oggi omaggio. I suoi intenti (e il suo talento) sono profondamente diversi.
    E ad hm: la Abramovic non vuole mai
    “convertire/costringere” nessuno, anzi è il contrario dei proclami. Da qui la sua forza (e originalità) d’artista. E’ anche per questo motivo che il lavoro presentato a Hangar era ben più debole di altri del passato.
    Questo secondo me, naturalmente.

  8. E non vi fa schifo che per una performace del genere abbia scelto Napoli?
    Non credete che sottintenda che li sono un pò più bestie,
    che avrebbe trovato certo qualcuno che solo provando a toccarla gli avrebbe dato quella notorietà che le serviva?
    Permettete che trovo estremamente squallida questa artista che si nutre delle debolezze della gente mettendoli alla prova, per il gusto di dimostrare che l’uomo sbaglia.
    Ci vuole della semplicità per mandarla a quel paese e dello snobismo per dire che questa è cultura!
    che vada ad elevarsi da un’altra parte!
    Bologna e l’Italia non ha bisogno di lei per conoscersi, ma come si permette?

  9. -E ad hm: la Abramovic non vuole mai
    “convertire/costringere” nessuno, anzi è il contrario dei proclami. Da qui la sua forza (e originalità) d’artista.-

    sì però in questo caso avrebbe dovuto avere le palle (nello specifico la vagina) di andare fino in fondo . non fare la vittima innocente in cerca di notorietà . quindi la reputo un’artista fake o meglio un’ATTENTION WHORE .

  10. niente da fare, questo HM proprio non ci arriva. Però è simpatico, come quei bulletti tonti ed innocui cui si offre una sigaretta per farli contenti. Il bello è che con il suo slang da ghetto-web avrebbe anche già trovato la definizione che gli calza a pennello: attention whore

  11. lol tu invece davide perone hai solo trovato il modo di ripetere come un ebete la definizione che ho scritto io per la tua fake artistucola del cuore, die ritenta so che puoi fare meglio

  12. E’ pazzesco ritenere che la Abramovic abbia scelto proditoriamente Napoli perché (da qualcuno di Brescia, Bergamo, Genova, Trebaseleghe?) veniva informata che “là” erano un “po’ più bestie”…
    Lo Studio Morra che la ospitò nel 1974 è una delle realtà culturali più straordinarie della Città (ora Fondazione trasferitasi dalla chiusura della Galleria nel Rione Sanità, proprio per ribadire la volontà di incidere culturalmente sul territorio in aree che ne hanno più bisogno – ma forse un giretto al Nord sarebbe opportuno…).
    Giuseppe Morra, che intendeva offrire l’arte per l’arte e cercava di proporre un’alternativa di pura ricerca al nascente periodo di supremazia del mercato, aprì proprio nel 1974 con le perfomances dell’Azionismo Viennese, della Body Art e poi della Poesia Visiva, quando a Milano – spenti i riflettori su Fontana – le aspettative del pubblico e di certi mercanti cominciavano a rivolgersi verso Migneco e Cassinari e poche gallerie meritevoli facevano fatica a promuovere Beuys; solo nel 1979 Mercedes Garberi, fra enormi polemiche, riusciva a riaprire il PAC chiuso da anni e ricucire lo strappo del Contemporaneo con Milano (oggi, però, a Milano siamo ancora lì a raccontarcela, quella storia…).
    Sono obbligata a ricordare, fra l’altro, che questo genere di discorsi di stampo moralista è sulle stesse corde di quelli che tolsero a Nitsch la già attribuita cittadinanza onoraria a Asolo non molti mesi fa. Una gran bella figura per l’Italia.
    E che ha fatto sì che, proprio in questi giorni, il fantomatico Garante per la tutela degli animali del Comune di Milano (che dovrebbe occuparsi di altro e ce n’è, in merito alla tutela degli animali! Benché basterebbe far funzionare le leggi che già ci sono invece di spendere soldi nostri per aprire altri inutili uffici con altri inutili burocrati dirigenti…) impedisse a Robert Gligorov l’esposizione di una sua opera perché era costituita da bistecche di manzo (da mettere in formalina, naturalmente). Quindi, per estensione, niente mostra di Hirst e dei suoi pescecani tagliati a fette? O, peggio ancora, una mostra di Hirst “epurata” dal garante per la tutela degli animali? Niente intallazioni per Sandy Skoglund che costruisce scenografie con fette di bacon, per non urtare la sensibilità di chi potrebbe ricordare il povero maialino da cui provengono?
    Ma davvero l’Italia (e Bologna) non ha bisogno di ospitare, quelle rare volte che qualcuno ci considera ancora, quest’arte? E chi dovrebbe giudicare quale è l’arte che può e quella che non può essere presentata secondo la morale comune (se non trasgredisci le leggi)?
    E ciò non ha NULLA a che fare con il proprio personale gradimento (sempre legittimo) di un artista.
    Sembra che invece di progredire stiamo regredendo e abbiamo timore di operazioni che hanno fatto il proprio corso e che meritano di essere valutate storicamente per ciò che sono: degli episodi fondanti nella storia dell’arte del XX secolo, che, come tali, vanno STUDIATI.
    Evidentemente la Abramovic, però, è sempre attuale: è l’effetto che procura sugli altri il senso del suo lavoro. E, incredibile, fa ancora paura.

  13. Allora ci rimane solo di berci per buone queste sue buffonate per elevare il nostro pensiero?
    Solo così, solo trasgredendo le regole, solo facendo la bambola nuda, solo accendendo candele, siamo artisti del XXI secolo?
    C’è voluta tutta la storia dell’arte per sollevarla dalle critiche per aver fatto una inutile performance.
    I dubbi rimangono!
    per me una artista inutile!

  14. Mi consenta, evidentemente a Napoli si era messa a disposizione di un pubblico gay. Cara Abramovic, mi avverta la prossima volta si voglia offrire.

  15. naturalmente la abramovic non deve piacere a tutti.
    il mio commento si riferiva ad una mancata reazione quando si parlava (hm) di un atto di violenza su di lei.
    qui ci deve essere una reazione e fare un passo indietro, ma il fatto di una violenza su una donna non ha creato sdegno. perche’?
    meditate gente, meditate.

    (cristiana,quello lo fai anche tu. saluti)

  16. silvio b non hai capito un cazzo di quello che è successo a napoli, l’unica cosa che hai capito è che sei di sionistra perchè ti senti molto ironico e spigliato e viceversa . a napoli la abramovic se l’è fatta sotto, lei che pensava di farsi la solita passeggiata da attention whore ansimante in preda a finte crisi mistiche ha rischiato di brutto, e ribadisco che se l’avessero ‘violentata’ le sarebbe stato solo bene visto che lei si è offerta nuda apposta .

  17. Cara Anna, la questione qui non è l’indignazione nei confronti della violenza su una donna. Ci mancherebbe altro.
    L’organizzazione e parte del pubblico a Napoli protessero la Abramovic. La performance creò una serie di reazioni a catena anche peggiori della violenza sessuale, se così si può dire. Un astante mise una pistola (uno degli oggetti che la Abramovic aveva lasciato a disposizione di chi osservava) in mano all’artista e la puntò alla tempia (della A.) con il dito sul grilletto tentando di far sì che la Abramovic facesse partire il colpo.
    Tutti ebbero paura (Abramovic compresa), la performance ebbe un esito talmente violento (anche se i controlli funzionarono e nessuno si fece male) da suscitare più sgomento che scandalo. E la performance (mi risulta, ma non ne sono del tutto sicura) così come era stata impostata non fu mai più eseguita.
    Questo era ciò che l’artista serba intendeva e questo è ciò che intende quando ancora oggi risponde di essere la persona più entusiasta della vita a chi pensa di offenderla chiedendole di “mettere in scena” il suo suicidio.
    Vi prego di non prendermi per rompiscatole saputella. E’ un argomento per me molto interessante e mi piace questa possibilità di condivisione, se a qualcuno interessa.
    Hm sa che ritengo “falsa” la parola sul web, ma anch’io non resisto e vengo coinvolta, benché preferirei che qualcosa rimanesse – anche del dissidio – da queste considerazioni.
    Si pensi, ad esempio, al periodo in cui queste azioni (c’erano anche Vito Acconci e Gina Pane negli anni ’70 e gli azionisti viennesi che meriterebbero però un discorso a parte, anche per via della – giustamente – controversa figura del loro leader Otto Muhl) si collocavano: all’interno di una rivolta giovanile contro le costrizioni che il corpo aveva subito per secoli. E l’arte (con esiti diversi) testimoniava, come sempre in anticipo sulle indagini sociali, queste inquietudini e questi tentativi di “parlare attraverso il corpo, i gesti e i suoni”.
    C’è una figura, a questo proposito, che porta all’estremo queste posizioni, che meriterebbe di essere analizzata appieno dalla critica e che rappresenta l’estrema conseguenza della metafisica del dolore o del teatro della crudeltà (di cui anche Orlan è un esempio, a suo modo, con esiti diversissimi) e del concetto del dolore fisico come terapia ed è Bob Ferguson, di cui esiste una vaga documentazione benché egli si proclamasse artista-performer (qualche raro video, qualche immagine). Per quanto sembri terribile, egli si autoinflisse torture durante alcuni happenings pubblici per scongiurare il dolore delle terapie che doveva subire per via della fibrosi cistica con cui era nato (e per cui gli diedero 25 anni di vita). Visse sino a 43 anni (morì non tantissimo tempo fa), convinto di aver distratto il proprio corpo dalle imposizioni sia del destino che dell’umana conoscenza. La sua esperienza non fa parte dell’antropologia sociale, ma dell’arte. E con lui, nella medesima area, si colloca l’ artista schizofrenico-paranoide David Nebreda.
    Su un altro piano – più “pittorico” – è il lavoro di Franko B. o J-P. Witkin (in fotografia, naturalmente).
    Si può pensare ciò che si vuole di queste forme espressive, ma ciò che colpisce è il bisogno degli attori di definirle “arte”, e come tale vengono intese ed è giusto intenderle. Senza morbosità, ma con la considerazione che va a chi si lascia percorrere da un’esperienza “super-vitale” che potrebbe invece rappresentare in altro modo.
    Stelarc inizia la carriera con atti di “sospensione” e continua con la virata verso la genetic-art, una branca interessante dei risultati delle commistioni fra arte e scienza.
    Oggi Stelarc è famoso per il suo esoscheletro, con cui estende le limitate potenzialità del corpo bologico attraverso maggiori possibilità creative (creative!) dovute all’artificio di un apparato “bionico”.
    Chi può dire che non stiamo davvero parlando della contemporaneità e non di esperimenti scientifici? Il fatto – secondo me – che il risultato non è funzionale a un traguardo comune, condivisibile, ma a una scoperta creativa individuale (che è l’opera d’arte).
    In questi tempi, in questi giorni, mi attendo una rinascita dell’espressione artistica “scandalosa” del corpo proprio per esorcizzare/allontanare ciò che con il corpo violato (anche quello delle ragazze di Arcore) si è voluto bassamente corrompere, cioè la nostra integrità di esseri umani.
    Se l’arte è (quasi) tutto (e per me non lo è), allora sono affascinata da questi intenti estremi così come lo sono da quelli che, forse anche più coraggiosamente, riprendono tecniche antiche per renderle contemporanee.
    Anche se nessuno può impedire – artisti compresi – la reazione moralistica, quando non censoria, di alcuni di noi.
    Ma anche Caravaggio era scandaloso.

  18. vorrei scrivere parole di complimenti appropriate, frasi articolate e pensieri precisi ma al momento mi riesce solo questo:
    se c’è una che scrive bene è proprio Lei: grande Cristiana Curti!!!!
    Ho l’impressione che siamo in tanti a seguirLa e apprezzarLa.
    Continui sempre così!

    p.s.
    mi auguro che queste righe non Le provochino imbarazzo…

  19. l’unica cosa stelarc e orlan vanno molto oltre il masochismo esibizionista e patetico di abrama marinovic . magari sono partiti sullo stesso livello ma hanno smesso presto di contorcersi gemendo e ansimando in preda a crisi isteriche o le amenità che fa abrama negli ultimi tempi convinta di essere una new profetessa .

  20. Ho visto che ci sono altre persone che come me apprezzano quello che lei scrive gentile Cristiana, per fortuna il mondo non è del tutto barbaro come viene a volte descritto. Viva la Cultura con la C maiuscola.

  21. Pairone , benche’ sia antipatico ma inoffensivo perche’ ignorante nel tema , accetto io , volentieri, la sigaretta.

    Nel mentre fumo, faccia un ulteriore atto di cortesia: mi racconti della Bloom Abramovic; naturalmente non Le è richiesta nessuna arringa , la Abramovic non è imputata.

    ringrazio e saluto Pairone.

  22. Certo che sono imbarazzata, i complimenti sono a sproposito. Non è vero che sono originale. A me pare invece di dire cose che tanti di noi sanno e che forse credono siano un po’ pedanti per essere ricordate anche in una breve conversazione come questa. Ma per me l’arte (e il suo ragionamento) serve per vivere adesso. Per alcuni questo non ha senso e non posso davvero dar loro torto.
    Grazie comunque a chi condivide e apprezza queste righe (testata compresa).

  23. la curti si comporta di fatto da saputella visto che spiega cose ovvie, che si sanno, performance notissime, non le sa solo lei.
    parla parla ma non centra mai la questione e risponde A alla domanda B.

    hm, capisco le donne che diventano lesbiche se ci sono uomini come te.

  24. sorry brizzi hai scritto bene tu centra in quanto centrare un obiettivo non vuole l’apostrofo, prima avevo letto troppo velocemente colto dalla frenesia di sfancularti. in ogni caso non sei in grado di centrare manco la tazza del cesso da seduta/o quindi le tue osservazioni sulla curti sono fuoriluogo . se le donne diventano lesbiche grazie a me lo vedrei un punto di merito, si vede che si stancano di prendere troppa cazza . ciaociao

  25. Ho compreso Pairone.
    Non riscuoto la stessa simpatia che lei nutre per Hm; si vede comunque che Lei è una persona di poche parole e che le basta il Tifo come argomento .
    (Eppoi se la prendono con Cristiana che spiega le cose con pazienza a tutti).

    vabbe’ vah Leggiamo questa intervista alla Miliardaria .

    saluti Pairone.

  26. no, non mi basta il tifo come argomento perché c’è ben poco da tifare. Esistono modalità ben precise (e che prescindono dal gusto e dalle idiosincrasie personali) per valutare. Nessuna di queste modalità si può riassumere in un giudizio moralisticheggiante, facendo cioè riferimento al conto in banca dell’artista. Mi spiego meglio: dovrei svalutare un’artista come la Abramovic perché qualcuno ritiene guadagni troppo? Forse sarebbe meglio considerare l’enorme mole di studi dedicati o l’attenzione che le rivolgono istituzioni museali e collezionisti ormai da decenni. Insomma, basta studiare un po’per intuire la portata storica delle sue performances. Poi certo, ogni giudizio non può che essere parziale e rivedibile, si tratta pur sempre di un’artista vivente. Ma allo stato attuale delle cose non si può che prendere atto della presenza della Abramovic in qualsiasi canone dell’arte contemporanea.
    Personalmente poi ritengo che l’artista in questione sia semplicemente una delle vette assolute della ricerca artistica dal dopoguerra. Le sue intuizioni, semplici quanto illuminanti, e le operazioni che ne derivano sono esempi di consapevolezza, lucidità, trasparenza dell’arte nei confronti di se stessa, demistificazione (che non scade mai nella pura denuncia politico-sociale). Sono aperture e squarci verso un’arte totale che, in tempi di mercantilismo selvaggio, assumono ancora più valore. E poi la raffinatezza concettuale, le sottili elegantissime simmetrie, le fonti attinte in profondità e mai citate per puro gusto di citazione, sperimentate sulla pelle e sulla carne. E’ miliardaria? Chi se ne frega, di certo non ha mai cercato di produrre e vendere arte. Ha cercato di essere arte.

  27. @perone
    -Mi spiego meglio: dovrei svalutare un’artista come la Abramovic perché qualcuno ritiene guadagni troppo? Forse sarebbe meglio considerare l’enorme mole di studi dedicati o l’attenzione che le rivolgono istituzioni museali e collezionisti ormai da decenni.-

    ma chi ha mai parlato del suo conto in banca ma che ci crepi nei suoi soldi chissenefrega, ma dove lo hai letto il riferimento al conto in banca? ma stai male? fumi troppo poverino dovresti smettere. sei talmente provincialotto che stimi un artista in base “all’enorme mole di studi dedicati e l’attenzione che le rivolgono le istituzioni museali” R.I.P.I.G.L.I.A.T.I. sei un servo leccaculo del sistema e basta, sei vintage in modo inconsapevole mi fai pietà .

    -raffinatezza concettuale, le sottili elegantissime simmetrie-

    ahahahahahahah ma dove?

    -Chi se ne frega, di certo non ha mai cercato di produrre e vendere arte. Ha cercato di essere arte.-

    sisi certo facendo subire a tutti la sue tettone presenzialiste ahaahahahah si sa dagli albori del mondo che tira più un pelo di figa di qualsiasi altra cosa, solo che se lo fa abrama è ok mentre se lo fa ruby è da condannare universalmente. boooring

  28. i soldi sono importanti ma nel mondo dell’arte mi sembra si continuino a difendere artisti istituzionalizzati a oltranza e a sproposito, mentre nello sport il tutto è legato ai risultati (se non rendi vai a casa indipendentemente dai soldi che prendi e dalla reputazione, basta vedere adriano che aveva uno dei contratti più alti del mondo prima all’inter poi alla roma e ora tornerà mesto a giocare in squadrette brasiliane) nell’arte si continuano a riproporre e osannare personaggi patetici, abrama faceva già pietà e non aveva senso di esistere negli anni 80 figuriamoci nel 2011 quando la sionistra schizoide condanna all’unanimità ruby mentre accorre eccitata ad assistere alla performance di abrama tettona indemoniata che ansima nuda in preda a una crisi mistica da profetessa/pornostar mancata. che senso ha assistere a una performance della abramovic nel 2011? (ma anche negli anni 80 e prima ribadisco era già patetica) forse il mondo dello sport nonostante gli sponsor e i miliardi che girano è meno marcio e falso del mondo dell’arte in quanto legato a risultati diretti, io non sapevo nulla a proposito delle tariffe orarie di abrama per le performance e del suo conto in banca, ma a questo punto mi viene da pensare che sia lei a portare soldi tette e sponsor ed è anche (o solo) per quello che la invitano regolarmente .

  29. Cosa Le prende Pairone? dare della miliardaria è un complimento non significa oltraggiare nessuno; non ho mica scritto che è una poco di buono.
    visto, è bastato un innocente aggettivo e gli è improvvisamente tornata la parola ma mi conceda la possibilita’ di leggere questa benedetta intervista nonche’ istruirmi sulla Signora Abramovic.
    Qui siete tutti bene informati, il sottoscritto invece no. Devo anche studiare Boetti , mi dia tempo Pairone.

    la saluto, Pairone.

  30. @hm: guarda che sui soldi stavo rispondendo a Marras. Leggi meglio (ma tu vuoi solo attirare l’attenzione) e sfoga le tue frustrazioni in altro modo. Anzi fatti vedere da uno bravo, magari un ragionamento in italiano lo tiri fuori sul lettino dello psicanalista

  31. ahahah ma cosa cambia w perone se stavi rispondendo a me o a un altro? hai sempre travisato pacchianamente l’argomento dei commenti . parti a offendere in quarta e poi si scopre che non sei nemmeno in grado di comprendere 4 semplici commenti? ma nasconditi va che fai una figura migliore .

  32. @Marras: lei fa il furbo Marras ma è simpatico, se lo faccia dire Marras. In ogni caso la Curti ha già tracciato in modo sintetico e puntuale il contesto in cui nacquero le performances di Abramovic e ulay, da parte mia aggiungo che oggi come oggi tale contesto non è riproponibile. La Abramovic resta come monumento a se stessa (significativa la “performance sulle performances” storiche) e ad una stagione estrema dell’arte. Oggi che è tutto molto più piatto è normale che un dodicenne come hm non le riesca ad apprezzare. Ma si sa, non è più il tempo della memoria e della storia

  33. Io consiglio di leggere un articolo di Davide Pairone del 25 novembre 2009 in Lobodilattice sul Teatro della Perfomance alla GAM di Torino. Il sito – secondo me dalle qualità ambivalenti, ma questo è mia considerazione – ha avuto il merito di ospitare un critico che io considero sintetico e colto (cosa per me impossibile).
    Però non riesco a non apprezzare anche le sghembate di hm che fa il distruttore in un modo più sottile di quanto non si pensi e che va tenuto d’acconto in questa comunità virtuale. Chi fra noi saprebbe essere così sprezzante del bonton e così palesemente ostile alle anime belle (me compresa)? Poi, considerata la “falsità” della parola sul web, adesso me ne becco di tutte… ma mi piace questa tenacia nel controbattere senza mollare neanche di un centimetro (da una parte e dall’altra, mica siamo del partito dell’amore, no?).
    E comunque hai ragione, Davide, la performance come genere fa parte della Storia e ha esaurito il suo compito espressivo (soprattutto quando richiama se stessa esplicitamente), e Orlan e Franko B., pur apparenti performers, vanno in direzioni stilisticamente molto differenti dai loro “zii”. Ma sono convinta che l’arte che ancora usa formalmente il corpo (ad es. le foto di Roman Opalka e della sua impercettibile ma inesorabile sequenza di vecchiezza) si pone forse come spartiacque fra qualcosa che è stato e un rinnovamento che ancora non sappiamo codificare. Gregor Schneider, che mi interessa molto, è lo specchio di questa esigenza, differente dal passato, di nascondere, annullare il corpo (l’anti-autoritratto). Si può dire che sia la negazione della performance, ma anche la via – angosciante purtroppo e priva di riscatto – verso cui alcuni artisti, attraverso forma impeccabile e stile originale, stanno informando la percezione della mancanza (nel senso proprio della cancellazione) della nostra identità culturale e anche fisica. Un segnale su cui dovremmo riflettere criticamente.
    Mi piacerebbe sapere che ne pensate, perché vorrei avere altri spunti e magari qualche altra indicazione di nomi e ricerche più recenti. Grazie a tutti.

  34. Io consiglio di leggere un articolo di Davide Pairone del 25 novembre 2009 in Lobodilattice sul Teatro della Perfomance alla GAM di Torino. Il sito – secondo me dalle qualità ambivalenti, ma questo è mia considerazione – ha avuto il merito di ospitare un critico che io considero sintetico e colto (cosa per me impossibile).
    Però non riesco a non apprezzare anche le sghembate di hm che fa il distruttore in un modo più sottile di quanto non si pensi e che va tenuto d’acconto in questa comunità virtuale. Chi fra noi saprebbe essere così sprezzante del bonton e così palesemente ostile alle anime belle (me compresa)? Poi, considerata la “falsità” della parola sul web, adesso me ne becco di tutte… ma mi piace questa tenacia nel controbattere senza mollare neanche di un centimetro (da una parte e dall’altra, mica siamo del partito dell’amore, no?).
    E comunque hai ragione, Davide, la performance come genere fa parte della Storia e ha esaurito il suo compito espressivo (soprattutto quando richiama se stessa esplicitamente), e Orlan e Franko B., pur apparenti performers, vanno in direzioni stilisticamente molto differenti dai loro “zii”. Ma sono convinta che l’arte che ancora usa formalmente il corpo (ad es. le foto di Roman Opalka e della sua impercettibile ma inesorabile sequenza di vecchiezza) si pone forse come spartiacque fra qualcosa che è stato e un rinnovamento che ancora non sappiamo codificare. Gregor Schneider, che mi interessa molto, è lo specchio di questa esigenza, differente dal passato, di nascondere, annullare il corpo (l’anti-autoritratto). Si può dire che sia la negazione della performance, ma anche la via – angosciante purtroppo e priva di riscatto – verso cui alcuni artisti, attraverso forma impeccabile e stile originale, stanno informando la percezione della mancanza (nel senso proprio della cancellazione) della nostra identità culturale e anche fisica. Un segnale su cui dovremmo riflettere criticamente.
    Mi piacerebbe sapere che ne pensate, perché vorrei avere altri spunti e magari qualche altra indicazione di nomi e ricerche più recenti. Grazie a tutti.

  35. ringrazio Cristiana per la segnalazione ma soprattutto per aver citato Opalka. Ma, mi permetto di aggiungere, l’uso che fa del corpo e del tempo è solo apparentemente formale, penso che la sua unica, potentissima opera in fieri sia ben più crudele e spietata, dunque sostanziale, di molti artisti splatter in voga. Paradossalmente mi sembra più formalistico e “disincarnato” Franko B.
    In Italia comunque l’ultimo esempio di arte performativa davvero incisiva si può riscontrare negli esordi di Roberto Cuoghi. Peccato si sia forse perso per strada ma i primi lavori erano veri rituali di passaggio (verso dove? verso cosa? qui sta il punto interessante) che mettevano in discussione cardini etici ed estetici del nostro sistema socio-culturale (dalla pura percezione del mondo alla famiglia, passando per l’atto creativo sbeffeggiato con le unghione…). Vedremo, è ancora giovane ma sembra affetto da quello smart relativism di cui parla Luca Rossi

  36. E lei, Pairone, mi creda è troppo buono nel manifestarmi la sua simpatia e confido che quella che Lei chiama furbizia non sia della specie piu’ abietta e volgare ma solo occasionale dettata in vero dalle circostanze che ci hanno fatto incontrare;
    Mi spiace non potere parlare con lei della Abramovic ma quando non conosco le opere di un artista , le forme del linguaggio che usa, l’ambito storico in cui nascono e sopratutto il cosa si comunica ed a chi, io non posso scrivere ma ho l’obbligo di conoscere (con pazienza) Pensare, accogliere e dopo iniziare un dialogo.
    L’unica cosa che non ho apprezzato ed è il motivo per cui mi sono rivolto a Lei è il suo atteggiamento verso un lettore della rivista : poteva , giustamente e doverosamente contestare quello che sosteneva ma non aveva il diritto di ridicolizzare la sua persona.

    Tutto qui, Pairone, niente di personale.
    La saluto.

  37. vede Marras, il mio intervento aggressivo nasce proprio dal riscontro di quella “furbizia della specie più abietta e volgare” con cui hm imperversa su queste pagine da un po’. I troll abbassano il livello della discussione e rendono più poveri tutti noi, tutti quelli disposti a dialogare con serenità.
    La saluto con stima

  38. Caro Davide, grazie per l’indicazione (ne aspetto altre! da te e da tutti coloro che hanno da dire sull’argomento, che si va complicando).
    Citare Cuoghi è perfetto e ho capito, e anch’io ho “nasato qualche melone di troppo”, ma istintivamente, perché non conosco bene la sua opera e potrei sbagliarmi. Devo studiare questo spunto e approfondire la sua conoscenza. C’è peraltro un diffuso birignao che porta molti di noi a dimenticare in fretta le super-scoperte quando c’è una scoperta nuova-nuovissima, più nuova del nuovo. Il che, a forza di voler stare sempre sul filo dell’ultimo secondo, non fa digerire bene quello che abbiamo mangiato fino al secondo precedente. Ma non sto affatto parlando di quel che hai detto, sia chiaro.
    Io, poi, ho bisogno di tantissimo tempo per capire. E quando capisco, mi affeziono troppo per tradire, anche quando vedo una brutta piega (spero sempre che l’artista si riprenda).
    Comunque, tornando a Cuoghi, in lui c’è effettivamente oggi una certa stanchezza e la ricerca di temi diversi, non sempre riusciti, fa pensare che l’arte concettuale (perché di questo si tratta, vero?) può perdere se stessa, se non trova il modo di rimanere sul medesimo concetto particolare, di quell’artista, cambiando originalmente la forma.
    Secondo me, difatti, chi decide – come Cuoghi – di fare della dimensione del tempo (e della metamorfosi) il pivot intorno cui far ruotare la propria azione (che sia una performance a lunga gittata, come la famosa trasmutazione nel padre, ben più difficile quando si trattò di fare il percorso a ritroso; o che sia una tecnica mista su tela) deve insistere, insistere, insistere. Rendere sempre più importante (più definita) la propria poetica. Questo potrebbe valere per chiunque, per qualsiasi fase storica dell’arte, per qualsiasi artista. Insistere sul tema, renderlo perfetto, renderlo sempre più intellegibile. Cuoghi doveva rimanere suo padre, dalla trasformazione non c’è ritorno (e, per certi versi, non c’è stato). E approfondire quel concetto sino a quando i mezzi formali non lo avessero reso più sottile e universale ancora di quanto non potesse essere già. Pensa quali universi avrebbe aperto la “doppiatura” della metamorfosi, ossia a come si sarebbe comportato quando fosse arrivato biologicamente all’età in cui aveva deciso di portare artatamente se stesso…
    Il limite di chi utilizza la performance (e questo limite lo vide bene hm) come medium è la possibilità che il gesto sia ridondante, sbagliato, lanciato in una direzione diversa da dove si voleva andare. Anche narcisistico e quindi, inevitabilmente, autoreferenziale, senza più calibro. La performance può diventare un labirinto da cui non si esce.
    Per questo motivo, ma è SOLO una questione di gusti personalissimi, apprezzo molto il movimento Gutaj giapponese che riassume il concetto che ti ho espresso (raggiungere la perfezione del gesto, mirando solo al gesto in sé, indifferenti all’opera prodotta), benché poi, alla fine, ritorni immediatamente occidentale quando mi chiedo: va bene, ma per chi, per arrivare a dove? e non mi basta (anche se mi piacerebbe) Aristotele per raccontarmi che anche noi dall’altra parte del mondo abbiamo onorato la dignità dell’azione pura (etica).
    Alla fine l’ibridizzazione mi attira (ma credo di esprimere un sentimento molto diffuso), il passaggio è ciò che affascina perché tende al nuovo, spesso è più importante il passaggio del traguardo (ho la sensazione di aver detto una gran banalità, ma credo che l’Occidente voglia riposarsi dall’obbligo di trovare sempre soluzioni certe). Per me, che sono immobile, è un richiamo irresistibile. Credo sarà la cifra artistica e filosofica (e scientifica) del XXI secolo (parlo d’ibridizzazione e passaggio nell’ambito dell’arte visiva, non intendo le commistioni fra generi diversi che oggi piacciono tanto, come quando sento disquisire rapiti figuri di arte-design, arte-moda, arte-architettura, faccende che regalano solo confusione di mezzi e stili che hanno fra loro funzioni profondamente differenti).
    Ma bisogna andare sino in fondo. Per questo Opalka è uno dei più grandi interpreti di questa fase artistica di transizione verso una cultura che diventa sempre più universale (non “globalizzata”) perché condivisibile. Anche nelle ansie e nelle legittime resistenze al mutamento.
    E’ una meraviglia essere pubblico: usi le conquiste altrui e le puoi fare tue senza sforzo! da Vermeer a Cuoghi, da Cima da Conegliano a Luc Tuymans…

  39. oh hm ognuno ha i suoi difetti, come si dice dalle mie parti meglio un lezioso oggi che un farabutto domani.
    Comunque grazie del complimento perche’ so che qualcuno mi legge.

    ciao hm

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