01 febbraio 2011

Due mesi a Milano. Ecco i nuovi artisti ospiti di Viafarini-in-residence

 

di

78903
Jaša
e Giorgio
Guidi
sono stati selezionati in seguito a Open Call, scelti da una giuria
composta da Chiara Agnello, Davide Ferri, Emilio Giorgi, Antonio Grulli,
Carolina Italiano, Stefania Morellato, Gabi Scardi, Marco Tagliaferro, Gemma
Testa in una rosa di dieci candiadati preselezionati da Viafarini. Matthew
Stone
è stato nominato da Marina Abramovic.
Sono questi i
protagonisti – fino a marzo 2011 – del nuovo step di VIR Viafarini-in-residence
per il progetto Memories and Encounters, che prevede che gruppi di artisti
siano ospitati a Milano grazie al contributo della Fondazione Cariplo, del
PaBAAC del Ministero per i Beni Culturali – che collabora nella progettualità
di scambi internazionali – e di singole realtà che hanno garantito il sostegno
del progetto e degli artisti invitati, come Gemmo spa, ACACIA – Associazione
Amici Arte Contemporanea e Fiorucci Art Trust.

Incontro con gli
artisti: mercoledì 2 febbraio 2011 – ore 18.30
Via Carlo Farini
35 – Milano
viafarini@viafarini.org
www.viafarini.org

[exibart]

13 Commenti

  1. open call un par di ciufoli! li chiamano direttamente loro fra gli artisti che già conoscono.
    è un concorso solo sulla carta, se non conoscono un artista personalmente non aprono neanche il plico…
    gli artisti italiani selezionati finora o erano del giro di milano o erano in qualche modo legati a farronato tramite contatti stretti (iuav-vettese—->tadiello).
    molto più onesto a questo punto convertire il concorso in invito.

    ancora non si vuol capire che non è questo il metodo che funziona! al di fuori dell’italia nessuna delle promesse italiane fa nulla, gli artisti italiani nessuno se li fila!
    diamo spazio alla meritocrazia e questo è già un principio di cambiamento!

  2. Io farei una riflessione ancora più profonda: cosa servono queste residenze?

    Sembrano quasi una scusa per riempire un vuoto imbarazzante. Un vuoto determinato da una sovraproduzione di opere-artisti e da una saturazione del linguaggio. Queste dinamiche avvengono sul piano internazionale (non solo italiano) dove anche i migliori Master in Fine Art non riescono ad assicurare alcuna carriera, alcun futuro (ribattezzati Mother Fucking Artist, l’ennesimo artista del cazzo). Vediamo artisti Peter Pan che passano da una residenza a quell’altra. Mentre i linguaggi sviluppati sono intercambiabili e declinano quello che può essere considerato uno stereotipo rassicurante e spuntato dell’arte contemporanea; si tratta di manierismi (più o meno buoni) che potremo definire a tavolino (citazione colta da wikipedia e formalizzazione accattivante, seguendo Mussoscope). Questi giovani devono sperare sulla Nonni Genitori Foundation o su qualche Piano B.

    Davanti ad un numero enorme di artisti con linguaggi similari, quello che conta, per un minimo di visibilità in più, sono le relazioni tra questi artisti e alcuni operatori.

    Detto questo i giochini e le selezioni sono veramente poco rilevanti; se ci sono scorrettezze vanno rilevate ma il problema è un altro, potremo dire che sia linguistico.

  3. In Italia nessuno si fila degli artisti italiani conosciuti all’estero. Qua la mafietta vuole imporre le sue veline, state a casa che fate meglio.

  4. ciao,
    sono d’accordo sulla necessità di “innovare i linguaggi”, è un’istanza che finisce solo, e lo dico in termini positivi, col far bene agli artisti e ai creativi in genere, e in questo senso mi piacerebbe vedere polemiche ma anche proposte, o esempi linkati di gente che rispecchia e propone approcci nuovi, disincanti, smterializzati, sentiti, aderenti a una presenza sul pianeta terra. se ce ne sono ad ogni buona e sana polemica mi piacerebbe che postaste un link, così che il criticato possa studiare. nikoa

  5. Quando sento parlare di residence per artisti, mi viene in mente un “ricovero-ospizio” di artisti d’allevamento, controllati da un sistema culturale-artistico chiuso, labirintico e obbligato. Penso all’antico mito di Teseo e Arianna. L’artista è l’eroe Teseo che entra nel labirinto-residence, fiducioso di uccidere il Minotauro e salvare la popolazione dall’oppressione sociale e culturale di mostro prevaricatore. Purtroppo, l’artista- Teseo, in silenzio e lontano da occhi indiscreti, non trova nessuno da uccidere se non il desiderio di successo per se stesso e per un’appagante vita. E’ mai, in vista di altro. Si sente smarrito, e va avanti e indietro come un folle, in cerca d’ispirazione e di senso da dare alla sua arte. All’improvviso si accorge che il Minotauro è proprio lui in persona. Comincia a toccarsi la testa e sente le corna, il pelo sulle mani e i calli grinzosi sulle gambe e le braccia. Preso da un terribile spavento, si rende subito conto che l’eroe Teseo lo sta cercando e che è dentro il “residence-ospizio”, ma non per aiutarlo, per ucciderlo. L’artista- Minotauro tenta di fuggire e non riesce a trovare una via di fuga. Sbatte di continuo la testa sulle dure pareti, traballa, cade e si rialza deformato. Ecco che all’improvviso, vede la bella e dolce Arianna che è lì, ad osservarlo da un pezzo, col suo gomitolo di filo nella mano sinistra e un pugnale appuntito nell’altra mano; con la chiara intenzione di ucciderlo. (Storiella moto adatta per una performance, in una galleria d’avanguardia, dove il Minotauro è onnipresente). Conclusione cui potrebbe aderire, del resto, anche un’artista di immacolata notorietà.

  6. Hai proprio ragione (anche se mi sa un po’ da populismo romantico).
    Non credi che sia pure interessante “che anche chi” non ha studi artistici alle spalle, non riesca ad elaborare strumenti per svincolarsi dalle omologanti opportunità offerte dal sistema?
    Prendi ad esempio

    Enrico Morsiani
    http://www.fondazionespinola-bannaperlarte.org/it/dettaglio_studente.asp?id=53

    Pur essendo laureato in scienze internazionali e diplomatiche (con indirizzo economico), vuole fare l’artista, e ha ceduto al fascino delle nuovi armi d’illusioni di massa: le residenze. Ha fatto la spinola banna, una residenza a nizza, ecc. Guarda ad esempio questo lavoro di morsiani, una composizione con oggetti trovati nel magazzino della galleria civica di monfalcone

    http://www.galleriaumbertodimarino.com/photo_see2.php?pageNum_Foto=8&totalRows_Foto=22&artistaid=32

    http://www.galleriaumbertodimarino.com/photo_see2.php?pageNum_Foto=9&totalRows_Foto=22&artistaid=32

    non ti pare l’ennesimo epigone di artisti stranieri (vedi i primi lavori di renggli, fischli e weiss, marchand, ecc._ allora meglio la alamarcegiu, gli originali_),la solita accozzaglia di cose trovate ed assemblate con una mesta rassegnazione postpostpostmodernista (come se morsiani dicesse: “che altro posso fare se non queste cose all’interno di una galleria _ umberto di marino_). È significativo che lo stesso morsiani abbia un blog vetrina in cui elenca lavori tipo portfolio: http://enricomorsiani.blogspot.com/. Sono una serie di opere in cui si evocano enigmatiche e rassicuranti azioni in un ambiente domestico (tipo morsiani che si sbizzarrisce in innocue parodie di lavori di altri artisti: es. i cento cinesi della pivi in una cucina… http://www.galleriaumbertodimarino.com/photo_see2.php?pageNum_Foto=0&totalRows_Foto=22&artistaid=32 insomma, ancora cose tipo blues noses od un bock che vuole fare il misterioso e l’autoriflessivo… ecc). MORSIANI HA FORSE QUESTA GRANDE SPINTA DENTRO?
    Questa creatività diffusa ci attanaglia non solo nella produzione iperbolica di fotografie e info, ma pure nella sterile diffusione di blog d’artisti.

    Non c’è nessun intento polemico verso morsiani (è il primo che mi è venuto in mente): non ha studi accademici alle spalle ma non mi pare rappresenti uno scarto rispetto i suoi colleghi di brera o iuav…

  7. Michela, altro che “romanticismo populista”. Savino Marseglia, affronta sempre la cruda realtà (che fa male) di questa anomalia del sistema italico e non le notizie rosa o effimere di cronaca d’arte. Un artista che si attenga solo al principio dell’imporatanza di avere uno studio a tutti i costi per “sognare” e accetta comunque, qualsiasi compromesso pur di averlo, si dimostra agli occhi di tutti, incapace di trovare alternative. Nessuno lo vieta di rinunciarci. Nella teoria della comunicazione questo comportamento si chiama collusione. L’alternativa è semplice: l’artista si cerchi un qualsiasi lavoro e si paghi uno studio. I sogni nell’arte, come si sa, sono come le bolle di sapone.

  8. savino marseglia è geniale il tuo ultimo commento ,penso che andrebbe stampato e riproposto in eterno, per capirlo ho dovuto rileggerlo 3 volte (e ancora non l’ho capito)

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