01 febbraio 2011

I magnifici sette. Ecco i progetti per ridisegnare a Roma Via Giulia

 

di

Roger Diener
Franco Purini
David Chipperfield
Giuseppe Rebecchini
Aldo Aymonino
Paolo Portoghesi
Stefano Cordeschi
La via fu aperta
all’inizio del Cinquecento da papa Giulio II, poi le demolizioni degli anni
Trenta lasciarono una ferita aperta alterando l’equilibrio architettonico; dal
dopoguerra si è discusso molto sulle possibili ipotesi di intervento, e negli
anni Ottanta è stata avanzata una proposta che non ha avuto seguito poiché
ritenuta troppo impattante e poco rispettosa del contesto circostante. Questa
breve ricostruzione rende un po’ l’idea della responsabilità davanti alla quale
ci si trova: ridisegnare una delle strade più belle di Roma, Via Giulia, con un
intervento che avrà comunque un impatto che andrà al di là dello specifico,
data la collocazione dell’area, sul trafficatissimo Lungotevere, sotto agli
occhi di tutto il mondo.
Per questo, per colmare il vuoto urbanistico in corrispondenza con Ponte
Mazzini, l’Amministrazione Capitolina ha interpellato sette illustri studi
internazionali di architettura, la cui proposte vengono ora presentate in un
incontro dal titolo La Moretta
e Via Giulia. Passato e nuove idee s’incontrano
, in programma all’Auditorium
dell’Ara Pacis. Exibart è in grado di anticipare alcune immagini dei progetti,
che vedete pubblicate sopra, e sulle quali ognuno può già farsi una prima idea,
in attesa della scelta definitiva. Si va giardino pubblico proposto da Roger
Diener
, che affida al muro di cinta la ricostruzione del tessuto urbano
medievale e rinascimentale, alle linee razionaliste del progetto di Franco
Purini
, all’inquietante ed avvolgente proposta dell’inglese David Chipperfield.
Interessante il progetto di Giuseppe Rebecchini, che parla di “permeabilità del
sistema degli spazi urbani
”, pensate con funzione relazionale/sociale le due
soluzioni di tipo commerciale di Aldo Aymonino, mentre Paolo Portoghesi pensa
ad una ricostruzione in stile – a nostro modesto avviso soluzione da evitare
come il fumo negli occhi -, e Stefano Cordeschi ad un intervento imponente ma
forse un po’ soffocante che sfrutta la parete esterna del nuovo palazzo come
superficie espositiva per rinvenimenti e reperti.
La cosa fondamentale? Che qualsiasi progetto vinca serva per remunerare l’amministrazione
comunale (che otterrà anche parecchi finanziamenti dal grande parcheggio
interrato, in costruzione sotto questo lotto) affinché quest’ultima abbia soldi
da investire per la riqualificazione di tutta Via Giulia. Una delle strade più
belle e significative del mondo è oggi ridotta a immensa autorimessa lineare a
cielo aperto, i segnali di divieto di sosta largamente ignorati: qualsiasi
scelta urbanistica sarà vana se si consentirà ancora di trasformare una
strada-opera d’arte in un parcheggio.

Presentazione: mercoledì
2 febbraio 2011 – ore 9.30
Auditorium dell’Ara
Pacis
Via di Ripetta,
190 – Roma
www.zetema.it

[exibart]

10 Commenti

  1. Leggo con apprensione la notizia.
    Non c’è alcun bisogno di “ridisegnare” via Giulia, esempio raro di equilibrio architettonico.
    Il garage sotterraneo è sicuramente una necessità, molto più grave è il modus operandi con il quale hanno (amministrazione comunale e costruttori) portato avanti il progetto, ignorando anche molte esigenze dell’istituto scolastico adiacente.
    Ancor più grave è pensare di dare, a quel tratto di Via Giulia, un altro assetto “aggiungendo” giardinetti o costruzioni varie. Via Giulia era per eccellenza “la via del Corso del Rinascimento” parallela, con ugual finalità, a Via della Lungara . Lunghe, rettilinee, austere e sobrie.
    Per non ripetere gli scempi dell’Ara Pacis o di Piazza San Cosimato ci vuole un atto di umiltà da parte di amministrazioni, architetti , costruttori. La stessa umiltà che abbiamo noi che la abitiamo percorrendola ogni giorno e godendo di una bellezza antica. Ed è proprio l’occhio al contemporaneo che fa assumere questa posizione radicale. Non sarà l’ennesimo progetto mediocre ad attrarre l’attenzione su una strada già unica al mondo.
    E le immagini dei “magnifici sette”(progetti) sono preoccupanti.
    Mi auguro che queste righe siano utili per aprire una forte discussione in merito.
    Rossella Reale

  2. Cara Rossella, l’unica cosa che dovrebbe preoccuparti è vedere una città, una grande metropoli contemporaena dell’Europa, che interpreta se stessa come se fosse… Pompei. Come se fosse un luogo relegato a “tutelarsi” rimanendo nell'”equilibrio”.

    Così non deve essere. Quello che Roma deve palesare verso l’esterno è lo spirito che ha da sempre animato la città nei secoli: coraggio, sfrontatezza, voglia di sperimentare e di essere quello che è sempre stata: grande laboratorio architettonico dove i migliori progettisti del mondo vengano a lavorare, a pensare, a disegnare e, anche, a costruire. Perchemmai oggi dovremmo fermarci? Per quale reale motivo? Quale è lo spartiacque che separa il processo di sviluppo e sperimentazione architettonica della città dal processo di mera “tutela” in cui ci si guarda l’ombelico e si punta a fare nulla per non “rovinare” il passato? Quale altra città mondiale si pensa in questi termini? Te lo dico io: NESSUNA!

    Ripetto per Via Giulia cosa significa? E soprattutto: chi parla di “rispetto” è mai sceso in piazza per difendere la strada, solo per dirne una, dallo tsunami di parcheggiatori abusivi che la spolpano tutte le sere? Rispetto è a mio avviso regalare una chance di sviluppo, di rifunzionalizzazione alla zona. Il progetto di Cordeschi, per esempio, immagina una sorta di museo verticale, un grande edificio che sarà anche museo archeologico, che sarà anche albergo o foresteria per stutendi e professori, che sarà anche una piattaforma di bar e ristoranti e che dunque offrirà una alternativa di successo alla lurida movida che oggi percorre la direttrice Campo de’ Fiori – Piazza Trilussa.

    Roma è una capitale occidentale, non è ne un outlet dove costruire “in stile” ne una immensa area archeologica dove tutelare e basta. Roma è una città. E nelle città si cambia, si costruisce, si demolisce. Si sbaglia anche. Ma non si sta fermi perché altrimenti viene meno un presupposto fondamentale per definire questo luogo “città”. Se proprio dobbiamo imbalsamarla, troviamole un altro nome…

  3. fanno tutti schifo, forse il migliore è david copperfield anche se fa molto palazzetto dell’unipol, anzi i palazzi dell’unipol sono molto più dark .

  4. è fuori di dubbio che alcune zone del centro storico abbiano urgente bisogno di una risistemazione ma la gatta presciolosa si sa quello che ha fatto. che intendo dire? che affidare progetti a chi non ha largamente metabolizzato l’atmosfera della via e della zona rischia di realizzare delle sistemazioni che rimangono inutili e difficili da gestire. uno dei tanti mali romani (è sotto gli occhi di tutti) è proprio la continuità, la quotidiana manutenzione, quindi qualsiasi progetto che prevede una cura, rischia di diventare in poco tempo uno sfacelo in pochissimo tempo. inoltre, se rendere più moderna una metropoli vuol dire realizzare interventi troppo estremi e dissonanti (come appare quello di purini i cui risultati scollati dal contesto li conosciamo bene), come ad esempio il palazzo che è stato recentemente costruito vicino alla zona in questione (cioé lungotevere gianicolense angolo via del gianicolo, costruito solo per pochi eletti), sinceramente potrebbe rivelarsi vincente la soluzione di non fare nulla. e il discorso della via come parcheggio, è un’altra delle tante questioni romane e italiane più in generale: quello di far rispettare le regole e eliminare i soliti clientelismi, ma questo è un altro argomento.

  5. Infatti il palazzo sul Lungotevere Gianicolense è proprio l’esempio di come NON fare. Patetica ricostruzione in stile senza coraggio, senza voglia… Va in questo senso la proposta di Portoghesi che infatti va scartata per prima. Purini ha ovviamente fatto una provocazione. Resta appunto Cordeschi -anche se dal rendering non si capisce nulla- che propone un edificio che permette di aumentare i posti auto di altri 150 stalli, di introdurre un hotel, un museo verticale sulla parete e sul lato del lungotevere fa un effetto molto Ara Pacis (si capisce da questa foto: http://2.bp.blogspot.com/_k4-BP9F_tpg/TUmSN3XzHGI/AAAAAAAATbs/0OFgtosQhl0/s1600/Fabio%2BCallini34028.JPG). Ara Pacis che, su questo parlano i dati, il pubblico, l’immagine che ha contribuito a dare alla città, è un GIOIELLO senza se e senza ma.

  6. Diener, Aymonino, Chiepperfield ma da rivedere sviluppare meglio.
    Gli altri fanno tutti il solito linguaggio ormai sorpassatissimo alla romana che ha “assorbito” Mussolini e non se l’è più dimenticato.
    Due dictat: verifica del progetto per Genius Loci, + linguaggio leggero e palesemente contemporaneo, come si addice ai migliori progetti di restauro.

  7. le foto sono “bruttissime” e si capisce pochissimo ma, per quel poco che si riesce a intuire, li scarterei tutti.
    Diener perché l’idea di un’area pedonale e di un parco, in una zona che non ha molte vie d’accesso e con la difficoltà di manutenzione e a due passi dall’orto botanico, la vedo inutile, di difficile manutenzione, di caos perché col parcheggio creativo dei romani, parcheggerebbero ugualmente nel bel piazzale creato (vedi piazza navona).
    Purini già commentato.
    Chipperfiel incommentabile: dei loculi che non c’entrano assolutamente niente col contesto e che soffocano i palazzi circostanti.
    Rebecchini: li voglio proprio vedere quesi vetri dopo due mesi come sono ridotti e un bel passaggio così coperto, ancora più utile per i barboni che solitamente stazionano sulle panchine vicino all’edicola (tile come latrina, intendo, che già adesso, per come è sistemata la zona, ha già i suoi angoli prediletti per l’urina: basta passarci per sentire quali sono).
    Aymono: non capisco le dimensioni né i materiali utilizzati.
    Vabbé, i sogni utopistici di Portoghesi neanche li voglio analizzare (il nueso verticale se lo poteva anche risparmiare per tutte le complicanze che ne potrebbero conseguire).
    Cordeschi idem a Aymono.
    L’Ara Pacis, certo insegna, ma sono da tenere in considerazione: sono due luoghi differenti (per lo più uffici il primo, abitativo via giulia), il contesto (già martorizzato il primo, ancora pressoché intatto via giulia).
    inoltre lì ci sono degli istituti scolastici (liceo e scuola primaria) e inoltre non mi sembra che ci sia tutto questo gran spazio per fare faraoinche costruzioni.

  8. Ciao Massimiliano, grazie per la tua risposta e la possibilità di discussione.

    Sono d’accordo con la tua visione dinamica dell’evoluzione delle città e/o dei centri storici e sono contraria all’immobilismo che spesso caratterizza il nostro paese in questo senso. Non possiamo tediare qui i tuoi lettori, ma l’argomento va approfondito.E anche molto. Tu ed io siamo toscani, cultura architettonica e paesaggio sono nel nostro background. Oggi non abbiamo amministrazioni capaci di garantire qualità nella realizzazione di interventi come questi.
    l’Ara Pacis concordo con te è stata un’operazione non così criticabile, lo è il fatto di non aver ultimato il progetto di riassetto globale che lo stesso Meier prevedeva . Partoriamo “progetti contemporanei” con una lentezza tale da risultare vecchi una volta ultimati. Dal render sfavillante dei concorsi si passa ad realizzazioni di gran lunga meno brillanti. E’ la mediocrità da combattere non certo il progresso. Ciao rossella

  9. Questi progetti sono tutti orribili lacerazioni che Via Giulia subirà in nome di un progresso e di uno sviluppo urbanistico che offendono la delicata “pelle” di una città unica. Lasciatemi sperare che non vada in porto niente di tutto questo.

  10. Per rendersi conto della serietà con cui lavora Purini, basta osservare (oltre l’orrido “progetto”)quella sottospecie di “render”.
    Oltre ad avere una qualità vergognosa, (uno studente qualisiasi impara a fare modelli migliori dopo una settimana di pratica) vorrei far notare che l’edificio è posizionato nel lotto sbagliato, cioè di fronte a quello reale.
    L’edificio subito alla sua sinistra(quello con lo sperone di sostegno) e dall’altro lato della strada, come si può anche notare, ad esempio, dall’immagine di Diener, che lo riprende dal retro.

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