05 febbraio 2011

E io chiudo alle cinque. Il masochismo del Castello di Rivoli davanti alla crisi

 

di

42235(2)
Ci vediamo al
museo per un aperitivo prima di cena, così diamo anche uno sguardo alla
mostra?
”. Un classico? Non al Castello di Rivoli, o per lo meno non più, dopo
che il centro d’arte ha comunicato l’entrata in vigore dei nuovi orari
d’apertura.
I nuovi
direttori volevano rilanciare il Castello in termini di visitatori? Beh, la
strada sembra in salita, se ora il museo chiuderà i battenti proprio all’ora in
cui la gente esce dal lavoro. “Il Museo sarà aperto al pubblico da martedì a
venerdì dalle ore 10.00 alle 17.00, il sabato e domenica dalle ore 10.00 alle 19.00
”.
Problemi di
budget, conseguenze dei tagli ai finanziamenti? Certamente, ma ci devono essere
anche altre vie per risparmiare, se è vero che la “concorrenza” – che di certo
ha a che fare con emergenze analoghe – si guarda bene dal ridurre gli orari. Qualche
esempio, più o meno omologo? Il Macba di Barcellona apre dalle 11 alle 19.30, l’Ivam
di Valencia dalle 10 alle 20, il Palais de Tokyo di Parigi fa 12/21, il Reina
Sofia di Madrid addirittura 10/21…

www.castellodirivoli.org

[exibart]

9 Commenti

  1. risparmio per risparmio tanto vale chiuderlo durante la settimana con l’eccezione di visite guidate e tenerlo aperto con iniziative promozionali fino a tardi dal venerdì alla domenica

  2. ancora a parlare di Rivoli! il problema reale è che non esiste la volontà di proteggere questa realtà. fin dalla nomina di questi due direttori la strada dimostrava già salita. nessun dialogo tra di loro. nessun dialogo con la città medesima. ognuno ad assicurarsi solo il proprio posto istituzionale. e ora ecco i primi risultati.
    forse se si spenderebbero meno soldi con gli artisti-star che volano solo in business class e che chiedono cifre davvero spropositate magari qualcosa si potrebbe investire nel cercare di mantenere le cose più semplice come ad esempio l’apertura del castello di rivoli.
    ma non c’è volontà.

  3. In Italia, visto il declino cresente dell’arte contemporanea, sarebbe saggio da parte di curatori, ctitici (privi di cultura e conoscenza storica) di provvedere subito a dimezzarsi i lauti stipendi, visto che non sono capaci. Chi vuole essere un buon amatore e diffusore dell’arte, lasci perdere pure questi musei ammuffiti e si appelli al giudizio di futuristi e dadaisti che di musei-cimiteri dell’arte se ne intendevano.

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