07 febbraio 2011

Nessuno tocchi Cicelyn. E Clemente, Paladino e Bianchi si riprendono i doni al Madre…

 

di

Francesco Clemente - Place of Power III

Pensavate che le
vicende del napoletano Madre fossero state già abbastanza prodighe, nel
mostrare all’universo mondo tutto quello che si cela e si scatena dietro – e Goldoni
ci perdoni – la “commedia dell’arte”? Beh, vi sbagliavate, perché adesso tocca
assistere ad una fattispecie affatto nuova, e che ci saremmo volentieri
risparmiata, quella della “donazione ideologica”.

Di che si parla?
Implicazioni burocratico-legali a parte, la sostanza è questa: stando a quanto
scrive oggi il quotidiano Il Mattino tre artisti, Francesco Clemente, Mimmo
Paladino
e Domenico Bianchi, avrebbero dato mandato ad un legale di invalidare
le rispettive donazioni fatte negli anni a favore della Fondazione Donnaregina,
ovvero al Madre. Chiedendo “la restituzione cautelativa delle donazioni […] qualora
venissero effettivamente promulgate le modifiche dello Statuto
”. Si tratta –
fonte ancora il quotidiano – di due tele di Francesco Clemente (Place of Power I
e Place of Power III, entrambe del 1989, del valore di mezzo milione di euro
ciascuna), di una tela di Mimmo Paladino (Senza titolo del 1995, stimata
300mila euro) e di due panche in marmo intarsiato di Domenico Bianchi (valore
100mila euro).
Il Madre, insomma,
con i nuovi equilibri – avrebbero dichiarato i tre – è “destinato a scomparire
molto presto dalla scena internazionale
”. Niente di meglio, dunque, che
privarlo di importanti opere, per arginare la deriva. Specie se così facendo si
tenta un estremo “puntellamento” della troika amica Cicelyn / Bonito Oliva, alla
quale la nuova malvagia giunta ha osato semplicemente far notare che forse 20
milioni di euro – cifra mai smentita – sono un finanziamento per il quale è un
po’ ardito piangere continuamente miseria… (marianna agliottone)

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8 Commenti

  1. che squallore senza fine… io chiederei a Paladino, ad esempio, i soldi che ha intascato per piazzare quel cavalluccio sul tetto del museo…
    (quand’è che il Madre è stato sulla scena internazionale?)

  2. Rispetto la questione Musei in italia sto cercando di avere un’intervista con Massimo Minini che sull’ultimo Flash Art ha scritto un articolo-suggerimento per i musei nostrani.
    Mi sembra un po’ come Pier Luigi Celli che suggerisce ai figli di andare via dall’italia, quando questa italia ha contribuito a formarla pure lui.

    I Musei in italia sono nati come cattedrali nel deserto per dare un ‘immagine moderna del Comune, della Provincia o della Regione. Nessuno si è mai posto il problema della formazione del pubblico, ma non dei bambini di 10 anni (troppo facile), ma di un pubblico generalista da 20 anni in su. Nessuno ha mai avuto interesse a curare i contenuti perchè gli interessi erano solo “dare idea di modernità” e andare incontro ad un pubblico analfabeta (e quindi proposte di bassa qualità per le quali il pubblico non vedeva il motivo di sostegno e finanziamento).

    Dagli anni ’90 ad oggi anche Massimo Minini ha contribuito a questa mentalità un poco altera e snob. Poi, in tempi di crisi, non ci si può lamentare della chiusura dei Musei e dei tagli alla cultura. Per quanto Minini abbia sempre interpretato questa alterità in modo frizzante e appassionato (almeno mi è sembrato anche con il progetto di artissima 2009).

    Aggiungo che forse sono anche finiti i tempi del “torno subito” di cattelaniana memoria (per quanto cattelan abbia un’ importanza indiscussa). Del sottrarsi all’intervista per poi però esserci sempre in mostra o sulla bocca di tutti. Forse bisogna iniziare a parlare e confrontarsi; fregarsene del silenzio come sintomo di “colteria” per poi postare ogni giorno cosette contro l’italia e berlusconi su facebook.

  3. Se si guarda in una prospettiva storica i nostri musei d’Italia non avranno nessun futuro. La chiusura del Madre, rappresenta il preludio di una catastrofe annunciata. Altri musei pubblici, faranno a breve la stessa brutta fine. Finita l’ebrezza della museomania a tutti i costi – non rimane che traslocare baracca e burattini in un altro carrozzone della commedia dell’arte. Ma la colpa ? Dice il proverbio morì fanciulla! Su questo argomento mi sono già espresso più di una volta su exibiart. Molti lettori ne sono a conoscenza.

  4. Ieri pomeriggio alle 17 fuori al Castello di Rivoli c’erano due bus turistici, e il parcheggio strapieno. Mi piacerebbe sapere quanti biglietti ha staccato, nello stesso giorno, il Madre. E per cortesia finiamola con le geremiadi. Questi signori hanno fatto per anni il bello e il cattivo tempo, Mimmo Paladino in testa a tutti, e ora si stracciano le vesti perché – tra l’altro – non vogliono una cosa normalissima, cioé l’ingresso dei privati nella Fondazione. Chiaramente è una battaglia “politica” di basso livello, il problema reale è una scarsa professionalità da parte di tutti i soggetti coinvolti in questa sceneggiata. Cominciamo col dare al Madre un vero direttore, degno di questo nome, uno con un profilo serio, vero, spendibile a livello internazionale. Possibilmente meno arrogante e più competente.

  5. Nadia, in Italia di persone competenti se ne contano sulle dita della mano. Ecco perchè le cose non filano bene. Basti guardare come sono gestiti i musei italiani per rendersi conto di quanto sia deplorevole questo mal costume, basato sulle raccomandazioni dei figli di papà, non sulle reali capacità e sul merito.

  6. Un disastro, come quelli degli aerei, è determinato da più fattori così come per il Madre. La Fondazione che presiedo ha avviato da 3 anni due progetti pilota LA MUSICA VA A SCUOLA e L’ARTE VA A SCUOLA in una scuola primaria di Roma materna-elementare (3-11 anni)per formare i bambini. Questo è il primo punto, quello più importante: creare il “pubblico” cioè quella base della piramide con una conoscenza e un amore per arte e musica che deve entrare nei cuori e nelle menti sin da bambini e che li accompagnerà per tutta la vita e in qualsiasi mestiere faranno. Da questa base verranno fuori dei professionisti del settore dell’arte(artisti, curatori, insegnanti etc) o della musica. E infine verranno fuori quelli più complessi e difficili: i politici e gli amministratori pubblici che sono la nostra piaga a causa della mostruosa ignoranza che genera malcostume. La storia del Madre è solo questo con risultati assolutamente scontati. Come in gran parte del resto d’Italia. E il futuro è nerò perchè vi posso confermare il basso livello medio che c’è nella scuola primaria (tranne eccellenze merito dei singoli) per lo stato di abbandono in cui versa. E questo è il futuro di un paese!!!

  7. Ma perchè questi commenti sembrano sempre di più tribune politiche televisive!!?? Con accuse reciproche che nulla fanno capire. Davvero ci lamentiamo dei politici?? noi siamo peggio. e il “benaltrismo” è ormai dentro di noi.
    Ci lamentiamo dei tagli alla cultura ma se un museo prende 20 milioni di euro è uno scandalo; si plaude ai tagli perchè l’arte contemporanea è “troppo snob” e non si vede che musei come macro e maxxi, che a roma hanno un bigliettaggio di tutto rispetto, stanno subendo tagli che li metteranno in condizioni di non poter operare…
    Per il resto… continuiamo a farci del male! Il problema è che con questo spirito partigiamo rischiamo di fare, appunto, come i politici… buttare il bambino con l’acqua sporca. E, come nel caso del madre, punirlo o farlo a pezzi perchè è stato voluto dalla precedente amministrazione. La realtà è questa. Non c’è senso delle istituzioni e del bene comune.
    Perchè non leggere l’iniziativa di paladino e co. (che avranno tutte le colpe di questo mondo) come una “moral suation” per evitare che il madre diventi “un museo di serie C” con mostre di basso e scarsissimo livello?

  8. Nella civile Germania, dove ho avuto la fortuna di studiare, ai bambini è obbligatorio insegnargli sia l’educazione artistica che l’educazione civica. Queste due materie nella didattica pedagocica- formativa sono considerate dalo Stato tesdesco, fondamentali per lo sviluppo e la crescita culturale e civile dei cittadini. Se visitiamo un qualsiasi museo tedesco, ci colpisce subito l’ottima architettura e il contesto ambientale in cui si colloca. Non solo. Vediamo anche la grande vivacità e la notevole offerta culturale. In questi interessanti musei il pubblico non manca mai – sopprattutto quello dei giovani. In Germania, i musei d’arte contemporanea, non si presentano mai vuoti. Ad ogni ora del giorno, si può assistere ad un nuovo evento culturale, fino a tarda notte. Si può trascorrere un’ottima giornata, tra mostre, performance, cinema d’autore, teatro, ristoranti, bar, pub ed altro. L’ingresso si paga e non si esclude mai nessuno. Basta comportarsi civilmente. Sono Musei vivi, dinamici, legati non solo col mondo della scuola,dela cultura, ma con la stessa identità del territorio d’appartenenza. Tutto il contrario dei nostrani, provinciali e decadenti musei. Si presentano all’esiguo pubblico dell’arte, come corpi morti o in attesa di perire d’inedia. Sembrano cadaveri viventi, venuti dal regno dei morti. Oppure, torri d’avorio, inespugnabili, in cui l’accesso appare, severamente vietato a coloro che non si intendono di arte contemporanea o danno fastidio a qualcuno. Fra le tante cause di questa anolmalia italiota, credo che la più deprimente, sia proprio quella della presunzione piccolo borghese della cosidetta “casta curatoriale”. Ovvero, quella con la puzza al naso, per intenderci. Quella protetta dai politici, intoccabile e poltronara. La casta, che in assenza di pubblico gira nelle sale vuote, come le mosche descitte da Leon Battista Alberti. Con ansia, aspettano nuovi finanziamenti pubblici. Purtroppo il ministro Bondi ha chiuso il rubinetto. Inizia così il perpetuo e finto piagnisteo mediterraneo. Per passare il tempo, la casta culturale riflette sulla ruota di bicicletta di M. Duchamp, che gira sempre a vuoto, perchè sospesa da terra. Oppure si diverte a girare sui lucidi pavimenti museali, facendo attenzione a rallentare la corsa, perchè bisogna stare attenti a svoltare bene, ora a sinistra (direzione a senso unico) oppure accellerare subito destra,in direzione (variabile). Coscienti di non sbagliare mai strada e convenienza politica. Purtroppo la corsa al politico di turno, può riservare qualche ostacolo o imprevisto, tale da bloccare la carriera o la durata del percorso in un museo pubblico. Ma, come dice un saggio proverbio: la speranza è sempre dura a morire. Ma la casta non è sprovveduta e per non aspettare troppo, s’accontenta anche di una pista ciclabile finanziata con i soldi pubblici. E’ proprio questo atteggiamento opportunistico e irresponsabile che ha portato alla rovina di gran parte del sistema museale italiano: i noti carrozzoni spreconi e clientelari.

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