14 aprile 2012

Biennale Roncaglia, dal 1954 made in Emilia. E che oggi invita un gruppo di artisti contemporanei ad interrogarsi sulla tradizione

 

di

Laura Renna, Ovale, 2007, lana da materasso infeltrita

Inaugura domani ma ha una storia piuttosto lunga, basti sapere che è nata nel 1954 e quest’anno è alla sua 32esima edizione. Si chiama Biennale Roncaglia e si svolge a San Felice sul Panaro, un paesino nella profonda Pianura Padana, tra le provincie di Modena, Bologna e Ferrara.
Una Biennale che da sempre è stata legata a forme dell’arte “tradizionale” e che ha contribuito, negli anni, a formare la collezione della Pinacoteca locale, ma che quest’anno, grazie all’intervento di alcuni giovani curatori, ovvero Elisabetta Modena, Marco Scotti, Ilaria Bignotti e Valentina Rossi, si rivela come un’autentica piattaforma sul contemporaneo, indagato a confrontarsi con la tradizione. Il titolo è emblematico: “Passato Prossimo”.
Ovviamente la modalità migliore per indagare questo connubio è il site specific, che prenderà vita in un dialogo realizzato appositamente per il contesto della Rocca Estense e per il paese di San Felice, secondo due diverse chiavi interpretative che in certi casi s’intrecciano: la prima lavora sulla natura del fare artistico e sulle sue declinazioni contemporanee, sull’artigianalità e sul concetto di reinterpretazione, riscrittura e citazione, la seconda è incentrata sul concetto di tradizione come luogo in cui rintracciare una propria identità culturale, sociale, familiare.
Del primo gruppo fanno parte Chiara Camoni, che costruisce una scultura-mosaico di alabastro disposta sul pavimento di una sala della Rocca, Andrea Salvatori e le sue ceramiche, tratto distintivo della sua identità di faentino, David Casini che si confronta con il significato e le possibili contaminazioni tra intervento artistico e oggetto vintage e Laura Renna coniuga artigianato tradizionale e scultura contemporanea, con un monumentale tappeto di lana realizzato all’uncinetto da lei stessa.  E ancora su base “manifatturiera” lavora Claudia Scarsella, con patterns memori del medioriente e tradotti dall’artista in arazzi tesi tra passato e presente capaci di rievocare scenari familiari. Impronta più socio-famigliare per Eldi Veizaj, che ritrae nella ritualità delle sue giornate la nonna ottantenne, scandite da diversi anni dalla cecità, nel suo piccolo paese natale in Albania. 
Più legati al gruppo vicino alle declinazioni dei nuovi media gli Alterazioni Video, che rivisitano il tradizionale concetto di dipinto tramite l’elaborazione collettiva di immagini trovate sul web, mentre Barbara De Ponti ha costruito un’installazione sonora che dialoga con la comunità locale mentre Margherita Moscardini ha invaso con una mappa che evidenzia le diverse profondità marine e oceaniche lo spazio della Rocca Estense.
Un archivio fotografico riguardante le dive degli anni Cinquanta ha dato luogo al progetto presentato da Iaia Filiberti e Deborah Hirsch, che riflettono sull’iconografia femminile dello star system hollywodiano, mentre Cesare Pietroiusti e Cinzia Delnevo  intrecciano le loro reciproche ricerche in un lavoro a quattro mani che propone una riflessione sul rapporto tra maestro e allievo in una formazione dell’artista.
In ultimo i fotografi Dario Catellani, che riflette sulle tradizioni personali degli oggetti raffigurati nei suoi scatti, e Annalisa Bondioli che ha riflettuto sul tema del rapporto con il passato, accanto ad una serie di scatti degli anni Cinquanta. 
La Biennale sarà anche l’occasione per annunciare il vincitore, giovane under 25, protagonista della terza edizione del premio Biennale Roncaglia, che avrà un’esposizione personale allo spazio Adiacenze di Bologna, nuovo no-profit del capoluogo. 

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