09 luglio 2012

New town. Una delegazione “made in Italy” per Ulaanbaatar, che ricreerà un esempio di città italiana nella capitale mongola

 

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Di certo quando si progetta una new town lo si può fare in diverse modalità: Brasilia ai tempi era stata una new town che non aveva particolarmente convinto la popolazione, rimasta a vivere sulle coste; Dubai in tempi recenti si pone come una sorta di new town perenne, dove in ogni spazio libero forma nuovi “agglomerati”; la storia delle “new town” dell’Aquila invece la conosciamo tutti, ed evitiamo di mettere il dito nella piega. Ma c’è una nuova new town, tutta progettata da studi italiani, che sorgerà laddove meno ce lo si aspetta: a Ulaanbaatar, capitale della Mongolia, piccolo stato “cuscinetto” tra Russia e Cina, pressoché disabitato, visto che su una superficie grande tre volte l’Italia vivono tre milioni di persone, di cui la metà proprio nella capitale.
Un progetto lanciato qualche mese fa da alcuni imprenditori locali e raccolto dallo studio milanese Barreca & La Varra, Termigas e Ferretti International, che implicherà la costruzione di una città ex novo, a 25 chilometri dall’aeroporto e a 25 dal centro cittadino, pronta ad accogliere la nuova borghesia del Paese, dove nonostante le condizioni climatiche proibitive (oltre 30° d’estate e -40° d’inverno), spesso si vive ancora in condizioni di nomadismo.
Altro elemento per lo spostamento della città è l’elevato inquinamento della capitale, totalmente a carico delle centrali a carbone che la circondano e che la rendono uno dei luoghi più inquinati del mondo. «Dopo l’avvio di una collaborazione in cui non era ancora chiaro il vero obiettivo del coinvolgimento delle imprese italiane, alla fine è arrivata la richiesta di ideare una città satellite per la capitale ispirata a modelli e stili italiani», ha dichiarato Gianandrea Barreca, architetto dello studio milanese.
Un progetto che partirà nel 2013, e che avrà un valore complessivo di 700 milioni di euro, di cui 100 già stanziati. Il progetto dello studio si fonderà su tre elementi richiamanti la tradizione urbana e architettonica italiana ed europea: comparti pubblici condensati in un’area, città-giardino residenziale dall’altra e ville isolate destinate alle categorie più agiate come terzo “comparto”.
Il richiamo alla cultura locale sarà invece dato invece da un percorso dedicato al passeggio a cavallo. «Il cavallo è importantissimo nella cultura mongola, è normale avere una stalla attigua alla casa», ricorda Barreca. Come dire, un intervento di tutto rispetto, che a tratti assume quasi scenari da racconto calviniano, sull’altro lato del pianeta, un quartiere “italiano” per 5mila persone, con 42 mega ville e 13mila metri quadrati di piazze, su una superficie totale di intervento di circa 350 ettari. Qual è il nome della nuova città ancora non si sa, e per poterla vedere completata occorreranno circa sei anni.

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