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Era nato nel 1924, e nonostante le primavere fossero quasi 90 Anthony Caro, britannico del Surrey, non aveva smesso di progettare. Tra qualche mese avrebbe dovuto infatti “debuttare” di nuovo, dopo tanti anni, con una mostra nella sede londinese di Gagosian, dopo essere stato l’artista del Roof del Metropolitan nell’estate di due anni fa, prima di Qureshi e Saraceno, ed essere attualmente in mostra a Venezia, al Correr, con una retrospettiva che chiuderà tra pochi giorni. Tre tappe ultime per ricordare una carriera iniziata oltre cinquant’anni fa, seguendo le orme di un Maestro d’eccezione, Henry Moore, dal cui stile figurativo l’allievo si allontanò per seguire un Espressionismo astratto e geometrico della materia, che lo portarono all’apice delle avanguardie insieme ai grandi colleghi Mark Di Suvero, che attualmente occupa con le sue incredibili sculture assemblate il parco della Marina di San Francisco, David Smith e Richard Serra. Anche per Caro, appassionato d’acciaio, erano gli assemblaggi la parte del proprio lavoro che privilegiava, facendo diventare parti bidimensionali quella che era stata ribattezzata come la nuova scultura inglese. Un modo per ricordarlo? Chi non è ancora andato, potrà scoprirlo in laguna, a partire da una serie di disegni e bozzetti risalenti al primo periodo dell’attività artistica, quando Caro era, in fondo, un pittore naturalista. Prima della conversione, negli anni Sessanta alla scultura “industriale”.