14 dicembre 2018

L’attesa Biennale di Kochi-Muziris apre le porte, tra scandali metoo, queer, lgbt e censure

 

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Uno degli eventi più attesi nella stagione dell’arte del subcontinente indiano ha aperto le porte. Arrivata alla quarta edizione, la biennale di Kochi-Muziris, sulla costa sudoccidentale e quest’anno curata per la prima volta da una donna, Anita Dube, proporrà un ricchissimo calendario di eventi fino al 29 marzo 2019 e la curiosità è alta. Non solo perché l’evento sta guadagnando terreno nella graduatoria degli appuntamenti internazionali dedicati al contemporaneo ma anche perché questa edizione arriva dopo lo scandalo #metoo, che ha fatto traballare il mondo della cultura in India e che ha colpito direttamente anche la stessa kermesse. 
Qualche mese fa, infatti, scrivevamo di come Riyas Komu, 47 anni, cofondatore e segretario della Biennale, fosse stato allontanato dal suo ruolo, in seguito a pesante accuse di molestie sessuali. Problemi anche per Rahul Bhattacharya, organizzatore e fondatore del Kolkata International Performance Art Festival ed ex curatore della Biennale di Kochi-Muziris, accusato però di abuso psicologico e sfruttamento. E proprio nelle ultime ore lo scandalo ha travolto anche Subodh Gupta, tra gli artisti indiani più importanti e quotati a livello internazionale. 
Insomma, l’atmosfera non è delle più rilassate ma sembra che la Biennale sia partita con il piede giusto, affrontando direttamente e senza timori la questione. «Al centro del mio progetto curatoriale c’è un desiderio di libertà e di condivisione, lontano dal modello maestro-allievo. Una sorta di politica dell’amicizia, per il piacere di stare insieme e di condividere un drink, ballando, cantando e celebrando insieme un sogno», ha dichiarato Dube che, negli anni ’80, è stata membro dell’Indian Radical Painters and Sculptors Association e che non ha mai fatto mistero della sua inclinazione dedicata ai risvolti politici e sociali dell’arte. 94 gli artisti invitati, provenienti da più di 30 Paesi e 100 i progetti che saranno esposti tra spazi pubblici e gallerie private, tra Fort Kochi, Mattancherry e Ernakulam, i quartieri di Kochi. Molte le artiste, numericamente superiori ai colleghi uomini, queer e sessismo come temi portanti e nomi celebri. 
Ci sono Thomas Hirschhorn, William Kentridge, Nathan Coley, tra i finalisti del Turner Prize del 2007, che presenta una scultura luminosa riferita agli attacchi dell’11 settembre, e poi Valie Export, Marlene Dumas, le Guerrilla Girls, che si esibiranno in una serie di letture performative, e Zanele Muholi, famosa per le sue fotografie della comunità LGBTQ sudafricana. Arte relazionale al centro di “Edible Archives”, una mostra “al piatto”, che presenterà diverse varietà di riso ritenute poco valide commercialmente, come il kalonuniya del Bengala e il thavalakkannan del Kerala. Non ci sarà invece Tania Bruguera che è stata indagata dal governo cubano e trattenuta per alcuni giorni, insieme ad altri artisti, a causa delle proteste contro il Decreto 349, che regolamenta le modalità di produzione e fruizione artistica. Bruguera ha infatti annunciato che rimarrà a Cuba, per portare avanti la sua causa ma la sua assenza in India si farà notare.

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