08 febbraio 2007

fiere Art First 2

 
Art First atto secondo: la storica fiera italiana cerca conferme dopo il riassetto del 2006. In un panorama fieristico che sul fronte internazionale mostra una concorrenza agguerrita e su quello nazionale vive un periodo incerto, Bologna si riposiziona...

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Mentre il mercato continua a galoppare senza cedere di un passo e le nuove fiere all’estero spuntano come funghi, in Italia si vive un momento di contrazione. Artissima di Torino perde la testa e si interroga sul suo futuro, a Venezia siamo alle baruffe tra Biennale e la nuova Cornice Art Fair, Miart, come sempre, promette di voltar pagina (sarà vera stavolta?). Quanto alla grande fiera di Roma, sembra che all’avvicinarsi del momento fatidico corrisponda uno strano raffreddamento di toni e proclami. E chi immaginava la penisola costellata di nuove kermesse e sperava nella concorrenza come motore propulsivo nazionale è stato tradito: la montagna ha partorito solo topolini (leggi Verona). Persino Flash Art Fair sembra aver rinunciato al suo progetto diffuso.
Così anche la più vecchia fiera italica mette sul tavolo la sua storia, che sembrava doversi rinnegare. Bologna c’è. E c’è dal 1975, nel gruppo delle prime europee (Colonia, 1967, con appena 18 gallerie, Basilea nel 1970). 200 le gallerie, il 35% straniere, un layout decisamente competitivo, con stand all’altezza e ampi corridoi. Il vestito, insomma, è quello buono, vediamo quel che c’è sotto.

Pad. 16
Stand importante per Porro: Hofer ma anche uno sguardo alle promesse della fotografia tedesca, con le reinterpretazioni di Canova di Tim Lehmacher. Giò Marconi torna al cavallo di battaglia Schifano, Karsten Greve presenta invece i disegni di Louise Bourgeois e la Blu festeggia i 30 anni chiudendo in unaLa dissacrante Zane Lewis (Finesilver) stanza la sezione storica e lasciando fuori la nouvelle vague: meglio sarebbe stato nascondere la seconda. Carlina ha una serie di disegni del ’64 di Boetti. 40 anni e non sentirli. Tanti lavori di Marino Marini per Il Chiostro, che diverte anche il pubblico con i giochi di lenti di Marco Di Giovanni, Russo invece sceglie tempere, acqueforti e puntesecche di Boccioni, ma non si fa scappare il traino della grande mostra di de Chirico a Padova, imitato da J&G che vi associa Morandi ma anche Bonnard, Renoir e Manet (sorvegliati a vista).
Si torna alla fotografia da Rizziero, con Ghirri e Giacomelli e L’Elefante celebra lo svizzero Urs Lüthi.
Si chiude con la newyorkese James Cohan che, per non sbagliare la new entry, spara con il calibro grosso, con uno stand degno di Art Basel. Ma tant’è, se non bastano i quasi cinque metri dei paesaggi di Wenders ecco la grande installazione di Trenton Doyle Hancock, artista con un tour di musei U.S.A. nel palmares, quindi i lavori di Ingrid Calame. E il meglio deve ancora venire, perché in una stanza chiusa spuntano ben 3 lavori di Bill Viola (Poem A, Old Oak e Ablutions, tutti del 2005) e, a seguire, un intero palco di Yinka Shonibare, manichini in batik vittoriani compresi. Quasi un pesce fuor d’acqua per qualità; qualcuno gli spiegherà che i collezionisti italiani di peso a Bologna ci vengono, ma i soldi veri li spendono all’estero.

Pad. 18
Classiche ma sempre belle le foto di Dayanita Singh ed Elger Esser da Bonomo, mentre è curiosa la posizione in cui relega Berruti l’americana Esso: in castigo un angolo fuori dello stand, vicino all’estintore.
Base di Tokyo mostra bei lavori di Hang Hao e convincenti foto di Mayumi Terada. Restando in Giappone, Il Ponte riempie lo stand con una sola installazione di Nagasawa. Da Sperone si rivedono i lavori di Malcom Morley, mentre Ben Brown gioca le carte sicure di Basquiat, Haring, Warhol, cui associa Muniz, Boetti e Hofer. Le pitture di Baechler fanno pendant con le nuove sculture da Ropac. I soggetti sono gli stessi. Curiose anche le foto della colombiana Sandra Bermudez, arti di corpi che compongono motivi vegetali e floreali. Sono da Annina Nosei, insieme ai lavori di Ieva Mediodia. Ci sono i nudi di Timothy Greenfield-Sanders per Curti, Lachapelle, Haring e James Brown per la belga Maruani & Noirhomme, Nitsch per Rino Costa.

Il Carosello di Sara Rossi (Fornello)

Pad. 21
Parte Di Marino con brutti lavori di Di Fabio ma si riscatta con i nuovi dell’argentino Sergio Vega e Jota Castro. Subito De Carlo, solito stand di star tra cui spiccano collage e sculture animali in tessuto di Christian Holstad e tre rifacimenti delle Attese di Fontana di Elmgreen & Dragset: in quello di mezzo spunta una cassaforte (ecco cosa c’era dietro lo spazialismo!).
Minini padre riempie una parete con lavori di qualità della Accardi e allestisce un’intera mostra di ritratti con Mendoza, Beecroft, Streuli, Ontani, Simeti, Solokov.
Suzy Shammah mostra i muscoli: Niedermayr è uno degli Sguardi dal Nord della Civica di Modena e Alice Cattaneo è candidata al Furla. Interessante l’ennesima reinterpretazione delle mappe; stavolta tocca a Paula Wilson, che fa finta di togliere il tappo ai mari nelle vecchie piantine scolastiche. Ci sono anche le pittoriche foto di Esko Mannikko, che fa sempre piacere rivedere.
L’indigena Otto fa il bis dopo Artissima e dimostra di essere tra i riferimenti per la scuola romana, qui con Tirelli e Nunzio, un buon investimento in Italia, per l’estero si vedrà.
La viennese Mauroner ha alcune foto di lavori pittorici in corso di un buon Lois Renner, una gigantesca borsa di Suzy Gomez e una specie di turca (?) secondo Plessi… con le fiamme dentro. Benino Bagnai, con Schifano, Schnabel, Pizzi Cannella e Pusole, mentre da Bnd Marilyn Manson starebbe a suo agio: croci, bare, cadaveri e chi più ne ha ne metta. Tutta fotografia, Lamberto Teotino, Serrano e Orlan i protagonisti. Persino il Tessarollo dei toponi qui si cimenta con tibie e femori. C’è anche il duo Coniglio Viola, con un video ben fatto, stile famiglia Addams ovviamente, ma ispirato a Viola Valentino. Stand da vedere rigorosamente con le mani in tasca ma qualità e personalità non fanno difetto.
La fiera a volo d’uccello
A proposito di personalità, dal total black il passaggio al multicolor di Bonelli è straniante: lo riconosci subito, con quell’enorme Matteo Bergamasco e un sempre più lussureggiante Fulvio di Piazza, venduto anche molto bene. Per Raffaelli tanti lavori nuovi di Peter Schuiff e la documentazione dell’ultima vacanza del presenzialista trentino Stefano Cagol, stavolta in Giappone.
Da Di Maggio da segnalare la sempre interessante pittura di Peter Ern e le foto di Francesca Woodman, pure a prezzi competitivi.
New look per Giampaolo Abbondio di Pack, via barba e capelli per cominciare. E didascalie a rebus: le prime tre lettere del nome e cognome soltanto. Bello soprattutto il Robsto_07 (alias Robert Stone, classe ’81, tra Ontani e Malerba), gli altri sono Alessandro Gianvenuti e Jason Middlebrook.
Accanto alle recenti foto svedesi dell’iraniano Arash Radpour, romano d’adozione come la sua galleria triestina Lipanjepuntin, stanno i disegni del friulano Toffolini: il tratto si fa sempre più sofisticato ma ci mancano le sue gelide installazioni. Qui anche My Rome di Zang Huan, quasi triplicata di prezzo in 9 mesi. Entro il prossimo trimestre rischia di sforare la soglia dei 100 mila.
Da Analix Forever, constatata la cronica incapacità allestitiva, s’incontrano vecchi disegni di Edgar Bryan (2000), all’epoca sconosciuto, le migliori foto di Eli Sterz e lavori di Matt Collishaw (14.000 €) mentre da Sales Charles Avery fa coppia con Richard Woods, mostra in corso nello spazio romano. Ma manca il mordente.
In collaborazione con la parigina Le Gaillard, Studio La Città allestisce un lavoro ambientale di Jacob Hashimoto, Cannaviello invece si concede uno stand molto arioso per far respirare le opere di Maja Vukoje (14,5 mila) e i boschi misteriosi di Simon Keenleyside.
Lorcan O’Neill prepara la personale di Rachel Whiteread per far scopa con la mostra al MADRE di Napoli. Le chicche per i collezionisti ci sono: belle soprattutto le carte ma non manca un modellino in scala. Fanno passar la voglia i prezzi: 35 mila le prime, addirittura 150 mila il secondo. Da rilevare anche bei lavori di Kiki Smith e di Manfredi Beninati: decisamente uno stand di livello.
Chiude il padiglione Photology che rilancia l’Helsinki school e il losangeleno Richard Misrach.
Il nuovo video di ConiglioViola (Bnd)
Pad. 22
Si parte con la texana Finesilver, che si fa notare con 3 opere secche: un cerchio a spicchi fatto con gli shopper di Virginia Fleck, i trofei di scarpe di Ken Little e un dissacrante Paparatzinger che vomita colore di Zane Lewis, che del sacro ha fatto il suo beraglio preferito.
Yayoi Kusama si prende tutto lo stand di Piece Unique: dopo la mostra di Modena, una scelta quasi obbligata. Classici Delvoye e Goldin per Corsoveneziaotto e classici dipinti di Bartolomeo Migliore per 41 Artecontemporanea. La quale però, vi associa un paio di inediti tappeti, frutto di un interessante progetto di tappeti d’artista, realizzato da Stile BK e a cura di Luca Vona. Tecniche tradizionali, spirito equo-solidale, risultati convincenti.
Enrico Fornello si invischia nella polemica per l’uccello in ventilatore di Pantani Surace. Peccato che così finisca per passare sotto silenzio il bel Carosello di cartoline di Sara Rossi.
Splendide, per raffinatezza e qualità tecnica, le nature morte fotografate dalla canadese Laura Letinsky da Sturm e, a proposito di fotografia, colpisce anche lo stadio di Jules Spinatsch da VM21, un’immagine che si compone di tanti dettagli, presi in tempi diversi (passaggio al MoMa in curriculum). Nella stessa galleria un suggestivo pianeta blu di Bianco-Valente e un pezzo della personale di Perino&Vele.
Da Continua ci si accomoda sul divano di CecchiniL’affascinante Magda Danysz tratta le opere di Farey Shepard (affannato), ma è dall’inesauribile bacino cinese che arriva l’opera migliore: stavolta è il video di Kan Xuan, che manipola le sollecitazioni cui è sottoposta una figura di terracotta (prezzi già intorno ai 18 mila). Da Alison Jacques si segnala una scultura in alluminio del gotico-pop Paul Morrison ma non mancano proposte interessanti nella pittura: niente male i paesaggi surreali del belga Stef Driesen come pure quelli fiabeschi di Tom Ormond.
Da In Arco i vortici di David Salle visti nella recente personale torinese, da Ca’ Di Fra Saudek e Giacomelli, da Max Wigram soprattutto pittura all’inglese. Lo stand museale di Lia Rumma non basta a bilanciare un senso di stantìo e di già visto (i soliti Ruff, Jodice e Beecroft, pure con i recenti, pessimi lavori politically correct); e non va meglio Peola, nonostante i cinque Martin Creed ed un bell’albero notturno scheletrico della fotografa Sophy Rickett. A proposito di scheletri: il grande ventre di Luca Francesconi da Marella (personale in corso) riesce ad affascinare il pubblico, così come la galleria Biagiotti, affidandosi soprattutto all’alluvione pop, tra pittura e disegno: una quarantina di opere di Facco, i giganteschi animali di carta di Erika il Cane che abbracciano i muri (un lavoro standard si prende a 700 €) e un intero ciclo di storie di San Francesco di Andrea Mastrovito. Bellissimi anche i disegni di Sissi, che dimostrano che il talento c’è, nonostante i piccoli preziosi sotto teca.
La sezione dedicata agli Emerging Markets si rivela di per sé interessante, se non altro perché misura la distanza che c’è ancora con il sistema occidentale e il suo gusto. La ceca Vernon vince il premio messo in palio da Euromobil con Jaklub Nepras, la rumena H’Art rappresenta degnamente Gili Mocanu; i suoi lavori a muro con le catene, a disegnare geometrie minimali, sono buoni. Meglio dei dipinti, invece, i disegni. Di Budapest è ACB, con i videoquadri di Erik Matrai, che però già c’erano l’anno scorso. La slovena Podnar, a dispetto della collocazione fieristica dimessa, rappresenta invece un colosso dell’est europa (Art Forum Berlin, Liste Basel, Frieze London, ecc.). Tobias Putrih è già un artista di peso (scuderia Max Protech, Manifesta 4, Greater NY 2005, collezione del MoMa): le sue dinamiche sculture in cartone sono di gran suggestione. Interessanti anche i lavori di Nika Špan: lavori geometrici, di intenzione chiaramente provocatoria, realizzati con i ben noti “bollini rossi”.
Non entusiasma la sezione Giovani Gallerie, un po’ zoppicante.
Un’opera di Robert Stone (Pack)
Il punto forte della fiera non è qui. Coraggiosa la milanese Studiosei per la personale del giovane imolese Enrico Morsiani: come fare arte con la prima cosa che ti trovi in casa. Bravo, gli servirebbe maturare un po’ all’estero.
Studio Legale lascia spazio all’iconografia pop riprogrammata secondo Roxy in The Box, Andrea Arte di Vicenza mette insieme la ricerca elettronica di Marotta e Russo con la pittura di Di Marco, Magnus Müller piace soprattutto per le sculture in cemento di Jeroen Jacobs.
Tra le migliori gallerie emergenti italiane, Monitor presenta i nuovi lavori degli italiani Zimmerfrei, Rä di Martino (belli i suoi notturni con le sigle delle case cinematografiche, nonostante la vaga affinità con Daniel Pflumm) e Nico Vascellari (un altro del Furla). Di lui sono in mostre i lavori realizzati per la personale a Viafarini. In particolare sono convincenti le sculture metamorfiche.
Rigoroso lo stand della veronese Arte e Ricambi, con la grande carta, in via d’impressione, di Fabio Sandri. Sovrabbondante lo stand di Changing Role, di cui segnaliamo Kevin Francis Gray, in mostra nello spazio napoletano. Aria di novità in The Flat, con gli animaletti minuziosamente dipinti dall’americana Patte Loper, gli scalpi d’artista di Stefania Pellegrini, il packaging riscattato dal paesaggio romantico di Petri Ala ma, soprattutto, il colpaccio dell’ingresso di un artista di peso come Michael Bevilacqua, made in Deitch. Entro l’anno la personale.
Le Storie di San Francesco di Andrea Mastrovito (Biagiotti)
La parigina Magda Danysz lascia tutto lo stand ad una celebrità della street art, Farey Shepard (prezzi abgbordabili, variabili dai 600 € ai 3 mila). Un tributo dovuto. Buona la presenza della berlinese Kunstagenten, specie per i lavori di Thorsten Brinkmann, scatole con le gambe che ricordano Erwin Wurm. Bene infine 1/9 Unosunove: a parte Matt Collishaw a prezzi concorrenziali, c’è un interessante Jamie Shovlin (U.S.A. Today da Saatchi e vigilia della personale da Haunch of Venison); vendutissimi i suoi piccoli ritratti a gessetto.

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alfredo sigolo

[exibart]

10 Commenti

  1. ci sono gallerie meravigliose che non vengono mai nominate!! chissà come mai???? visto che l’articolo non è altro che un elenco allora mettetecele tutte.

  2. Sulla professionalità di Sigolo non si discute!
    Può capitare che alcune gallerie non vengano nominate….. I nomi potresti farli anche tu!! Poi giudicheremo chi ha ragione……

  3. il fatto è proprio che non c’è nulla da giudicare!
    è un elenco…niente più!
    penso che la professionalità di una persona non si misuri grazie ad articoli di questo genere.
    in più nessuno mette in discussione la professionalità di sigolo.
    è proprio vero che i commenti qui lasciano il tempo che trovano.

  4. Bhe, se devono mettercele tutte allora tanto vale inserire un link al sito di Artefiera, pagina con elenco espositori… eheh ;D

  5. Carlo… ma come? Hai scritto: “gallerie meravigliose” “chissa come mai???”
    e non stai giudicando il lavoro di Sigolo???? scusa ma sembra esattamente il contrario……
    Sigolo ha recensito la fiera dove vi erano oltre 200 stand…. capisci? Qulache nome dovrà essere inserito, o no? Oppure volevi un bell’articolo che parlasse del nulla???

  6. solita fiera solito mercato poco coraggioso.
    berruti e mastrovito da dimenticare.

    ottimi gli stranieri.

    mancano in fiera molti artisti coraggiosi.

    si cerca di vendere eh!! e bravi

  7. E’ vero… l’articolo è un po’ troppo simile ad un elenco, ma per esperienza so che scrivere articoli di questo tipo non è facile.

  8. Articoli così non hanno senzo di esistere, non servono a nulla e sono noiosi da morire lascietili fare a quelli di Segno non me lo aspetto certo da una rivista come Exibart che ha creato la sua forza combattento stantie pubblicazioni di questo genere che regnavano prima che essa nascesse. Peccato perchè chi lo ha scritto… ho letto altre cose sue e mi sembra bravo ma se continua così finirà per perdere tutti i crediti a suo favore fino ad oggi conquistati.

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