23 marzo 2010

fiere_resoconti KunstArt 2010

 
A forza di parlare di grandi fiere d’arte ci si dimentica delle piccole. Così, mentre non scemano le polemiche su Arco, ci si interroga sui risultati di Armory e dei suoi infiniti satelliti, e Art Dubai si è appena conclusa, giusto in mezzo s'è infilata la settima edizione di KunstArt Bolzano...

di

Una kermesse certamente non di primo piano, la bolzanina KunstArt, ma che con testardaggine sta
perseguendo il suo disegno di ritagliarsi un ruolo in un’area strategicamente
importante, che fa da cerniera fra il sud e il nord Europa, tra oriente e
occidente, che ha come modelli le fiere di Vienna e Zurigo e che tra i confini
italiani si confonde in una costellazione di appuntamenti locali più o meno
noti.
Un panorama di eventi che rappresenta una bella fetta di
mercato dell’arte italiano, quello delle fiere minori, troppo spesso
trascurato, dalle caratteristiche spiccatamente territoriali e scarsamente
influenzate dal gusto internazionale. Ad alimentarlo sta un collezionismo che
guarda con diffidenza alle esasperazioni della cultura contemporanea, che è
interessato alla tradizione e all’identità geografica, che è spesso snobbato
nonostante sia invece curioso e interessato.
In Italia sono almeno una ventina le piccole fiere: talora
hanno vita breve, nascono e muoiono nel giro di poche edizioni, mescolano senza
discrimine l’alto e il basso, si offrono indistintamente a palati sofisticati e
a quelli di bocca buona, non si precludono alcuna apertura verso ambiti diversi
come l’artigianato, il design o l’arredamento.
Se per le grandi fiere internazionali il concetto di
“selezione” è garanzia di qualità, qui l’opportunità è data invece dall’esatto
opposto, ovvero una strategia inclusiva che potrà apparire dispersiva e
fuorviante, ma che laicamente consente anche di sottrarsi alla gabbia dei
rigidi precetti modaioli imposti unilateralmente dal mercato dell’arte.
Yamamoto Masao - Untitled #1519 - stmpa alla gelatina d’argento - courtesy Galerie Gabriel Rolt, Amsterdam
Molte di queste fiere sono nate sull’onda del boom del
mercato dell’arte e oggi combattono per la sopravvivenza: così ci sono la BAF
di Bergamo, la SAF di Cagliari e la CAF di Catania, AgrigentoArte, Immagina di
Reggio Emilia e VitaArte di Viterbo, per giungere persino alle fiere di
Longarone, Pordenone, Forlì e Cittadella di Sarzana. La società patavina NEF –
Nord Est Fair ha costruito un network di eventi coordinati che va da Padova a
Genova, da Firenze a Brescia fino a Parma (quest’ultima annullata causa crisi).
Sono tutte vetrine che portano alla ribalta una congerie di operatori che è
difficile descrivere e rappresentare in modo compiuto, ma ai quali si deve una
bella fetta di quel 70% del giro d’affari dell’arte nel nostro paese imputato
da Nomisma alle gallerie d’arte, contro il 30% assegnato alle case d’asta.
Tradotto in cifre, si tratta di un giro d’affari che oscilla intorno al
miliardo di euro l’anno: con ogni probabilità ne parleremo più diffusamente in
una inchiesta specifica.
KunstArt punta a distinguersi sulle concorrenti anche
attraverso una serie di iniziative peculiari, dal matrimonio con Arredo, fiera di settore di buona
qualità, con la quale condivide certamente un’ampia fetta di target reale e
potenziale, fino ai progetti collaterali: Intersections associa 16 artisti emergenti
presentati da altrettante gallerie di 6 paesi europei a 16 esordienti under 35
selezionati dalle istituzioni locali in Trentino Alto Adige; Glocal Rookie è un premio under 35 istituito
dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano ed è basato su un’originale
votazione a punti da parte di una giuria qualificata, e ha visto vincere Sabine
Delafon
di Notfair
su Nicola Vinci
di Goethe e Leander Schwazer di Südtiroler Künstlerbund. C’è anche un focus
internazionale dedicato a un’area geografica, secondo un modello praticato da
Arco e Fiac: quest’anno è toccato al Giappone, nel 2011 sarà probabilmente la
volta della Russia. Da segnalare anche il curioso progetto Sold Out, sorta di lotteria che ha
permesso a un visitatore di vincere un’opera del valore di 5mila euro,
sorteggiata tra quelle messe in palio dalle gallerie.
Vista di KunstArt 2010
E poi c’è la fiera – una sessantina gli espositori, 75%
italiani – che da sempre è considerata una promessa ma che non ha mai fatto il
salto di qualità. Di lei si diceva negli anni scorsi: se si rinsalderà la
collaborazione con le importanti istituzioni culturali esistenti nell’area (non
solo quelle italiane, Museion, KunstMerano, Civica di Trento e Mart, ma anche
quelle di area germanica), se si riuscirà nell’intento di intercettare un
collezionismo trasversale offrendosi anche come partner di importanti
iniziative del nuovo est Europa ancora poco strutturato, se si valorizzeranno
al massimo le tante energie positive del territorio secondo un piano realmente
glocale, infine se si troverà la chiave di volta per offrire agli operatori più
influenti un modello innovativo nel panorama fieristico, allora KunstArt potrà
finalmente decollare.
Nonostante qualche segnale positivo, purtroppo tutti i
“se” restano sul tavolo e pertanto il giudizio finisce inevitabilmente di nuovo
differito. Un paio di considerazioni a margine: il periodo non è certamente
propizio al rilancio di una fiera, ma forse varrebbe la pena di investire
maggiori sforzi nella costruzione di alleanze stabili e sinergie con gruppi di
operatori, magari servendosi di strutture intermediarie, così come accade per
molte delle fiere di successo.
Kayoko Watanabe - MyBabies9 - 2009 - olio su tela - cm 33,3X33,3 - courtesy Trinity, Tokyo
IL GIRO DELLE GALLERIE

La fiera ha un suo punto di forza nella sezione Focus
Japan
,
complessivamente davvero interessante e di buon livello. Toki-No Wasuremono
di Tokio associa ai maestri della fotografia occidentale come Doisneau, Ray o Weston quelli giapponesi, segnatamente Akira
Gomi
e Michiko
Matsumoto
. Di
quest’ultimo si apprezzano ritratti d’artista di Niki De Sainte-Phalle e Yoko Ono. Di Shonandai Gallery si
segnalano il minimalismo virtuoso di Susumo Takashima, che crea labirinti con
sottilissime matite colorate, di Trinity gli ectoplasmi di peluche
dipinti da Kayoko Watanabe. In entrambi i casi non è certo la tecnica a far difetto.
Nroom
sceglie due giovani, complementari e con
buona personalità: Kiyomi Irie reinterpreta la tradizione degli inchiostri su carta,
mentre Chihiro Kabata usa comuni penne a sfera per realizzare composizioni nevrotiche e
intense.
A chiudere la sezione contribuisce anche la milanese Nobili,
una vera sorpresa. Specializzata nei tradizionali paraventi, di cui espone
alcuni splendidi esempi dal XVIII secolo ai primi del Novecento, a foglia
d’argento o con disegni di ispirazione naturalista, associa pittoriche stampe
alla gelatina d’argento di Yamamoto Masao, paesaggi notturni e squarci naturali di sapore
romantico e gotico.
La main della fiera si presenta assai disomogenea. Può
accadere di vedere di tutto: non mancano presenze imbarazzanti come la croata Lunaris,
con un campionario di mici mascherati dagli occhi cangianti di glitter, ma
qualche spunto interessante lo si rintraccia.
Alle Galleria delle Battaglie si segnalano i
paesaggi organici e stranianti di Pastorello e quelli nebbiosi di Alberto
Zamboni
, mentre
da Antonella Cattani ecco le sculture del genius loci Ulrich Egger e le scene vintage di Max Rohr, i cui ambiti di ispirazione
concettuale ed estetici confinano con quelli della scuola di Lipsia, in
particolare con quelli propri del caposcuola Neo Rauch.
Max Rohr da Antonella Cattani
Sul fronte transalpino, L.A. Gallery lascia la
ribalta a Jean Denant, artista con una certa inventiva, presente qui con alcune tavole
incise e graffiate ad abbozzare stereotipi militareschi. La sua è una
produzione articolata, che spazia dall’installazione agli interventi nello
spazio di vocazione scultorea.
La milanese Conduits gestisce l’ampio spazio
alternando i lavori seriali e neoromantici di Ann Craven: dopo i pappagallini e i notturni
ora è il turno dei felini.
Per Gianfranco Pulitano la vita contemporanea è
programmata come una catena di montaggio: nelle sue installazioni, di cui un
esempio è portato dalla galleria belga (ma gestita dall’italianissima Rosa Anna
Musumeci) Artecontemporanea la tecnologia serve a stigmatizzare aspetti
quali il consumismo o la videosorveglianza. Da segnalare anche le opere di Nico
Angiuli
che, tra
impegno e ironia, non mancano di freschezza.
Storico stand è quello de Il Ponte di Roma con Calzolari e Vettor Pisani, Piacentino e Mochetti, mentre da De Faveri
l’artista Devis Venturelli indaga in video le possibilità di trasformazione di un
corpo in movimento con piglio futurista.
Alla fiera partecipano anche Fotografi Senza Frontiere,
onlus votata alla produzione d’informazione etica e sostenibile attraverso
progetti laboratoriali e sperimentali, e una rappresentanza del fronte lowbrow:
The Don Gallery di Milano mette in fila piccoli lavori di Farey
Shepard
, Space
Invaders
, Mike
Giant
e Barry
McGee
, mentre la
romana Mondo Bizzarro punta su una selezione di emergenti, tra cui
spicca però un lavoro della star inglese del graffitismo Banksy. Ironia e trasgressione connotano
infine anche la bulgara Bulart, a dimostrare l’apertura della fiera
bolzanina a vari ambiti di mercato.

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La settimana dell’arte per Armory a New York
ArteFiera a Bologna

alfredo sigolo


dal 4 al 7 marzo 2010
Piazza Fiera, 1- 39100 Bolzano

KunstArt 10
Info:
www.kunstart.it

[exibart]


2 Commenti

  1. Condivido l’analisi ed i contenuti dell’articolo. A mio parere tra le fiere cosidette minori una di quelle con maggiori chances di crescita è Genova, giunta quest’anno alla sesta edizione, purchè sia in grado rapidamente di creare una connessione con il panorama cittadino , gallerie per la presenza in fiera ed istituzioni per forti iniziative collaterali, ad oggi molto carente

  2. Cosa ne pensa Alfredo Sigolo sul concetto di selezione, visto che ne parla per le fiere “importanti”, pensando all’articolo di Alcatraz di Alessandro Riva?

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