23 dicembre 2009

in fumo_contaminazioni Gipi e il fumetto a teatro

 
Il fumetto va in scena a teatro. A sperimentare questa nuova contaminazione di linguaggi è Gipi. Che con coraggio porta sul palco se stesso e suo padre nella trasposizione fisica, concreta e corporea della graphic novel S....

di

Ecco, è così che un disegnatore di talento (e di successo)
sperimenta nuovi linguaggi per dar corpo alle sue storie a fumetti. Prima di
essere Gipi,
lui era – anzi, è – Gian Alfonso Pacinotti. Per tutti solo Gianni. Da grafico pubblicitario
ha cominciato a disegnare, spinto dagli effetti del primo governo Berlusconi.
Dalle riviste di satira è passato a straordinarie storie brevi, intense e
graficamente affascinanti e moderne, raccolte da Coconino nell’imperdibile Esterno
notte
, ora
disponibile solo in ristampa.
La prima storia lunga, Appunti per una storia di guerra, resta indimenticabile. Seguono
poi nuove collaborazioni (con le illustrazioni per La Repubblica e le strisce verticali di
commento alla cronaca su Internazionale, ora sospese) e graphic novel prevalentemente
autobiografiche. E proprio nelle ultime due produzioni (S. e LMVDM, cioè “La mia vita disegnata
male”) Gipi ha trovato le motivazioni, complici anche le opportunità del
momento, per traslare il fumetto sul palco, mettendo in scena performance
contaminate da video, musica, recitazione.
Ed è proprio alla festa annuale di Internazionale che Gipi ha presentato per la
prima volta al pubblico lo spettacolo tratto da LMVDM, poi bissato a Lucca Comics &
Games 2008 e successivamente in molte altre città italiane. L’idea è semplice
ma efficace: le tavole illustrate della graphic novel proiettate su grande
schermo, uno o più musicisti per l’accompagnamento e la voce narrante di Gipi,
cUn'immagine dello spettacolo Essedicehe di fronte a un leggio riesce a dare toni e accenti giusti alle voci dei
personaggi e, quando capita, anche alle onomatopee. Il tentativo di creare una
miscellanea di linguaggi appare quindi pienamente riuscito. Ed è anche
apprezzato dal pubblico. Ora, con S., si va oltre.
S. sta per Sergio, il padre di Gipi, scomparso non molto tempo fa. Ed S. è anche un romanzo grafico e
autobiografico nel quale si raccontano visioni e immagini più o meno reali. Un
rapporto complicato, quasi conflittuale, probabilmente non risolto. E ora, S. è Essedice. Uno spettacolo teatrale in
divenire, dove Gipi è stato affiancato dalla compagnia teatrale I sacchi di
sabbia
, gruppo di
comici d’arte capace e dalle grandi idee.
La prima assoluta è stata ben accolta al Teatro
Sant’Andrea di Pisa, allestito nella piccola chiesa omonima. Uno spazio
romanico non eccessivo, contenuto quanto basta, suggestivo. Lo spettacolo in sé
ha prima di tutto un valore simbolico e segna con chiarezza lo sdoganamento del
fumetto sul palcoscenico. Una prima, sincera sperimentazione che apre nuovi
scenari alla contaminazione dei linguaggi e all’espressività, non più vincolata
in un canale esclusivo di comunicazione. Un merito che va riconosciuto sia a
Gipi sia a I sacchi di sabbia, che stanno compiendo assieme a lui un percorso di
crescita.
Guardando oltre, Essedice è uno spettacolo ancora da
sviluppare e migliorare. Nella durata, nei tempi, in certe scene e movimenti.
Ma quei 40 minuti di recitazione, là a Sant’Andrea, hanno lasciato un doppio
segno. Per prima cosa, i personaggi e il loro interessante percorso: dalla
vita, quella vera, sono stati rappresentati bidimensionali sulle pagine del
romanzo per poi prendere corpo sul palco, dove non solo hanno una propria
fisicità, ma anche bellissime maschere – realizzate da Ferdinando Falossi e ispirate alla storia a fumetti
– che danno tridimensionalità alla loro trasposizione grafica. Un elemento,
questo, che avvicina ancora di più il fumetto al teatro.
E poi c’è Gipi. Non sarà un attore, ma la sua presenza sul
palco è più che giustificata. È essenziale. Gipi racconta, commenta, è
costretto a confrontarsi con il giovane se stesso e con suo padre. Una sorta di
psicoanalisi estesa. Un tentativo pubblico di metabolizzare un lutto, di
affrontare di petto e con una quasi consapevolezza le incertezze personali e le
questioni padre-figlio ancora irrisolte. Sul palco, poi, grazie soprattutto a I
sacchi di sabbia, è possibile riconoscere buoni espedienti narrativi: dalla
riproduzione del cine-documentario anni ‘40 alla scene più divertente, e a tratti
amara, del viaggio in automobile.
Un'immagine dello spettacolo Essedice
“Per il momento si tratta della presentazione di
uno studio”
,
spiega Giovanni Guerrieri de I sacchi di sabbia, che sul palco indossa la maschera
di S. “La prima dello spettaccolo, a Pisa, è stata accolta meglio di quanto
si pensasse. Eravamo pronti a trasformare lo spettacolo in una narrazione o una
lettura. Ora dobbiamo pensare a far crescere lo spettacolo, asciugandolo e
sviluppando nuove situazioni. Sono materiali difficili da trattare. E con Gipi,
che si è messo in gioco, vorremmo raggiungere una dimensione formale capace di
esaltare la sua genuinità”.

In attesa di queste evoluzioni e dei festival estivi, Essedice andrà in scena il 26 gennaio al
Teatro Guglielmi di Massa e il 6 febbraio al Teatro Castagnoli di Scansano. Sul
palco ci sono anche Gabriele Carli, Annalisa Cercignano, Giulia Gallo, Vincenzo
Illiano e Giulia Solano.

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gianluca testa

[exibart]


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