02 luglio 2012

Un giallo di nome Persico

 
È una storia drammatica ma anche appassionante, quella in cui si è cimentato Andrea Camilleri: scrivere una biografia di Edoardo Persico. Forse, come dice Guido Incerti che ce ne propone la lettura, “il più grande critico italiano di architettura contemporanea del secolo scorso”. Un testo a metà tra storia e fiction

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Dopo Sciascia e Vittorini anche Andrea Camilleri si cimenta sulla figura di Edoardo Persico.

Skira ha infatti recentemente pubblicato, nella sua collana dedicata alla narrativa, Dentro il Labirinto, un libello nel quale la vita, e la morte, di Persico, probabilmente il più grande critico italiano d’architettura contemporanea del secolo scorso, viene raccontata seguendo un fil rouge che si snoda tra la verità di scritti accademici e giornalisti e la finzione del romanzo.

Camilleri, sfoderando l’istinto del suo commissario Montalbano, ne indaga infatti la vita partendo da alcuni disegni raffiguranti il volto di Persico, cadavere, eseguiti alcuni giorni dopo la sua morte avvenuta, per alcuni in circostanze misteriose, per altri a causa di uno stato di salute estremamente precario, quando il critico aveva solo 36 anni.

La narrazione prosegue incalzante e su uno sfondo disegnato dall’arte, l’editoria, l’architettura e la storia italiana, dominata in quel periodo dal fascismo, va a concentrarsi sulla nascita del suo pensiero e sull’uomo. Un uomo, Edoardo Persico, dalla personalità ambigua che alterna tratti di tristezza e inadeguatezza profonda a carisma, genialità e capacità di lettura della realtà intorno a lui smisurate, figlie di una mente totalmente immersa nella cultura. Il tutto seguendo un peregrinare che va dalla natia Napoli, alla Torino di Piero Gobetti a Milano, e forse alla Mosca comunista, in un periodo tra il 1918 e il 1936, anno della morte del critico.

Camilleri, ammettendo di non voler scrivere una biografia scientifica e lavorando nell’ultima parte del libro di pura immaginazione, svincola la figura del critico dal solo peso della storia – la quale sembra mostrare in alcuni momenti alcune lacune – per inserirla in un percorso diverso. Quello di saggio narrativo. Sebbene quest’ultimo chiudendosi con una completa bibliografia non nasconde come Camilleri, nonostante tutte le licenze, non abbia resistito alla tentazione di vestire, anche se per poco, la maglia dello storico.

L’appassionante romanzo di Camilleri non può essere degnamente concluso se non dopo aver letto la ristampa che, sempre Skira, dedica a quattro tra i più importanti scritti di Persico, ripubblicati con il titolo del più famoso di essi: Profezia dell’architettura.

Quattro scritti che, oltre a delineare la volontà di riscoperta di Edoardo Persico, vedono tra di essi uno degli articoli di critica architettonica tra più lucidi e originali di sempre, in quanto  finalizzato, in quel periodo di estremi nazionalismi, a discutere del carattere di una architettura e di una cultura europea.

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