07 gennaio 2013

Arte in vetta

 
Al via la seconda fase di Atla(s)now, progetto ideato da Angelo Bellobono, che qui ce lo racconta. Il prossimo artista residente sulle montagne marocchine nei pressi di Marrakech è Andrea Nacciarriti. In primo piano, come sempre, il mix di arte, neve e passione

di

Descrivere un’opera viva che si realizza al di fuori di territori e parametri propri e riconoscibili può spiazzare e non essere semplice, quindi innanzitutto è importante dire di cosa stiamo parlando.

Atla(s)now è un progetto nato da una mia idea e dalla mia volontà e caparbietà di realizzarla, in collaborazione con Alessandro Facente (curatore indipendente) e Aniko Boehler (antropologa, attivista e referente sul posto), in cui l’arte e lo sci vengono utilizzati come mezzi di sviluppo economico e sociale, combinati insieme attraverso programmi di formazione, integrazione e valorizzazione individuale e collettiva, dove la riduzione delle discriminazioni e i principi di eco sostenibilità creano i presupposti per un impatto positivo sul territorio. Si realizza con un programma di residenza per artisti insieme agli abitanti dei villaggi di Imlil e Oukameiden, e agli studenti della Scuola di arti visive e cinema di Marrakech (Esav).

Il programma di residenze mira alla realizzazione di un “Museo diffuso” nel territorio, che di volta in volta viene integrato da opere concepite e realizzate in loco dagli artisti in residenza. Parallelamente all’attività propriamente artistica, ma con stessa valenza concettuale, ha luogo il corso ufficiale di formazione per maestri di sci locali e la conseguente realizzazione del noleggio sci con i materiali donati. L’integrazione tra varie discipline quali l’arte, lo sci, l’antropologia e l’ecologia, rendono Atla(s)now un progetto di arte relazionale, in cui l’oggetto e l’azione divengono un luogo di confronto e, appunto, di relazione, dove l’opera finale assume centralità attraverso il processo di costruzione condiviso, che avviene anche con l’attivazione di workshop tecnico/teorici.

Con tali presupposti, parlare di Atla(s)now, significa parlare una lingua diversa da quella che normalmente è usata nell’arte. Le coordinate in base alle quali siamo portati a definire tempi, spazi e luoghi e a formularne le immagini relative, subiscono un cambiamento continuo e spiazzante, la cui velocità mal si adatta agli strumenti percettivi e cognitivi in nostro possesso. Il mondo che regola l’arte nella sua “ego-solidarietà insostenibile” è lo stesso che ci sta togliendo l’ossigeno, l’acqua, i sogni, le visioni e l’umanità e non si sposa con le dinamiche oggettive, che oggi impongono una riconsiderazione della nostra esistenza collettiva sul pianeta. Se l’arte non contribuisce a questo, per quanto mi riguarda non è necessaria, o addirittura deleteria.

Ci troviamo di fronte ad uno dei più grandi esperimenti antropologici in atto, dovuto al continuo cambiamento geopolitico. Le identità e le appartenenze si sgretolano come le civiltà di sabbia che temporaneamente ci guidano.

Il ghiaccio archivio di memoria del pianeta, le montagne cerniere e non barriere, la rottura di clichè, sono elementi alla base dei miei progetti, che spesso coinvolgono attivamente le comunità in cui si realizzano.

Atla(s)now è un esempio che esprime pienamente l’approccio relazionale della mia attività, in cui oltre che raccontare l’Africa e i Berberi attraverso il loro ghiaccio e la loro neve, ho fuso insieme in un’unica opera viva, la mia doppia identità di artista e allenatore di sci.

Atla(s)now utilizza tali strumenti per accrescere le competenze e la microeconomia dei villaggi berberi del Toubkal, in particolare Imlil e Oukameiden, costruendo una comunità di uomini che intorno a tali attività scoprono nuove vie di realizzazione, interesse e crescita individuale e collettiva. Tale piattaforma propone e non impone, un modello d’uso e sviluppo condiviso dell’arte contemporanea, attraverso pensieri, opere, percorsi formativi e realizzazioni strutturali.

Per passare dall’idea e dall’impianto concettuale all’azione, è stato determinante l’incontro con un’attivista e antropologa  franco-svizzero-tunisina che da dieci anni opera sul territorio con il supporto della Summit Foundation, Aniko Boehler e di un illuminato imprenditore inglese, Mike Mc Hugo, proprietario della Kasbah du Toubkal. La loro attività ha prodotto risultati eccezionali nell’ambito dello sviluppo sostenibile e l’entusiasmo con cui hanno accolto Atla(s)now è stato fantastico. Da subito hanno fornito dei meravigliosi centri di residenza e tutto il sostegno materiale necessario sul posto. Altrettanto importante è stato il coinvolgimento degli studenti della Scuola di cinema ed arti visive di Marrakech che, grazie ad una masterclass da me tenuta nel dicembre 2011, sono entrati ad essere parte attiva del progetto in qualità di assistenti degli artisti in residenza.

Si, perché dopo la mia esperienza dello scorso inverno, culminata con la realizzazione delle prime opere del Museo diffuso dell’Atlas, la partecipazione al programma parallelo della Biennale di Marrakech, il primo modulo di formazione maestri di sci e i laboratori con i bambini, il progetto ha potuto definirsi pienamente nella sua visione fondamentale, che è quella di realizzare una piattaforma/esperienza  condivisa con altri artisti invitati in residenza, che danno il loro personale contributo a quanto intrapreso. Le cose da raccontare sono molte, è stato bello vedere come a volte un semplice laboratorio di pittura tra bambini, fatto in un contesto dove non è così scontato, possa produrre microrivoluzioni culturali. In tale occasione, i bambini cercavano di allontanare le bimbe dalle attività, ed è stato bello vedere il loro ribellarsi a tali imposizioni culturalmente trasmesse e alla fine essere accettate con normalità.

Entusiasmante è stato anche il coinvolgimento di alcuni artigiani nella costruzione di alcune opere, per la Biennale e per il Museo diffuso, opere di cui oggi sono orgogliosi custodi e che amano mostrare ai turisti di passaggio. Commovente è stato anche lo stordimento/raccoglimento emotivo di una guida locale di fronte al suo ritratto affiancato ad un dipinto della sua montagna, Il Toubkal.

Molto coinvolgente anche il soggiorno del luglio scorso con Alessandro Facente, che ha potuto vivere praticamente le sensazioni di cui tanto gli avevo parlato. Questo ha acceso ancor più il suo entusiasmo, che sono sicuro, lo farà essere un’eccezionale voce narrante del prossimo periodo di residenza, che vedrà insieme a noi, la presenza dell’artista Andrea Nacciarriti, pronto ad immergersi in questo laboratorio d’umanità a cielo aperto, per produrre altri giorni di visioni condivise. Di questi giorni è anche la bella notizia di un ulteriore fondamentale supporto offertoci dalla Fondazione Peretti, che ci permetterà di proseguire a grandi passi nella realizzazione di questo viaggio visionario.

1 commento

  1. bravo Angelo sei arrivato a far dialogare arte e sci le tue due passioni e a dare un senso sociale all’arte che non può più essere quello di produrre lavori che vengono appesi su una parete di case di collezionisti, ma quello di essere veicoli di messaggi sociali di realtà esistenziali. Ciao Dario Cusani

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui