23 maggio 2010

IL MIO MACRO BAROCCO

 
Roma è una città che ha molte potenzialità e che da qualche anno si è svegliata rispetto all'architettura contemporanea. Le nuove sale, l'auditorium, le vetrate del ristorante e soprattutto le terrazze: Odile Decq parla del Macro, mentre la nuova ala del museo capitolino, da lei progettata, si sta inaugurando...

di

Come conciliare contemporaneità e antichità? Ci parli
dei punti di vista più curiosi e delle difficoltà riscontrati nel progetto del
nuovo Macro.

Non ho nostalgia del passato. Per me il confronto con
l’antichità è il contemporaneo, è la continuità. È la costruzione del futuro
che mi interessa quando si parla di contemporaneo.

Roma è una città d’arte, una città del tempo che fu e
una del tempo che sarà. Cos’è il futuro per una città di questo tipo?

Il futuro di Roma può essere un luogo dove si discute
della contemporaneità, proprio perché è una città prepotentemente storica, è la
città giusta per parlarne. Roma ha una grande potenzialità e per questo deve
inventarsi e rinnovarsi continuamente, evitando così che il passato possa
diventare una catena. Roma è la città dove la storia è dentro il presente e ne
è la continuazione. Grazie ai nuovi edifici di architettura contemporanea, Roma
si è aperta al futuro.

Macro Hall prima e dopo
Roma ha un tessuto urbanistico che permette pochi
interventi radicali di architettura. È vero o è falso?

È falso. Penso che sia fondamentale per Roma affrancarsi
dal passato; per lungo tempo la città non si è concessa questa libertà. Negli
anni ’60 l’impianto di piazza Augusto Imperatore ha rappresentato un esempio di
attenzione al contemporaneo; al contrario, negli anni ’70 si è tornati a una
sorta di conservazione diffusa a livello europeo e si è interrotto il processo
di dialogo tra la preesistenza e il contemporaneo. Conservare era la parola
chiave e garanzia di cultura. Oggi le città italiane e in particolare la Capitale
si sono poste l’obiettivo di lavorare sul contemporaneo.

Che cosa “cattura” di Roma il suo progetto? E
cosa le restituisce?

Le piazze e lo spazio pubblico. Lo spazio del museo è la
continuazione dello spazio pubblico della città. Il foyer e la terrazza
rappresentano continuità spaziale tra città e museo, anche grazie a materiali
come il basalto, che è la pietra delle strade di Roma.

A Roma la nostra era avanguardia - veduta della mostra presso il Macro, Roma 2010 - photo Manuela De Leonardis
Un assaggio dell’intervista non vi sazia? Poco male, è
in distribuzione il n. 66 di Exibart.onpaper, dove le dichiarazioni della
darkitetto proseguono. Insieme alle parole di Luca Massimo Barbero, Pippo
Ciorra, Carlos Basualdo, Roberto Casiraghi, Anna Mattirolo e Margherita
Guccione. Insomma, uno speciale roma coi fiocchi. Exibart.onpaper lo potete
pure sfogliare virtualmente su Exibart.com e soprattutto acquistare in edicola.
Dal 28 maggio.

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www.odbc-paris.com

a cura di ginevra bria e matteo muggianu

[exibart]


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