18 novembre 2006

È morto a New York il mecenate italo-americano Carlo Bilotti

 

di

Carlo Bilotti, a destra, con Willem de Kooning
Con il suo pragmatismo imprenditoriale, che poco tempo lasciava ai bizantinismi e agli opportunismi, badando al fare, era piombato come un fulmine a ciel sereno sui flemmatici ritmi romani, anzi italiani, che si riflettono – e tutti lo possono constatare – anche nei nuovi progetti museali. E lui, nel tempo che normalmente si impiega per una sola delibera amministrativa, era riuscito a passare dall’idea alla realizzazione e all’apertura del suo museo, nell’Aranciera di Villa Borghese. Carlo Bilotti è morto a New York, all’età di settantadue anni, stroncato dalla malattia implacabile che una ventina di anni fa gli portò via anche una figlia ventenne. Negli ultimi tempi della malattia, se ne era tornato in quell’america che ne aveva visto i successi e l’arricchimento, lui nato in Italia, a Cosenza. E proprio da Cosenza era ricominciato il suo trionfale rientro in patria, che lui aveva deciso dovesse passare per l’arte contemporanea. Proprio in memoria della figlia Lisa aveva creato nel complesso di Sant’Agostino un piccolo museo con le sue tele più famose, Picasso, De Chirico, Fontana, Chagall, fino alla sala dedicata ad Andy Warhol con un ritratto della moglie e della figlia. In seguito aveva creato una sorta di museo all’aperto, con cinque grandi statue di Pietro Consagra, e la città si era sdebitata intitolando a Lisa una piazza, appunto largo Lisa Bilotti. I passi successivi sono noti un po’ a tutti, con l’arrivo a Roma e la realizzazione del museo, che – a onor del vero – dei tempi rapidi forse aveva subito anche qualche risvolto negativo, insomma da rivedere. L’auspicio è che la dipartita del fondatore non segni un blocco del progetto, di cui la città ha comunque grande bisogno. Un museo comunque di caratura internazionale, nato sotto il segno dello stretto rapporto che legava Bilotti a Larry Gagosian ed a grandi artisti, primo fra tutti Damien Hirst. Così come Roma non dovrebbe far cadere un’altra idea partorita dal vulcanico imprenditore-collezionista, anche se ancora in alto mare, quella di realizzare un Museo Damien Hirst, che nelle prime intenzioni doveva nascere sempre a Roma, nel complesso di Villa Ada o in altra sede. Le prime dichiarazioni degli amministratori capitolini – che vogliamo prendere come impegni – parlano di continuità. Ci auguriamo che ad esse seguiranno dei fatti…

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4 Commenti

  1. Si, notizia appresa giá venerdí sera dal sito di Repubblica. Grandissima perdita, certamente l’unico collezionista/mecenate degno di essere chiamato cosí (per lo meno in italia). Rimane peró, a testimonianza del suo operato, il piccolo museo da lui donato alla cittá di Roma, con opere di De Chirico, Warhol, Salle, Saville e Hirst tra le altre. Grazie

  2. La scomparsa di Carlo Bilotti è un grande dolore personale, non solo perchè calabrese come me, ma soprattutto perchè rappresentava un punto di riferimento importante per l’intero mondo culturale.
    Per tutto quello che ha fatto per l’arte lo ricorderò con l’affetto che si deve a chi, con passione e generosità, è stato esempio di quello spirito di collaborazione, di apertura, di sensibilità e di lungimiranza non comuni. Il suo ricordo e il suo nome vivranno sempre dentro di me.

  3. Gentilissima Signora Tina BILOTTI,

    SONO RIMASTO PROFONDAMENTE ADDOLORATO PER LA PERDITA DEL CARO AMICO DEI TEMPI PASSATI CARLO,
    E UNITAMENTE A MIA FIGLIA GLORIA E A MIA MOGLIE, LE INVIO LE PIU’ SENTITE CONDOGLIANZE

    Giancarlo MOLINO

  4. Grazie per l’amore che ha avuto per la vita, grazie per la passione che ha nutrito verso l’arte, grazie per averla comunicata,condivisa, donata a tutti.

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