13 dicembre 2006

sezioni didattiche L’educazione dei pubblici adulti

 
La didattica italiana sta entrando in una fase delicata ma interessante. Dalla conquista dei laboratori si sta aprendo al concetto di educazione permanente, di accoglienza dei tanti pubblici. Giorgina Bertolino ci racconta come va alla Fondazione Sandretto...

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Che ruolo ha il Dipartimento Educativo nella mission della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo?
Educazione e Formazione sono le parole con le quali la Fondazione sin dalla sua apertura ha precisato il proprio rapporto con alcune specifiche fasce di pubblico. Parliamo sempre di pubblici ed è proprio questa pluralità che determina metodologie, progetti e offerte articolate, pensate per diversi tipi di relazioni: con i bambini, i ragazzi, i giovani, la scuola e gli adulti. Il Dipartimento educativo si occupa quindi di rispondere a queste “differenze” con una progettualità originale che si rinnova a ogni mostra, possiamo dire a ogni incontro con chi entra in Fondazione, in gruppo o singolarmente.

Voi state percorrendo una strada ancora poco battuta in Italia, (penso all’Art-kit e alle figure dei Mediatori culturali), quella dell’accoglienza e dell’educazione permanente anche dei pubblici adulti. Com’è nata l’idea?
È nata fin dal 2002, dalla constatazione che fosse riduttivo affidare unicamente alla frontalità un po’ rigida della visita guidata il rapporto con gli adulti. Si è quindi privilegiata una relazione vis à vis con il visitatore, pensando alla mostra come a un luogo dove è possibile discorrere, camminare fra le opere e parlarne. È vero, questo tipo di metodologia è ancora molto rara in Italia e i modelli con i quali ci confrontiamo sono europei, francesi e anglosassoni in particolare.
I mediatori culturali, sempre presenti negli spazi espositivi della Fondazione, indossano una t-shirt sulla quale compare un elenco di parole che riassume l’insieme delle loro funzioni: guardare, raccontare, ascoltare, Giorgina Bertolino avvicinare, orientare, camminare, rispondere.
Stanno appunto nel mezzo, tra le opere e il pubblico; informano, raccontano della mostra e degli artisti e predispongono un contatto più diretto tra il visitatore e l’arte contemporanea. L’Art-Kit, ideato nel 2002 dalla critica d’arte Emanuela De Cecco, è uno strumento fatto per interrogare l’opera. Sapersi porre una domanda può essere infatti una prima efficace chiave di accesso. È tascabile e assomiglia ad un campione di colori Pantone: 10 colori, 10 domande, 10 approfondimenti. Il titolo dell’opera, la posizione che occupa nello spazio, i colori, il tempo che richiede per essere guardata, la storia che racconta. Può essere usato insieme ai mediatori, ma anche individualmente.

Quali sono le altre iniziative e proposte che questa metodologia presuppone?
Innanzitutto la formazione dei mediatori, che sono un gruppo di giovani laureati all’Università e all’Accademia. Curata dalla Fondazione stessa, la formazione avviene mostra per mostra e attraverso workshop dedicati al metodo, all’analisi e al confronto. È in occasioni di questo tipo che sviluppiamo nuove idee ed esperienze da proporre al pubblico adulto. Per la forte prossimità che stabiliscono con i visitatori, i mediatori rappresentano un ottimo osservatorio qualitativo, una fonte di informazioni utili anche per gli altri dipartimenti della struttura. Un’altra iniziativa curata dalla Fondazione è il ciclo Appunti. Arte contemporanea dal dopoguerra al XX secolo, aperto in ottobre a Villa Remmert a Ciriè. Si tratta di cinque mostre, da qui sino al 2008, che procedono decennio per decennio, pensate per accompagnare gradualmente il pubblico sino alle ricerche attuali. Opere di rilievo e intorno le parole degli artisti, le fotografie che li ritraggono al lavoro, documentari e molti materiali didattici e, in parallelo, un ciclo di lezioni dedicate ad arte e cultura.
Didattica, Fondazione Sandretto, Torino - la t-shirt dei mediatori culturali
Come vivete il ricco e vivace panorama torinese che vi circonda e in che cosa vi differenziate?
Il sistema dell’arte torinese è un ambiente ideale per operare poiché, soprattutto negli ultimi anni e grazie alle strategie messe in campo dalle Istituzioni e dalla intensa relazione tra Pubblico e privato, si può davvero parlare di una rete attiva e propositiva. Ci sono state occasioni in le relazioni si sono trasformate in un progetto condiviso, come nel caso della Triennale T1, nel 2005. Il confronto è sempre un’occasione di stimolo e di crescita. Restando nell’ambito del Dipartimento didattico, la Fondazione si differenzia proprio per ciò che abbiamo sopra descritto: l’attenzione verso gli adulti, la formazione di nuove figure professionali, la creazione di nuovi strumenti.

Progetti futuri o novità in vista?
Il Dipartimento educativo e i mediatori stanno lavorando sul tema che farà da filo conduttore della prossima stagione espositiva: l’ambiente.

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Intervista ad Elena Stradiotto, responsabile delle attività con le scuole alla Fondazione Sandretto
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www.comune.torino.it/museiscuola

intervista a cura di annalisa trasatti


DIPARTIMENTO EDUCATIVO FONDAZIONE SANDRETTO RE REBAUDENGO: via Modane 16, 10100 Torino, bus n.58. Responsabile della formazione dei mediatori culturali Giorgina Bertolino; per informazioni Miranda Martino tel. 011-3797931 fax 011.3797601-miranda.martino@fondsrr.org  – web www.fondsrr.org

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