13 settembre 2007

Marco Senaldi su Exibart.onpaper: “Il teschio di Hirst? Paccottiglia da tattoo center”…

 

di

53537Ma se prendo un teschio e lo tempesto di diamanti, non mi costa forse meno di For the Love of God?”. La domanda, retorica ma nondimeno provocatoria, se la pone Marco Senaldi, che nella sua rubrica hostravistoxte – sul numero di Exibart.onpaper in preparazione – prende spunto dalla ormai famosa opera di Damien Hirst, esposta alla recente mostra alla White Cube, per una divertente e coinvolgente disamina sui concetti di valore e prezzo nell’arte contemporanea. “Se ne è scritto a iosa, ma non mi pare si sia insistito abbastanza sulla disparità tra il prezzo dell’opera intesa come materiale e manodopera, e il prezzo finale raggiunto in quanto opera d’arte”, scrive fra l’altro il critico, riferendosi al prezzo vicino ai 100 milioni di euro, che ne farebbero l’opera più cara della storia (a proposito, pare che alla fine un compratore si sia trovato, una sorta di cordata alla quale avrebbe partecipato anche lo stesso Hirst, ha insinuato la stampa britannica). Ad una conclusione Senaldi giunge, scrivendo che “l’idea di fare l’opera più cara della storia era geniale, ma…”. Ma? Beh, se proprio lo volete sapere non vi fate sfuggire il numero quarantadue di Exibart.onpaper…

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9 Commenti

  1. Se questa sua opera è una Paccottiglia da tattoo center”… le altre opere sono quantomeno da discarica di rifiuti biologici 😉

  2. Carissimi voi di Exibart, vi seguo da anni e ho sempre nutrito molta stima. Ultimamente però alcuni vostri articoli sono un po’ superficiali. Ad esempio la tesi espressa da questo estratto dell’articolo riguardante Hirst è decisamente scialba. Non lo so, mi dispiace perchè fino a poco tempo fa eravate un ottimo compromesso tra flash art e tema celesta. Insomma la giusta dose tra accademismo e pettegolezzo. Ma ora? Come mai il livello è cosi basso?

  3. Caro signore

    lei stesso specifica che si tratta di un “estratto”, di poche battute a fronte di una lunga – articolata e avvincente, le assicuro – riflessione… Non le pare prematuro esprimere giudizi così taglienti sulla base di queste poche anticipazioni?

  4. Caro Herbert, le tesi che hai sostenuto a tuo tempo erano anch’esse “scialbe”, ottenendo un infausto successo alcuni decenni dopo. Le tesi di Senaldi, che ritengo tutto fuorché scialbe, avranno forse meno successo? Saranno perciò vittima del darwinismo sociale? Vedremo. Non si sa mai cosa ci si può attendere in un ambito ove sopravvivono ancora i dinosauri, con sommo disappunto di Charles & Co.

  5. Sanaldi o caro, dovresti essere più critico. Sei mai stato in un tattoo center?..I tatuaggi costano un botto, mica sono a ufo! La merda d’artista di Manzoni è bella fresca e in odor di genialità. Nel caso di Hirst, amabile o detestabile, punti l’attenzione sul mercato e sui “se” (avessi, fosse, ecc.) invece di mirare all’opera e semmai ammirarla o disprezzarla. Il nodo sta proprio qui, nel prezzo, nel dis-prezzo, nell’economia nell’arte, e nel potere d’acquisto: hai provato a collaborare con “the economist”, o l’italiano Sole 24ore?..più inerente.
    Se un tel signore (definito X – da buon incognita) desidera un’opera griffata Hirst (definito Y, o meritrice, che di meriti ne ha da vendere) è perchè in quel momento è Hirst che lo fa meglio, è Hirst che riesce a penetrare nei lati oscuri dell’animo umano (dove non batte mai il sole) ed è sempre Hirst che riesce a “fallo (non quello!..e quanti pricks!) sognà”…perchè togliere ad X quel piacere?

  6. Quelle di senaldi rimangono cmq delle riflessioni lucide e interessanti. E sono almeno originali. Il contributo del prossimo numero di Flash Art sulla questione, qualcuno ha visto cos’é? Strombazzano un’intervista a Damien Hirst, che altri non è che il riciclo di un articolo di artnet.com, vecchio di 3 mesi. Se qualcuno vuole leggerselo “in anterprima” http://www.artnet.com/magazineus/features/laplaca/laplaca6-12-07.asp.
    Mi tengo senaldi tutta la vita.

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