15 maggio 2008

design_opinioni Caccia al cool

 
Oggi che la creatività ha raggiunto un livello di diffusione senza precedenti nella storia, per capire il design occorre andare oltre la dimensione estetica e portare l'esercizio del pensiero interpretativo (e propositivo) su un piano antropologico. Questi gli obiettivi del Future Concept Lab di Milano...

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Il seminario che Future Concept Lab ha dedicato lo scorso aprile a Le tendenze dell’Estetica contemporanea e il “laboratorio Brasile” ha visto la specificità dell’universo carioca incontrare quel processo che il presidente di Future Concept Lab Francesco Morace chiama “Terzo Rinascimento”, ovvero la rinascita che sembra prospettarsi all’Italia nello scenario economico-produttivo del mondo di oggi, al cui centro stanno i valori che da sempre caratterizzano la sensibilità nostrana. Il gusto per la qualità quotidiana e “glocale” propria di un paese in cui coesistono senza contraddizione l’appartenenza allo Stato e alla regione, alla lingua e al dialetto, ha, secondo Morace, tutte le carte in regola per porsi come cifra comune del sentire globale/locale del XXI secolo.
In questa prospettiva, sette sono i percorsi di tendenza isolati dalla testa pensante del Future Concept Lab di Milano, cui fa capo una fitta rete di cool hunter che opera nei più importanti Paesi del mondo.
Punto di partenza è la tendenza Body Sense, che registra la centralità del corpo nelle nuove esperienze di consumo, come esemplificato, per citarne solo due casi, dalla spa brasiliana H. Stern Spa L’Occitane, che offre rituali di benessere pregiato tramite l’utilizzo di maschere di polvere di perla, dal progetto Ice Jewellery di Katharina Ludwig, gioielli di ghiaccio che si sciolgono a contatto con la pelle.
Questa idea forte di corporeità propria del Brasile, questo rapporto sensuale con la realtà, vissuto non come inganno dei sensi ma come specifica modalità conoscitiva, prende forma anche nella tendenza Perceptione Virtuosa, che identifica oggetti come veri e propri virtuosismi percettivi. È il caso del progetto Upside Down di Victor & Rolf, negozio e set per champagne costruiti a rovescio, con pavimento e base del bicchiere rivolto verso l’alto.
Victor & Rolf - Upside Down - prod. Perceptione Virtuosa
Sono vere e proprie “visioni”, che traggono alimento anche dalla memoria condivisa, come nella tendenza Memoriae Visionariae, che vede il passato declinarsi in termini immaginifici dando vita a performance estetiche di successo come le 100 piazze realizzate da Fabio Novembre per Driade.
Il luogo in cui l’incontro di memorie ed esperienze condivise può avvenire con il maggior tasso di agitazione molecolare è la dimensione pubblica. Prende forma così la tendenza Creatividad Publica, che vede la sfera pubblica divenire luogo privilegiato di esercizio della creatività. I non-luoghi diventano superluoghi, “la rete e le sue logiche di accesso e fruibilità sempre più democratiche ridanno nuova vita ai valori della reciprocità, della condivisione, del dono”. Fiorisce la public art, il cui destino -com’è evidente per esempio in The Blue Road di Henk Hofstra– si tesse sempre più con quello del design.
La via appare così tracciata: “L’estetica del bello si trasforma nell′etica del giusto” (e del gusto). Se la dimensione pubblica è la dimensione della nuova creatività, e se la sensorialità è il nuovo canale di accesso alle esperienze più gratificanti, allora il benessere del corpo si allarga al benessere del pubblico (civitas) e più in generale del pianeta. La sostenibilità è sia ecologica che culturale, non più vissuta in termini ideologici ma veicolata dall’emozione. È il percorso di tendenza Emotion Soutenible, in cui la correttezza dei processi diviene metro di giudizio per l’estetica. Il riferimento d’obbligo va ai Campana Brothers, i cui lavori per Edra si nutrono da quell’incubatoio di proposte per l’organizzazione della quotidianità nel caos urbano e antropologico che sono le strade di San Paolo.
Henk Hofstra - The Blue Road - aprile 2007
Cortocircuiti di questo tipo trovano una corrispondenza precisa anche nella tendenza Multiplayer Renaissance, che vede la rete sostenere il gioco della condivisione di intelligenze su più livelli, sia virtuali che reali. Il Brasile è non a caso la comunità virtuale più densa del pianeta dopo Usa, Francia e Germania, e oggi lancia l’happy hour del lunedì mattina, per cominciare la settimana all’insegna della convivialità.
Il pubblico, l’impollinazione, la pluralità delle energie che si nutrono a vicenda anziché depredarsi l’un l’altra ci consegnano un’estetica di consumo che si esprime in forme multiple ed evolutive. Ogni giorno si riaprono i giochi, e il mondo è sempre di nuovo da ripensare. È quanto coglie l’ultima tendenza, Pluriversus Trasformactio, che pone al centro fenomeni di rottura da cui sgorgano progettualità anarchiche ma non aggressive, che adottano linguaggi espressivi il cui senso sta tutto nella non riducibilità dell’uno all’altro. È il caso per esempio dell’artista brasiliano Alexandre Orion, che ha disegnato un ossario pulendo la fuliggine dal Max Feffer Tunnel di San Paolo.
Nell’epoca della globalizzazione l’incontro fertile dei genius loci sta generando una “reazione chimica” di culture diverse che si incontrano non come turisti ma come abitanti dello stesso pianeta, utenti dello stesso web, esseri viventi che respirano la stessa atmosfera e sono soggetti alle stesse minacce climatiche. È, questa, l’epoca del Grande Incontro delle culture, e soprattutto delle persone.
Alexandre Orion - Ossario - photo Gilberto Topczewski
La caduta delle meta-narrazioni ha fatto emergere quello che c’era sotto le diversità culturali, che non era una “sostanza” universale ma un‘energia creativa che scorre nei corpi e nel sentire di tutti gli abitanti del globo, un genotipo creativo (l’uomo) la cui natura è quella di manifestarsi in mille fenotipi diversi che reagiscono l’uno sull’altro generando senso nuovo e ancora ogni volta nuovo.
La creatività -intesa come reazione positiva del diverso sul diverso, laddove la reazione negativa sarebbe la guerra- si presenta così come la vera koinè universale del Grande Incontro. “Si riparte dalle esperienze singolari, personali, reali. Non più l’unicità un po’ stravagante che isola e che divide […], ma l’unicità da condividere come ricchezza dell’insieme. Dello stare insieme. Nelle piazze, nella strade, nelle città di tutto il mondo. Trent’anni fa si condividevano le stesse idee che si trasformavano in ideologia, oggi si condividono esperienze diverse che si trasformano in percorsi universali, anche di stile” [1]. Questo processo, oltre a essere compreso razionalmente, dovrà essere sentito concretamente. E il propellente di questo sentire condiviso che porterà al Grande Incontro delle persone del pianeta sarà, anzi è già, la creatività.

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stefano caggiano


[1] Francesco Morace (a cura di), Real Fashion Trends, Libri Scheiwiller, Milano 2007, pp. 7-8.

[exibart]

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