27 ottobre 2008

Addio a Michele Piccirillo, missionario del bello in Terrasanta

 

di

Michele Piccirillo

Lo avevamo conosciuto nel febbraio del 2000 a Milano, in occasione della grande mostra “In Terrasanta” che aveva curato con il professor Franco Cardini a Palazzo Reale, e che ripercorreva la storia dei secolari rapporti tra Oriente e Occidente, proficui come nel caso dei commerci e degli interscambi culturali, nefasti con la tragedia delle Crociate. Negli ultimi mesi era stato colpito da un tumore: così Michele Piccirillo si è spento ieri notte a Livorno, mentre si trovava convalescente in casa di parenti. Aveva 64 anni. Un uomo energico, coltissimo, che sin da giovane, vestendo gli abiti francescani, aveva voluto ripercorrere le orme del poverello d’Assisi anche recandosi in Terrasanta. Il frate umbro vi andò alla fine degli anni Dieci del Duecento per predicare la Buona Novella, ma non riuscì a convertire il Sultano d’Egitto, gettando però le basi per la Provincia francescana di Terra Santa che, fondata nel 1217, si estendeva a tutte le regioni del bacino sud-orientale del Mediterraneo, dall’Egitto fino a oltre la Grecia. Ma Piccirillo, nato nel 1944 a Casanova di Carinola, in Campania, fece di più, lavorando per la tutela del patrimonio culturale e archeologico dei luoghi sacri divenendo famoso in tutto il mondo come archeologo e come biblista. Frate Piccirillo in Terrasanta visse a lungo partecipando a decine di campagne di scavi, su entrambe le sponde del Giordano, in particolare sul Monte Nebo, riportando alla luce chiese, conventi e mosaici bizantini di immenso valore artistico e storico, affermandosi come uno dei principali esperti di archeologia biblica. Questo “Indiana Jones” in tonaca era un uomo dottissimo ma anche simpatico e pieno di umorismo. Pur lavorando in un’area tutt’altro che tranquilla – Israele, la Giordania, i territori occupati, la striscia di Gaza, Gerusalemme, la Siria -, non esitava a fare da guida a pellegrini, di qualsiasi provenienza e rango, sulle strade della Terra Santa. Così nel 2000 accompagnò sul Monte Nebo papa Giovanni Paolo II, e l’anno successivo il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Il tutto senza timori né tremori. In una zona dove la tensione è sempre palpabile, e il rischio attentati (soprattutto dopo il punto di non ritorno dell’11 settembre 2001) è all’ordine de giorno, aveva aperto a Gerico una scuola di restauro, e non temeva di riconscere che l’arte bizantina poté continuare ad accrescere il suo splendore anche sotto il califfato omayyade, senza soluzione di continuità. «Ho visto il frutto del mio lavoro diventare testimonianza di un impegno di pace tra popoli ostili», spiegava con orgoglio a chi lo andava a trovare nel suo studio nel Convento della Flagellazione a Gerusalemme, una stanza dove dormiva, lavorava e riceveva, pregna di libri, carte, reperti e antiche monete. In questi mesi, prima che il male lo cogliesse, padre Piccirillo stava lottando per preservare dall’urbanizzazione israeliana e dagli attacchi del fondamentalismo islamico i luoghi della memoria cristiana. Ai cristiani di casa nostra, che si interessavano solo ai simboli eclastanti dei Luoghi Santi, egli ricordava le tante chiese e cappelle che, distrutti dalle guerre, erano finiti chissà dove, sotto l’asfalto di nuove strade. «Il passato – ripeteva scuotendo la testa – è un tessuto di testimonianze. Se si riduce a pochi simboli, per quanto importanti, esso è irrimediabilmente perduto». Chissà chi, ora, sarà in grado di raccoglierne la pesantissima eredità. I funerali si svolgeranno mercoledì 29 ottobre alle 10.30, a Roma, presso la Basilica di Sant’Antonio. La salma sarà esposta per un omaggio il giorno prima, presso la delegazione di Terra Santa a Roma, in via Matteo Bogliardo 16. (elena percivaldi)

[exibart]

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