25 gennaio 2009

IL CANOVA CHE AVANZA

 
Ancora lui: il bell’Antonio. Dopo Roma, Milano e Possagno, lo scultore pieno di grazia arriva a Forlì, in una mostra dove battono i cuori di Raffaello e di Hayez. La presenta uno dei suoi curatori, Fernando Mazzocca...

di

Professor Mazzocca, perché un’altra mostra su Canova?
In questi ultimi anni la conoscenza del grande scultore ha avuto uno straordinario incremento grazie al moltiplicarsi degli studi, al recupero di nuove opere e documenti. Le ultime mostre, quella della Galleria Borghese a Roma e la successiva di Palazzo Reale a Milano, riguardavano aspetti particolari della produzione canoviana. Questa di Forlì si presenta ora più completa, per la maggior quantità di opere e per la presenza di dipinti e disegni, ma anche perché ricostruisce, attraverso sculture e quadri di altri artisti, uno sfondo affascinante che aiuta a capire meglio il tempo e l’arte di Canova, verso il quale il pubblico attuale dimostra una sensibilità maggiore rispetto a pochi anni fa.

Perché una collocazione “periferica” come Forlì?
Forlì, una grande città d’arte, non era assolutamente periferica ai tempi di Canova, ma molto aggiornata. Tanto che la si può definire, e tale venne allora considerata, “città canoviana”. Per Forlì – fatto assolutamente eccezionale e che non si verificò per nessun altro centro italiano eccetto Roma e Venezia, viste la fama dello scultore e le continue richieste – Canova realizzò tre capolavori: l’ultima e la più bella versione di Ebe, che ancora si trova nella Pinacoteca Civica della città romagnola, la celebre Danzatrice con il dito al mento dispersa dopo la morte per un atroce e misterioso fatto di sangue del suo proprietario, il banchiere Domenico Manzoni, e la Stele funeraria dello stesso Manzoni, conservata in una chiesa forlivese. Inoltre Melchiorre Missirini, segretario e biografo dell’artista, ha lasciato alla Biblioteca Piancastelli di Forlì un magnifico album di ben trenta straordinari disegni canoviani, che saranno esposti per la prima volta in questa occasione. Antonio Canova - Venere italica - Palazzo Pitti, FirenzeVa aggiunto poi il fatto che i due grandi papi per cui lavorò Canova, Pio VI e Pio VII, erano entrambi di Cesena, vicinissima a Forlì.

Quale sarà il filo conduttore dell’esposizione?
La mostra, partendo da queste opere e dal rapporto tra Canova e i pontefici, ripercorre l’esperienza dello scultore a tutto campo, sottolineando con capolavori come i due colossali Pugilatori dei Musei Vaticani (promotori con l’Ermitage e il Polo museale fiorentino della rassegna) il motivo dominante della sua poetica: la sfida all’antico. Mentre l’Ebe introduce al tema universale della grazia e della giovinezza fondamentale nell’opera canoviana, estendendolo ad altri capolavori, come Amore e Psiche o la Venere Italica. Mentre la Danzatrice, presente nelle due versioni, estende il percorso ad un’altra tematica dominante, quella della musica e della danza, espressa anche in pittura e in una serie di straordinari disegni. Infine si tocca il tema della morte, la cosiddetta dimensione dello “scultore filosofo” attraverso le stele funerarie e i celebri bassorilievi sulle ultime ore di Socrate. Ma il cuore della mostra è il confronto tra Canova e Raffaello. Saranno affiancati i rispettivi autoritratti, per sottolineare come furono affiancati e celebrati come le due glorie dell’arte italiana.

Oltre a lei, cureranno la mostra Antonio Paolucci e Sergéj Androsov. Proporrete una lettura univoca o ciascuno sosterrà una propria linea?
C’è stata una grande sintonia nella preparazione e nelle scelte assolutamente condivise.

Quali saranno le novità di questa rispetto alle precedenti rassegne dedicate allo scultore veneto?
La grande novità è quella di aver confrontato, per la prima volta, la scultura di Canova con la pittura contemporanea, ma anche, sempre per la prima volta, l’aver chiarito la genesi di alcuni capolavori, Antonio Canova - Danzatrice con le mani sui fianchi - Hermitage, San Pietroburgocome nel caso di Ebe e della Danzatrice, affiancando alla scultura canoviana i modelli antichi, la Danzatrice di Tivoli e l’Arianna sulla pantera, ma anche un grande esempio rinascimentale come il celebre Mercurio in volo di Giambologna.

Sono state effettuate scoperte biografiche o nuove attribuzioni che possano ampliare o aggiornare la biografia e il catalogo dell’artista?
Sono state trovate diverse notizie biografiche rispetto al rapporto con Forlì e i personaggi emiliani. Mentre sono state scoperte opere disperse come un secondo Busto di Domenico Cimarosa, il grande musicista napoletano molto amato da Canova, un quadro molto bello rappresentante il giovanissimo e bellissimo principe polacco Henryk Lubomirski, che lo scultore aveva rappresentato in marmo come Amore, ma soprattutto – e questo sarebbe sensazionale – potremmo probabilmente aver rintracciato la “perduta” Danzatrice col dito al mento.

A proposito di catalogo… su quali argomenti di focalizzano i saggi raccolti nella pubblicazione che accompagnerà la mostra?
Approfondiscono i temi del percorso espositivo, a partire dal rapporto tra Canova e i due pontefici romagnoli Pio VI e Pio VII, Canova e la danza, Canova e la contemplazione della morte, la gloria di Canova e il confronto con Raffaello e Tiziano, ma anche alcuni personaggi emiliani che, come Pietro Giordani, Leopoldo Cicognara e Melchiorre Missirini, sono stati i più grandi amici e i maggiori interpreti dello scultore.

Il sottotitolo recita: L’ideale classico tra pittura e scultura. In che misura e che in che modo la pittura sarà presente nel percorso espositivo?
È una presenza decisiva per capire l’opera di Canova, attraverso artisti che, come Gavin Hamilton, Angelica Kauffmann, Giovanni Battista Lampi, Gaspare Landi, hanno trattato gli stessi temi in pittura. Avremo dipinti precedenti con cui lo scultore si è confrontato e altri che invece si ispirano alle statue canoviane. Fondamentale è la presenza, con una serie nutrita di capolavori, di Francesco Hayez, il quale ebbe in Canova un grande amico e consigliere. Proprio Hayez si può considerare il “vero erede” di Canova, avendone ripreso molti suoi temi, come la Maddalena o Venere. Sarà straordinario vederli vicini.
Bertel Thorvaldsen - Ganimede e l'aquila - Musei Civici, Brescia
Può dirci qualcosa dell’allestimento?

Sarà molto particolare e seducente, grazie all’impiego di stoffe e di specchi che creano l’atmosfera adatta a far risaltare la sensualità dei marmi di Canova. Mentre alcune sculture ruoteranno su se stesse, con un procedimento che egli stesso consigliava per poterle apprezzare nella loro straordinaria dinamica di forme che vivono nello spazio.

Canova “classico”… e moderno?
Canova è l’ultimo di una grande tradizione, iniziata nell’antica Grecia, ma anche il primo grande scultore moderno, avendo rivoluzionato la tecnica della scultura, che dopo di lui non sarà più la stessa. La concezione dinamica della forma plastica, che crea il suo spazio, alla radice dell’arte contemporanea ha origine proprio in Canova.

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a cura di anita pepe

*articolo pubblicato su Grandimostre n. 2. Te l’eri perso? Abbonati!


dal 25 gennaio al 21 giugno 2009
Canova – L’ideale classico tra scultura e pittura
A cura di Sergéj Androsov, Fernando Mazzocca e Antonio Paolucci
Musei San Domenico
Piazza Guido da Montefeltro, 2 – 47100 Forlì
Orario: da martedì a venerdì ore 9.30-19; sabato, domenica e festivi ore 9.30-20
Ingresso: intero € 9; ridotto € 6
Catalogo Silvana Editoriale
Info: tel. 199199111 / +39 0543712659; museisandomenico@comune.forli.fc.it; www.mostracanova.eu

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