25 marzo 2009

RAGAZZI FUORI

 
Giovani, eccentrici e… di passaggio. Dopo nove mesi di vacanza, riapre la Project Room del Museo Donnaregina, affidata fino al 2010 alle cure di Eugenio Viola e Adriana Rispoli. Che, per cominciare, sono finiti in mezzo alla strada...

di

Innanzitutto, perché voi?
Perché eravamo giovani carini e disoccupati! Scherzi a parte, potremmo considerare il nostro incarico al Madre come il riconoscimento di un lavoro svolto sul campo e sul territorio con i giovani artisti napoletani, nostri compagni di strada, cui la Project Room è dedicata.

Il primo step, Empathy, con le affissioni di Mariangela Levita, è partito un po’ in sordina. Perché?
Non riteniamo sia partito in sordina. L’apparente cripticismo che ha accompagnato questo intervento urbano è in realtà mimetismo. In questo senso, concettualmente è perfettamente riuscito. Empathy è un lavoro modulato in sei declinazioni, che già da tre settimane abita la cartellonistica pubblica cittadina e, come identity brand del progetto Transit, ci accompagnerà ininterrottamente per l’intera programmazione, fino al 2010.
Adriana Rispoli ed Eugenio Viola
Il secondo step, Transit, prevede una serie di scambi e gemellaggi. Illustratecelo?

Transit è il progetto generale sul quale s’innestano gli altri due, Spot e Tangenze. Transit riflette sulla posizione geopolitica e sul sostrato antropologico di Napoli, sul ruolo centrale che la città occupa in quello che una volta era definito il mare internum. Napoli città-frontiera, ultima città europea e, allo stesso tempo, prima città mediterranea. In questo senso, città-soglia. Partendo da questo presupposto abbiamo scelto di gemellare Napoli con Il Cairo, Istanbul, Tel Aviv, Beirut e Atene, città accomunate dall’essere luoghi di transito ricchi di contraddizioni e lacerazioni, ma dal sostrato creativo estremamente fertile, sebbene “eccentriche” rispetto alle grandi capitali del sistema dell’arte. Lo scambio, organizzato in cinque mostre, si avvale della collaborazione di curatori e istituzioni locali e propone una serie di bi-personali (1 artista napoletano – 1 artista straniero) in due tempi: il primo con progetti site specific al Madre, il secondo spostando la mostra nell’istituzione della città di provenienza dell’artista straniero invitato. Partiamo il 26 marzo con Transit 1, che giustappone il lavoro di Domenico Antonio Mancini a quello di due artisti egiziani, Sherif El-Azma e Nermine El Ansari, i quali hanno prodotto lavori rigorosamente site specific, riflettendo l’uno sulle peculiarità del Paese dell’altro. Il 24 maggio, la mostra sarà riallestita nella Townhouse al Cairo. Non parliamo di vere e proprie residenze, ma di un periodo di “osservazione” degli artisti stranieri a Napoli e dei napoletani nelle città gemellate, all’incirca di venti giorni, concepito per dar loro l’opportunità di entrare almeno in contatto con i rispettivi milieu e di poterne percepire “l’odore”.
Mariangela Levita - Empathy - 2009 - cm 100x140 ognuno - courtesy l’artista - photo Luciano Romano
Fuori i nomi…

Domenicodaniloraffaellamaraeugenio…

Di quale budget potete fruire?
Non abbiamo un budget prefissato. È calcolato di volta in volta in base a ogni progetto singolarmente presentato. Com’è ovvio, non pretenderemo di produrre un teschio in diamanti, almeno per il momento…

Pur riconoscendo una totale autonomia di scelta, i vostri predecessori, Gigiotto Del Vecchio e Stefania Palumbo, lasciavano trapelare come la PR risultasse sostanzialmente sganciata dalle “principali” attività del museo. L’impressione rimane o l’atteggiamento è cambiato?
Non ci sentiamo affatto slegati dal museo. È nostra intenzione, anzi, connetterci alle sue attività espositive principali. Un esempio è sicuramente l’intervento di Mancini, che dalla Project si estende e si vaporizza nella mostra di Alighiero & Boetti. Lo stesso dicasi per Tangenze, ovvero la programmazione del mese di giugno interamente dedicata alla performance, realizzata in concomitanza col Napoli Teatro Festival e che si disseminerà, ancora una volta, all’interno del museo. Non mancheranno le sorprese, ma qui i nomi non li tiriamo fuori nemmeno sotto tortura!

Mariangela Levita - Empathy - 2009 - cm 100x140 ognuno - courtesy l’artista - photo Luciano RomanoQuale sarà la vostra linea curatoriale?
Le linee guida che ci siamo preposti mirano alla delocalizzazione, al transito, allo slittamento fisico e metaforico, all’ibridazione…

Con quale criterio scegliete gli artisti, e i napoletani in particolare?
Abbiamo scelto artisti la cui ricerca verte sostanzialmente su aspetti sociali, geografici, antropologici, politici. Fondamentale è anche il tipo di approccio al progetto. Gli artisti infatti sono accomunati, anche se non in maniera totalizzante, da un modus operandi elastico e processuale.

Cosa non vedremo nella PR?
Ne combineremo di tutti i colori!

Che “scadenza” ha la vostra programmazione? Forniteci qualche anticipazione…
La programmazione è pianificata fino al marzo 2010. Intervalleremo le mostre principali di Transit con una serie di Spot, appuntamenti espositivi dedicati ad artisti ancora più giovani e praticamente alla loro prima esperienza, o quasi.

Avrete gli occhi di tutti addosso…
Che Iddio, o chi per lui, ce la mandi buona.

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L’intervista ai predecessori

a cura di anita pepe

[exibart]

11 Commenti

  1. ma come si fa ad affidare la programmazione della Project room del Madre ad una segretaria di galleria ,il cui curriculum per il cinquanta percento è fondato su mostre fatte grazie allo sponsoraggio del suo precedente datore di lavoro,ed ad un curatore che non si è nemmeno mostrato, per difendere un giovane artista da loro voluto per ben due mostre in città e che oggi per una modesta opera esposta al pan è stato oggetto di stupro mediatico-politico(Devia-Cristo col Condom)….ma li leggete i Curriculum?
    E poi che faranno ? Per riconoscenza al loro gallerista aiuteranno gli artisti che hanno promosso quando facevano gli assistenti? Mah Napoli è sempre una piccola ed insignificante realtà nel panorama nazionale….

  2. La solita fuffa la fanno quelli che vedono solo Milano, Londra, New York, e adesso, sopra ogni altro luogo BERLINO BERLINO e solo BERLINO. Che palle!

  3. La cosa più schifosa che l’arte a napoli è diventata un giro che si fa tra poche persone…sempre la solita gente, solite cose..soliti artisti…soliti curatori…ma cambiate un pò qualcosa nella vostra vita!

  4. Sinceramente ancora non capisco dove sia il problema, ma cosa vi aspettavate da due come questi?????????
    E poi Berlino,Berlino, Berlino, non sanno nemmeno dove si trovi su una cartina geografica, stanno fermi a Bagnoli…. Su su che un anno passa in fretta e tutto finirà dentro il baule degli sconosciuti…. Bah!!!!!

  5. Bravi Viola e Rispoli! Bravo il Madre ad aver puntato su di loro. Indipendentemente dalla qualità del loro predecessore è buona cosa un sano avvicendamento. Se poi questo si realizza con l’incarico di due curatori che hanno dimostrato nei fatti di essere capaci di gestire eventi in cui finalmente si vede qualcosa di interessaante, in una città dove tutti vogliono parlare ed emettere solo sentenze, bocciando tutti o tutto solo perchè è di moda, o più spesso perchè i propri interessi privati non sono stati soddisfatti nel progetto… allora EVVIVA VIOLA E RISPOLI
    C’è infine da dire che nessuno nasce curatore… aver fatto l’assistente di galleria penso arricchisca di molto il loro curriculum, alcuni si sentono nati col dono del giudizio… senza cognizione di causa, almeno loro l’hanno approfondito anche nei giochi non sempre limpidi che il mercato suggerisce e impone alle gallerie che a differenza di enti pubblici non sono “sponsorizzate”. Ora, in piena libertà, ci aspettiamo grandi cose da loro, dato che le premesse ci sono tutte! PS A conferma di cio: Bello e interessante il primo appuntamento Transit 1 del 26 Marzo!!! Complimenti!

  6. No non sono Eugenio Viola, e se mettessi (come ho fatto io) una email al posto dell’anonimato ti inviterei a verificare di persona incontrandoci. Comunque sei la conferma esatta di quanto ho già scritto “una città dove tutti vogliono parlare ed emettere solo sentenze, bocciando tutti o tutto solo perchè è di moda, o più spesso perchè…”
    A presto

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