27 settembre 2009

SVIZZERA? NO, ROMA!

 
E poi ancora Milano e Venezia, che con la sede capitolina di Villa Maraini agiranno come “parti di un corpo unico”. La similitudine è di Salvatore Lacagnina, fresco responsabile artistico degli Istituti Svizzeri in Italia. Dei quali illustra obiettivi e progetti...

di

Innanzitutto l’iter della tua nomina a responsabile
artistico degli Istituti Svizzeri…

C’è stato un concorso internazionale al quale ho
partecipato, dopo che mi era decaduto il contratto alla Galleria Civica
Montevergini di Siracusa. Pensavo fosse interessante lavorare in Italia per
un’istituzione europea. E poi mi sembrava che un Istituto che si occupa di
cultura ad ampio raggio fosse adatto a quello che cercavo in quel momento.

Quale collaborazione pensi si possa creare fra
l’Istituto Svizzero e le altre accademie straniere presenti a Roma?

Queste sinergie esistono da tempo, e negli ultimi due-tre
anni, grazie al lavoro di molte persone, sono divenute sempre più visibili. Per
adesso sono più interessato alle interazioni con la città di Roma, con le
persone che vi lavorano e con le istituzioni. La presenza di numerosi critici,
curatori, collezionisti, galleristi e del pubblico che ha affollato l’Istituto
in questi primi mesi di lavoro ci dà molta fiducia. E poi, speriamo di
contribuire nel portare a Roma sempre più personaggi della scena
internazionale.

Il giardino di Villa MarainiQuali sono le linee guida del tuo progetto, sia per
quanto riguarda la sede romana dell’Istituto che i distaccamenti a Milano e a
Venezia?

Tra gli obiettivi principali c’è quello di rendere le tre
sedi parti di un corpo unico. Spesso le attività sono pensate in sinergia, come
se tutto si svolgesse in un unico luogo. So che sarà difficile percepire
questo, ma per esempio il prossimo autunno presenteremo tre personali di tre
giovani artisti svizzeri di grande qualità (Luca Frei a Milano, Pamela
Rosenkranz a Venezia, Kilian Ruthemann a Roma). Andrebbero lette tutte e tre
insieme, come parti di un unico progetto. Poi vogliamo sperimentare format che
consentano di mettere insieme le varie discipline artistiche e la ricerca
universitaria, non più con l’idea della pluridisciplinarità, ma con l’idea
della necessità.

Necessità?
Sì. Necessità è una parola che mi piace in questo momento.
Dovremmo fare le cose quando sono necessarie. Mettere l’arte dov’è necessaria.
A volte è necessaria un’immagine, a volte un suono, altre una parola, o un
movimento, a volte una festa. Non da ultimo, vogliamo che l’Isr in tutte le sue
sedi sia un luogo di produzione di idee aperto a tutti. Escludendo i patrocini
e i sostegni ad attività esterne, produciamo tutti i progetti interamente.

Hai a disposizione quattrini a sufficienza?
Per quest’anno 255mila euro per le tre sedi. Comprensivo
di tutto. E uno staff di quattro persone.

Il nuovo incarico ti ha costretto, dopo molti anni a
Milano, a un trasferimento a Roma. Qualche impressione sulla città da
neoabitante…

Potrei citare molta letteratura… Roma è una città
pericolosa, ti toglie tutte le energie, a forza di meraviglia.
Fabian Marti - veduta dell'allestimento presso Villa Maraini, Roma 2009
Da giovanissimo sei diventato direttore della Galleria
Civica di Siracusa. Quale tesoro ti porti dietro da quell’esperienza, in
termini di modalità operative, approccio, contatti?

Quella è stata una storia irripetibile. Il lavoro “in
periferia” è molto importante. È un continuo esercizio di rischio e di
resistenza. Si lavora sul serio con gli artisti. Senza vie d’uscita. Il caso ha
voluto che l’ultimo progetto realizzato a Siracusa fosse una collaborazione con
la Biennale di Berlino. Uno dei curatori, Adam Szymczyc, è il direttore della
Kunsthalle di Basilea. Una sorta di passaggio del testimone, da un’istituzione
a un’altra. Ora con Adam ci si incontra sempre più spesso e spero che potremo
realizzare presto un progetto insieme, tra Roma e Basilea.

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Golia
e Marti a Villa Maraini

a cura di massimilano tonelli


*articolo pubblicato su Exibart.onpaper n.
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11 Commenti

  1. Salvatore Lacagnina sembra un operatore “sano”. Staremo a vedere, anche se su i giovani servirebbero scelte un po’ più coraggiose. Frei,Mancini,Miliani hanno lavori rispettabile ma se cambiano l’ordine dei nomi con le loro opere il risultato non cambia. Questo relativismo colto e cheap, espresso con soluzioni formali stereotipate, mi sembra ormai sovraprodotto ed eccessivo.

  2. Congratulazioni a Salvatore Lacagnina. Bravo.
    Non ascoltare i consigli di Luca Rossi, mi raccomando. No scherzo, ammiro il blog di Luca Rossi.
    Caro Luca Rossi si dice tu sia l’artista Enrico Morsiani che agisce con la collaborazione di Lino Baldini e Umberto di Marino, ma è vero? Se si bravo, anzi bravi, grande operazione! Vi stimo.

  3. …. appunto smettetela di dare fastidio a Luca Rossi proiettato nel XXI secolo. Mandiamo pizze in giro e cambieremo l’arte.

  4. Luca Rossi è sicuramente Enrico Morsiani, ma escludo del tutto un coinvolgimento di Baldini o Di Marino, questi sono operatori del settore fin troppo navigati e se avessero saputo avrebbero fatto il possibile per dissuadere il Morsiani da questa operazione suicidio in cui si è avventurato.

  5. escluderei tutte le ipotesi rossiche formulate… troppo ignorante e analfabeta per essere uno come Fassi, ma neanche Romano o Morsiani… i loro lavori sono molto più intelligenti che mandare pizza e fichi sperando di generare un pensiero critico.

  6. E’ molto divertente vedere come il sospetto e il pettegolezzo possano essere fertili. Non ho parole. Condivido alcuni aspetti di luca rossi ma non sono lui. O come si suol dire: siamo tutti luca rossi. Quindi vi chiedo cortesemente di finirla.

  7. siiiiii, Morsiani è Luca Rossi, è stato scoperto!
    il tono è lo stesso. siiiiiii.
    ahahahahahaha
    Morsiani sei stato sgamato!
    SFIGATO!

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