06 maggio 2024

Mark Bradford e Rio Terà dei Pensieri: cooperazione per il riscatto sociale

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Dal 2016, l'artista americano Mark Bradford e la Cooperativa Sociale Rio Terà dei Pensieri hanno dato vita, a Venezia, a un progetto per il riscatto delle persone detenute: la storia raccontata in un libro pubblicato da Hauser & Wirth

Mark Bradford a lavoro su "Borsa", opera a sostegno di "Process Collettivo" © Mark Bradford Courtesy the artist and Hauser & Wirth Photo- Keith Lubow

Nel temporary bookshop aperto da Hauser & Wirth Publishers in Campo San Maurizio, a Venezia, oltre al nuovo volume Mark Bradford: Process Collettivo, si potevano acquistare Borsa, un’opera in edizione limitata dell’artista americano, e altre pubblicazioni della casa editrice della super galleria, dedicate i temi della riforma carceraria. I proventi delle vendite di Mark Bradford: Process Collettivo e di Borsa supporteranno il lavoro di Rio Terà dei Pensieri, cooperativa sociale che crea opportunità di lavoro con e per persone detenute nella Casa circondariale maschile Santa Maria Maggiore e nel Carcere femminile della Giudecca, a Venezia (già sede del Padiglione Vaticano alla 60ma Biennale d’Arte Contemporanea).

Mark Bradford Process Collettivo, Hauser & Wirth Publishers, 2024. Cover

Process Collettivo: il progetto di Mark Bradford e Rio Terà dei Pensieri

La collaborazione tra la Cooperativa Sociale Rio Terà dei Pensieri e Mark Bradford è iniziata nel 2016, durante la preparazione dell’artista per la sua mostra personale Tomorrow is Another Day alla 57ma Biennale di Venezia, dove rappresentava gli Stati Uniti. Da questo incontro è nato Process Collettivo, un progetto che si basa sul principio di ascolto allo scopo di aumentare l’attenzione per le persone ai margini della società e di incrementare le opportunità lavorative e formative in carcere e sul territorio cittadino come strumento per il loro riscatto.

Bradford, nato nel 1961 a Los Angeles, dove vive e lavora, è un artista noto soprattutto per i suoi quadri astratti di grandi dimensioni realizzati con carta, ma anche per l’impegno sociale che caratterizza il suo lavoro. Nella convinzione che l’arte non debba essere estranea dal contesto sociale in cui è inserita e che sia necessario renderla accessibile a chiunque, l’artista ha deciso di sfruttare il palcoscenico mondiale della Biennale per mettere in luce e sostenere un modello di cooperazione sociale che interviene nel sistema penitenziario, attraverso la creazione di opportunità lavorative per i detenuti e per chi torna in libertà.

A partire dalla realtà esistente dei laboratori della cooperativa, Bradford ha inoltre promosso l’apertura di un negozio nella zona dei Frari, nel centro storico di Venezia, per far conoscere e vendere ai cittadini e ai molti visitatori di passaggio i prodotti artigianali realizzati dai detenuti e dalle detenute: borse e accessori Malefatte, magliette e cosmetici naturali.

Il volume pubblicato da Hauser & Wirth

Quest’anno, in occasione della Biennale di Venezia 2024 e per celebrare Process Collettivo, la casa editrice della galleria internazionale Hauser & Wirth – la ci sede di Monaco ha ospitato una personale dell’artista a ottobre 2023 – ha pubblicato Mark Bradford: Process Collettivo. Curata da Nicole R. Fleetwood, che ha scritto anche l’introduzione, la pubblicazione contiene un dialogo tra l’artista e l’ex presidente di Rio Terà, Liri Longo, insieme a nuovi testi di Asale Angel-Ajani, Elisabetta Grande, Mitchell S. Jackson e Jessica Lynne, incentrati sullo stato delle carceri italiane, sui sistemi carcerari italiani e americani, sulla creatività nelle carceri e sulla collaborazione come esempio concreto di pratiche sociali. 

Bradford ha inoltre creato un’opera in edizione limitata per la raccolta fondi a sostegno di Rio Terà e per nuove progettualità future che verranno promosse grazie a Process Collettivo. Realizzata in collaborazione con Berengo Studio di Murano, l’opera è una tote bag in vetro, con riferimento sia alle borse in PVC realizzate nel laboratorio del carcere maschile sia a quelle presenti nelle fiere d’arte, come in Biennale, sulla quale Bradford ha inciso un codice sulla sua superficie, a simboleggiare la temporalità della detenzione. 

«Nella mia pratica, luce e ombra coesistono nello stesso spazio. Non sto dicendo che non si possa godere della bellezza di Venezia, ma le persone detenute esistono qui accanto a tutti gli altri», così Bradford ha commentato il progetto e le contraddizioni, spesso nascoste, delle città contemporanee, che siano mete artistiche o meno.

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