17 gennaio 2010

Il Madre? Un esempio di gestione. Ma qualcuno non è d’accordo…

 

di

Heaven di Damien Hirst, all’ingresso del Madre
La notizia, a rigor di cronaca, è molto lineare, diffusa con giusto orgoglio nei giorni scorsi: “Il museo Madre è stato indicato come esempio di buone pratiche nell’utilizzo di fondi europei secondo il Rapporto strategico nazionale per l’attuazione della politica di coesione, documento curato dal Dipartimento dello sviluppo e la coesione economica del Ministero del Tesoro e trasmesso alla Commissione lo scorso 30 dicembre”.
Qualcuno dirà che il riconoscimento è meritato, altri no, normale dialettica. Ma il museo Madre va oltre, comunicando che “la notizia arriva in un momento già favorevole per il museo partenopeo – in seguito al riconoscimento di pubblico dopo l’apertura della mostra Barock (fino al 5 aprile 2010) – e premia l’attuale e precedente (2000-2006) attività e del Madre così come la gestione moderna e innovativa di Scabec”.
E a questo punto qualcuno di quelli che non sono d’accordo ha deciso di dirlo, con una lettera inviata ad Exibart che mette al centro proprio la gestione della mostra Barock. È Guido Cabib, gallerista napoletano già agli onori delle cronache artistiche per aver sollevato lo scandalo del Premio Cairo.
Si produce oscurantismo anche se la gestione di un bene pubblico, in questo caso il Museo Madre, non è tenuta con chiarezza e trasparenza – affonda Cabib nella lunga lettera, di cui riportiamo i passi salienti -. […] Con la Deliberazione relativa a Barock – Ritorno al Barocco. Arte, Religione e Scienza nell’età Contemporanea, scaricabile facilmente dal Burc Campania, veniamo a conoscenza di quanto e come sia stata finanziata. La delibera fa riferimento al progetto presentato dal Direttore Generale della Fondazione Donnaregina a sostegno della richiesta di finanziamento che in complesso ammonta ad euro 1.000.000,00 oltre iva.
Orbene, se approfondiamo la delibera, notiamo che forma parte integrante della stessa l’allegato, sia economico che esplicativo delle attività da porre in essere per giungere alla realizzazione della mostra (che già ha cambiato nome dal progetto presentato, cancellando le parole “Ritorno al barocco” ed inserendo la parola “tecnologia”).
E da questo sappiamo che:
Produzione di opere site specific: 300mila euro sarebbero dovuti essere spesi per la produzione “site specific” di Matthew Barney, Domenico Bianchi, Micol Assael, Bianco Valente, Mircea Cantor, Jannis Kounellis, Anish Kapoor, Douglas Gordon, Carsten Nicolai. Nelle schede allegate, si specificano dettagliatamente le opere e già vengono in mente due quesiti importanti, il primo riguarda il fatto che quasi mai, nella descrizione delle opere, si fa riferimento ad una produzione che coinvolge gli artigiani e/o i produttori che risiedono nel nostro territorio, in modo tale che attraverso l’utilizzo di queste professionalità si sarebbe potuta ottenere una corretta ricaduta sul tessuto economico e sociale tanto sofferente e povero. Inoltre perché bisogna far produrre a nomi quali Barney, Kounellis, Kapoor etc, opere con i nostri soldi per poi restituirle ancora a nostre spese (I trasporti ed assicurazioni sono finanziati con 100mila euro) ai legittimi proprietari? Ma queste domande cadono nel vuoto poiché, ad eccezione di Bianco-Valente, Assael, Bianchi, Kounellis e Fontaine, tutte le opere presentate in mostra sono state prodotte precedentemente (dal 1977 al 2008). Cosa è successo? Perché il concept della mostra sulla base del quale è stata adottata la delibera 1547 è cambiato? Esiste una deliberazione che corregge la precedente? Si possono presentare progetti alla Regione Campania basati su di un concept ed un budget corrispondete e poi cambiare il concept senza cambiare il finanziamento?
Campagna fotografica per la comunicazione dell’evento: a questo sono destinati 100mila euro, di cui 35mila per l’ideazione, 25mila per fee al fotografo e diritti, 30mila per costi di produzione (fotografie di grosse dimensioni su pannelli di alluminio e plexi costano a Milano circa 1.200 euro l’una!) e per finire 10mila per post produzione e consegna. Di tutto questo non si hanno notizie o almeno non ne ho io; forse 30 foto di grande dimensione non passano inosservate, ma ripeto non ne ho notizia, forse arriveranno, forse conosceremo i nomi dei fotografi un giorno o forse no… Eppure il Concept spiega dettagliatamente a cosa e come sarebbe stata utilizzata la suddetta Campagna 
Piano media: questa voce conta 200mila euro, inutilizzabili perché non si è visto nulla della Campagna di cui al punto precedente. Eppure l’allegato recita: “A partire dalla campagna fotografica, verrà progettata una campagna media per l’evento capace di garantirne la più elevata visibilità. Il concepì (errore di battitura originale) della campagna verrà ideato in stretta collaborazione con i curatori dell’evento”. Questi soldi servivano a comprare quindi spazi pubblicitari “di stampa di grande formato sui principali quotidiani nazionali”. Alla faccia dell’internazionalizzazione! I media europei ed Italiani specializzati non sono nemmeno menzionati! E come fa un inglese che ama l’arte contemporanea a sapere di questa mostra costata ai cittadini europei ben 1.000.000,00 di euro se non legge Repubblica, Corriere della Sera, Sole 24 ore (domenicale) o Mattino? Oppure con 50mila cadauno ai quattro quotidiani (ovviamente il sole 24 ore solo domenicale!) nazionali escludendo tutte le testate web e le riviste specialistiche si voleva ottenere benemerenze culturali e non? Il sospetto come minimo viene!
Il Piano economico arriva alla cifra complessiva aggiungendo altri 300mila euro, da dividersi tra il coordinamento, 100mila (ma non rientra il coordinamento nelle attività regolari del museo oppure è la curatela che si cela dietro questo sostantivo?) ed il progetto di allestimento per 200mila.
Mi piacerebbe sapere se ai colleghi di Cicelyn (e penso a Bruciati, Maraniello, per fare qualche esempio) sia mai stata data una opportunità economica così ghiotta per le loro attività museali…
[…] Forse se non si comunica la gestione con trasparenza e verità (e mi limito alla comunicazione, perché la mala gestio dei soldi pubblici non spetta a me verificare…) si alimenta un clima di arroganza e presunzione che produce sicuramente l’oscurantismo, che tanta paura fa al direttore del Madre!”.

Una disamina piuttosto dura, ma ben documentata e argomentata che, per questo, ci siamo sentiti di pubblicare. Non tanto per porre sul banco degli imputati il Museo Madre (che avrà tutto lo spazio che vorrà per replicare), quanto per mettere sul tavolo il fondamentale – specie in questo periodo – problema dei finanziamenti di un museo e dei suoi eventi espositivi. Perché se una singola mostra (ed è più che certo che non si tratta della mostra dell’anno a livello planetario) costa come sei anni (sei anni!) di budget di un museo-gioiellino come la Galleria Civica di Monfalcone, allora quantomeno bisogna parlarne…

[exibart]

15 Commenti

  1. di grazia, caso mai il direttore del Madre si degnasse di rispondere (ma, per carità, senza rifilarci il solito ‘sono fondi europei, se non li spendiamo li perdiamo’), potrebbe dirci anche che fine ha fatto quella ridicola petizione al Presidente della Repubblica per far riaprire la discoMadre? lui stesso ha dichiarato che le serate danzanti sono necessarie per ‘fare cassa’, ma leggendo i Bollettini Ufficiali della Regione Campania non sembra che il museo sia alla canna del gas…

  2. che gl artisti debbano rivolgersi ad aziende locali è una fesseria. ogni professionista va chi si fida e stop. detto questo il madre è sempre piu uno scandalo, un milione di euro per una mostra è un buget superiore a quello del Louvre, senza entrare nel merito della mostra è una vergogna aver cosi poco da una spesa del genere. Che dire, l’unica speranza è un’inversione di rotta delle amministrazioni locali, le quali dovrebbero rimuovere Codognato e Cycelin. Com’è possibile non accorgersi della posizione di terzo piano delle loro iniziative…

  3. perfetto! tutte queste polemiche serviranno solo a spianare la strada alla nuova giunta regionale (che probabilmente passerà al centro destra) per mettere, stavolta per davvero, il MADRE alla canna del gas!

  4. ma quali sono le opere site specific? tutte le opere erano datate 2008 se non antecedenti..già viste, esposte e anche premiate in mezzo mondo!Come il bellissimo film di Shirin Neshat premiato con il Leone d’argento al festival del cinema di Venezia, che non era presentato neanche in versione integrale… ce ne hanno mostrato solo un breve spezzone.. lasciandoci la voglia di vederlo tutto!

  5. E’ uno scandalo continuo, dopo i € 500.000,00 per piazza Plebiscito, l’enormi somme di danaro pubblico “consumato” per le mostre di arte contemporanea a Napoli. A quando una vera inchiesta?

  6. Apprezzo il commento alla mala gestio dei fondi destinati al Madre, ma a mio avviso la mostra è efficace, portando in Italia molte opere mai arrivate prima d’ora. Probabilmente J.Jopling ha avuto il suo compenso per aver prestato opere così imponenti, ma per lo meno il Madre ci fa vedere qualcosa che in altro modo non avremmo visto se non fuori dall’Italia.
    io ho speso 7,50 euro per vedere una splendida scultura di D.Hirst che per vederla sarei dovuto arrivare a Londra (prezzo minimo 400 euro tra volo e hotel). Per non parlare delle splendide opere di Kapoor…
    Posso dichiararmi soddisfatto sinceramente.
    Inoltre il Madre ha sempre realizzato mostre degne di nota a differenza di tanti altri musei che non hanno fondi e non fanno nulla per trovarseli.

  7. un plauso a Cabib che e’ tra i pochissimi a parlare e prendere con serieta’ “carta e penna” per esprimere il suo pensiero, da me largamente condiviso. Chapeau.

  8. Non capisco,o almeno non mi è chiaro per quale motivo ,Cicelyn, crede che la mia lettera di chiarimenti sia una “lamentela” di uno che “ne abbia male” ed uno a cui si “debbano delle scuse”.
    Io sono un operatore del settore dal 1994 ,che è attento alla politica culturale della propria città e regione di provenienza,perché ,come in tutto il mondo ,ciò che l’amministrazione mette in atto per promuovere la cultura si riflette sul duro lavoro che gli operatori economici fanno per produrre cultura e ricchezza per il proprio territorio di provenienza.
    Sono anche un Cittadino che nella propria libertà espressiva si pone e lecitamente pone delle domande a chi ha scelto di amministrare un settore così importante e con grandi finanziamenti pubblici.
    Perché si usa l’espressione ” lamenta”? Cosa c’è di male nel chiedere risposte a chi per “dovere” le deve dare? Forse Cicelyn non è un democratico?Forse Cicelyn ritiene che nessuno possa avanzare richieste? Forse non sa che le mie “lamentele” sono richieste di tanti ? Perchè un amministratore di un bene pubblico usa espressioni tipo “punto e basta”? Mi fanno venire in mente i toni dittatoriali,assolutistici…e quant’altro.
    Non sarebbe più semplice rispondere senza personalismi? Non sarebbe più semplice dirci per esempio chi ha ideato la campagna di immagini e per il solo fatta di averla ideata si è buscato 35000,00 euro(sic!)? Oppure farci capire come,nell’era del digitale si sono spesi euro per trasportare un pezzo milionario e delicato come quello di Damien Hirst in una pescheria per scattare una foto e poi ritrasportarlo nel Museo? Quà si parla di normali domande che un cittadino può porre ad un Menager pubblico,non di ruberie o quant’altro! Io non accuso nessuno, chiedo.
    Cicelyn ,chi amministra la res pubblica, ha il dovere assoluto ed irrinunciabile, di rapportarsi al proprio territorio ,anche e soprattutto quando le noccioline ( uso questa espressione perché per lei si tratta di noccioline evidentemente!)vengono destinate a promuovere Cultura !
    Domandare è lecito, rispondere ,semplicemente e senza alcun fronzolo personalistico, è un dovere!

    Ora ,intanto Cabib non ha sbagliato, ho scritto ed è stato pubblicato ,così come si evince dalla delibera (questo è il link ,invito tutti a leggerla,:http://burc.regione.campania.it/eBurcWeb/publicContent/search/search.iface),che il piano media è 200.000,00 euro e non 300.000,00!
    Nella realtà forse Cicelyn fa riferimento a due voci che si sommano nel piano economico allegato dalla Fondazione Donnaregina e precisamente Campagna immagini e promozione media,che insieme fanno 300.000,00;forse un lapsus freudiano.

    Non ho bisogno di rassicurazioni personali su quanto si sia o meno preso in 15 anni di Piazza Plebiscito in 4 direzione Madre e 3 di Annali,ho solo chiesto come sono stati spesi 100.000,00 euro per il “Coordinamento”.Sono contento ,ma allo stesso tempo preoccupato,che la sua attività curatoriale sia stata resa gratuitamente in questi ultimi 15 anni !
    Ultima annotazione,non è bello assistere ad una guerra di presenze tra Musei,( Ritorno al Barocco vs Barock)assomiglia tanto alla guerra dei poveri e questo non porta nulla di positivo alla città ed alla regione ; sarebbe meglio fare rete tra i vari operatori pubblici,si spenderebbe di meno e l’oscurantismo (figlio delle Tenebre…)che tanto ci fà paura sarebbe debbellato.

  9. le serate danzanti sono necessarie oltre che per fare cassa, per fare biglietti! Infatti per ogni ingresso-consumazione viene staccato un biglietto del museo.. ecco come fanno a mostrare questi grandi numeri di visitatori!

  10. Grazie,
    forse finalmente c’è qualcuno che ha il coraggio di dire la verità a Napoli abbiamo bisogno di questo noi in balìa delle onde…eletromagnetiche

  11. Con sommo ritardo mi inserisco in questa discussione, lo faccio mentre alcune decine di ragazzi che lavorano al Madre raccolgono le firme per evitare il licenziamento. Beh qui siamo ormai al paradosso! Affermare (tale Maurizio) che tutto sommato la montagna di soldi spesi per portare in Italia (al Madre) opere mai arrivate prima, mi indigna. Mi indigna leggere che per 7,50€ ha potuto ammirare le splendide “sculture” di D. Hirst già esposte dal 31 Ottobre 2004 al 31 Gennaio 2005, nell’ambito del progetto promosso dalla Regione Campania ”Annali delle Arti”, ideato e diretto da Achille Bonito Oliva, e curato da Eduardo Cicelyn. Ricordo, anche, al sig. Maurizio che se avesse intenzione di vedere la Gioconda sarebbe costretto ad andare al Louvre di Parigi. Qui si parla di denari pubblici impiegati in modo poco chiaro, ma mi sembra che Cabib abbia già analizzato in modo esaustivo l’argomento per cui non sarò certo io a tornarci su. Io ho visto la mostra Ba-Rock, pochi giorni fa, dopo che i più importanti quotidiani cittadini avevano già analizzato, grazie anche interessanti interventi di storici dell’arte, il senso di una mostra discutibile. Ebbene pensavo, essendo passato del tempo dalle polemiche, che sarei riuscito a godere di questa mostra, delle opere dei grandi esponenti dell’arte contemporanea internazionale, ma sono stato preso da una sorta di grande martello a forma di punto interrogativo che incessantemente di sala in sala mi batteva sulla e nella testa. Ma cos’è tutto questo. Uscendo dal Museo sono poi stato fermato da un ragazzo, un dipendente del Madre, che mi chiedeva di mettere una firma per evitare licenziamenti del personale. Dunque si spendono milioni di Euro per far arrivare opere da tutto il mondo, si spendono soldi per portare un opera in una pescheria per fotografarla per poi riportarla in Museo, si spendono centinaia di migliaia di euro per promuovere le mostre, però non ci sono i soldi per pagare gli stipendi ai dipendenti, inutile che io mi sforzi per trovare aggettivi, questo è un dato che si commenta da solo. Ancora una cosa, perché un Museo, nato e portato avanti con i nostri soldi, non investe di più sugli artisti che operano nel territorio di competenza, eppure ce ne sono molti e molto interessanti. Perché non si investe nel dare opportunità ai giovani artisti? Non crede sig. Maurizio che potrebbe vedere comunque qualcosa di molto interessante? Con investimenti nettamente inferiori e scopi culturalmente più giusti! Per concludere, dopo aver chiaramente firmato sono tornato indietro ho fatto una serie di fotografie e una volta tornato in studio ho realizzato un’opera foto-grafica dai titolo Ta-Rock che con estrema spontaneità ho pubblicato su un social Network, da qui ho cominciato a ricevere inaspettate telefonate di giornalisti che avendo visto l’opera pubblicata in internet volevano saperne di più. La foto in questione è stata poi pubblicata sul Corriere del Mezzogiorno di martedì 9 marzo 2010. Se le cose hanno un senso credo ci si debba chiedere il perché. Cordiali saluti. Massimo Pastore

  12. dopo questa bancarotta perpretata dai responsabili del Madre, cosa aspetta la corte dei conti a denunciare a chi di dovere il maltorto?

  13. PIU’ CHE SERATE DANZANTI PER RAVVIVARE UN MUSEO-CIMITERO, QUALE IL_MADRE; FAREI BALLARE I SORCI ROSSI, QUELLI INCAZZATI, QUELLI CHE SOPRAVVIVONO NELLE TOPAIE DI NAPOLI. UN MUSEO ESTRANEO ALL’IDENTITA’ DEL POPOLO NAPOLETANO, AL TERRITORIO D’APPARTENENZA, AGLI GLI STESSI ARTISTI MERITEVOLI DI NAPOLI E DI TUTTA LA CAMPANIA. IL “NUOVO” CHE SI ESPONE IN QUESTA COLONIA PENALE DEL MADRE, NON E’ ALTRO CHE IL VECCHIO DECANTATO DA CIARLATANI PRECOSTITUITI AD AVVALORARE FINTI ARTISTI MILIARDARI.

  14. Ma come si fa a non capire che questo Museo è stato al servito solo ed esclusivamente della casta artistica di cecilian. Non c’è mai stato un coinvolgimento del tessuto economico e delle maestranze artigianali di Napoli. Dov’è sta ricaduta economica su territorio?

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