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Diciamolo in maniera molto franca: a Bologna si mangia male. Il problemuccio si protrae ormai da qualche anno e mette in imbarazzo amministrazione e operatori turistici, specie in una città internazionalmente nota per la sua generosità gastronomica. Niente da fare: la qualità è mediamente bassa. Non mancano dei picchi, che vi segnaleremo, ma Bologna La Grassa tradisce tutte le aspettative dell’impenitente buongustaio. Meglio, molto meglio, fiera permettendo, sarebbe bordeggiare la città per andare a mangiare qualcosa nei dintorni. D’altronde sia Modena (dove c’è L’Osteria Francescana di Massimo Bottura, uno dei più grandi chef al mondo) che Sasso Marconi (con la cucina impeccabile e golosa della giovine Aurora Mazzucchelli del Ristorante Marconi) sono tutt’altro che distanti.
Comprensibilmente, tuttavia, la stragrande maggioranza degli operatori di settore, dei collezionisti e degli appassionati che si troveranno nel capoluogo emiliano durante le giornate di Arte Fiera si dovrà sfamare restandosene in città. E allora anche questa volta Exibart vi viene in aiuto con qualche consiglio gourmet da non divulgare troppo! Una sicurezza, per mangiar bene a pranzo, cena e colazione è senza dubbio Eataly, fratello minore del mitologico supermercato goloso di Torino: lo spazio bolognese si trova in via degli Orefici, dentro la Libreria Coop. Altre mangiate (e bevute) di gran livello si possono fare al Godot Wine Bar e da Scacco Matto, per restare in una tradizione rivisitata di altissimo livello, e Al Cambio, se si vuole provare qualcosa di più creativo. Tutte proposte che non prosciugano la carta di credito: stando attenti al vino il conto non supera i 45/50€ a testa.
Sempre sullo stesso livello di prezzo (o forse qualcosa di meno) sta l’Osteria Bottega (Via Santa Caterina 51, 051585111) che però a sentire l’opinione dei più attenti gourmet in città si erge su tutti gli altri per passione, per qualità e per attenzione. Certificando l’opinione della guida de L’Espresso che la identifica come il miglior ristorante di Bologna.
[exibart]
Comprensibilmente, tuttavia, la stragrande maggioranza degli operatori di settore, dei collezionisti e degli appassionati che si troveranno nel capoluogo emiliano durante le giornate di Arte Fiera si dovrà sfamare restandosene in città. E allora anche questa volta Exibart vi viene in aiuto con qualche consiglio gourmet da non divulgare troppo! Una sicurezza, per mangiar bene a pranzo, cena e colazione è senza dubbio Eataly, fratello minore del mitologico supermercato goloso di Torino: lo spazio bolognese si trova in via degli Orefici, dentro la Libreria Coop. Altre mangiate (e bevute) di gran livello si possono fare al Godot Wine Bar e da Scacco Matto, per restare in una tradizione rivisitata di altissimo livello, e Al Cambio, se si vuole provare qualcosa di più creativo. Tutte proposte che non prosciugano la carta di credito: stando attenti al vino il conto non supera i 45/50€ a testa.
Sempre sullo stesso livello di prezzo (o forse qualcosa di meno) sta l’Osteria Bottega (Via Santa Caterina 51, 051585111) che però a sentire l’opinione dei più attenti gourmet in città si erge su tutti gli altri per passione, per qualità e per attenzione. Certificando l’opinione della guida de L’Espresso che la identifica come il miglior ristorante di Bologna.
[exibart]
Posso essere d’accordo sull’alta cucina ma su quella di livello solidamente medio locali buoni se ne trovano diversi con prezzi tra i 25 ed i 40 euro molto più che a Milano od altrove
Visto che siamo in tempo di Fiera ne segnalo alcuni Drogheria della Rosa via Cartoleria, Lo Sterlino ed il Pellegrino in via Murri, da Tony in via Righi ed anche lo storico Diana in via Indipendendenza è molto migliorato negli ultimi tempi e si mangia anche con 40-45 euro
in base a quali parametri a bologna si mangerebbe male?
mi rendo conto che per chi è abituato ad annusare quotidianamente l’aria asfittica del milanese (& periferie affini) sia più che naturale avere la puzza sotto il naso. e capisco anche che osservando dall’alto in basso le persone, credendo, chissà poi perchè, di essere quelli di tendenza e che gli altri siano solo dei poveri provincialotti, si tenda a perdere di vista il lato genuino della vita.
chi conosce bologna e quello che la città offre e abituato a mangiare benissimo spendendo meno di 20 euro a cranio!
Secondo me chi ha scritto l’articolo vuole darsi smanie da buongustaio e, passare prossimamente, a pubblicare un inserto stile guida Michelin.
Non credo però che sia all’altezza.
Se vuoi mangiare bene in Emilia Romagna di solito devi andare fuori o magari fare un salto nelle campagne tra Rimini e Cesena 😉
Si vede che i ristoranti da 20-25 € li hanno bombardati.
ma vai a c……ignorante! di bologna non sai proprio un cavolo… la mediocrita’ e’ pericolosa… vergona! non si scrive un articolo cosi’ quando non si sa di che si parla….e non sono un ristoratore.
Alla Bottega l’anno scorso ho mangiato molto bene un menù tradizionale spendendo una 40ina di euri. Non male anche la Trattoria della Gigina, in via Stendhal 1, per chi ama la tradizione ad un prezzo onesto. un paio di anni fa avevo mangiato molto bene con dei colleghi da È cucina, avete notizie?
tanto finirete tutti da Mc Donald’s
il fatto è che Bologna ha abdicato alla propria identità. Come e più delle altre città lungo la via Emilia, che soffrono della stessa condizione di anonimato. Ma anche verso nord, a Ferrara, l’unica cosa tradizionale che si può mangiare nel centro storico è d’inverno la mistocca dell’ambulante. Davvero bisogna riscoprire i paesi, magari con i libri di Eraldo Baldini e Gianni Celati sotto braccio. E non solo per il cibo.
Ma possibile che anche per una questione del genere si debbano scatenare delle polemiche?
Chi ritiene di avere dei buoni suggerimenti per i giorni della Fiera li dia come ho fatto io e chiudiamola li!
piu che buoni suggerimenti questi sono suggerimenti per gli acquisti…che sempre piu difficilmente si distinguono dalle notizie
beh e invece è opportuno che proprio su questioni come queste si scateni il dibattito. A meno che quella culinaria non sia più un genere di cultura.