Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
La chiave di lettura per certi versi era emersa già nei giorni scorsi, fra i corridoi di Arte Fiera. Una lettura nazionale, ma che parrebbe applicabile anche a livello globale. Ovvero che l’attuale momento critico non va generalizzato, anzi va ulteriormente analizzato. Ed il responso sarebbe che, se le turbolenze finanziarie colpiscono anche duramente la fascia media o medio-bassa del mercato, non scalfiscono in nessun modo la fascia alta. Che anzi vive un momento di ottima salute, bene rifugio per elezione in tempi di incertezza cosmica.
L’ultima avvisaglia? Arriva da Londra, dove da Sotheby’s è stato stracciato il record per l’opera d’arte più costosa mai venduta in un’asta. Nella storia è entrata L’Homme Qui Marche I di Alberto Giacometti, aggiudicata ad un anonimo acquirente telefonico per 104.327.006 dollari, quintuplicando la base d’asta. Il precedente top price spettava a Garçon à la Pipe di Pablo Picasso, venduto nel 2004 per 104.1 milioni di dollari, mentre il precedente record per una scultura – 37.7 milioni per Madame L.R. (Portrait de Mme L.R.) di Constantin Brancusi – è stato quasi triplicato.
[exibart]
complimenti per l’acuta riflessione!!!!certo bisogna essere dei geni per sapere che in ogni crisi i problemi si abbattono sulle fasce medio/basse, mentre ci sono meravigliose opportunità di moltiplicare le proprie ricchezze per i già super ricchi….ma il mercato per voi è arginabile solo ai soliti noti? oppure l’occupazione, che è poi il cardine della stabilità sociale, avrebbe bisogno che i livelli medio/bassi della società
vivano in un discreto benessere?
Non c’è da rallegrarsi se un signore compra un Giacometti a 100, mentre 100 signori non comprano più nulla nemmeno a 10…o sbaglio?