09 febbraio 2010

L’altra parte della barricata. The Exhibitionist, la rivista dove i curatori criticano se stessi…

 

di

72091Che fanno critici e curatori se non sono contenti del trattamento subito dalla stampa? Si fanno un giornale tutto loro. Se la cantano e se la suonano, verrebbe da pensare. Ma le cose non stanno così.
Nessuna rivalsa. The Exhibitionist – questo il nome della rivista, che vede la luce in questi giorni in quel di Berlino – nasce con ben più nobili intenti: “Creare un’ampia piattaforma di discussione sulle problematiche curatoriali, incoraggiare una differenziazione dei modelli curatoriali e contribuire attivamente alla formazione di una teoria della curatela”.
Lo staff? Il direttore è quel Jens Hoffmann ben noto dalle nostre parti, scelto come co-direttore di Rivoli ma subito tiratosi indietro, affiancato da Tara McDowell come Senior Editor. La redazione è un po’ un pantheon della critica internazionale, con nomi come Carolyn Christov-Bakargiev, Okwui Enwezor, Mary Jane Jacob, Constance Lewallen, Maria Lind, Chus Martínez, Jessica Morgan, Julian Myers, Paul O’Neill, Hans Ulrich Obrist, Adriano Pedrosa, Dorothea von Hantelmann. Nessun italiano, notazione a latere…
Semestrale, la pubblicazione avrà in ogni numero tre saggi di tre diversi curatori su una mostra contemporanea o storica, mentre il core sarà la sezione Assessments, con quattro curatori chiamati ad esaminare una mostra contemporanea particolarmente significativa, ciascuno dal suo specifico punto di vista. A pubblicarla è Archive Books, con l’obbiettivo di una distribuzione internazionale, nelle migliori librerie ed edicole specializzate.

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www.the-exhibitionist-journal.com

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12 Commenti

  1. Potrebbero anche essere tutti nati in italia. In quel caso starebbero tutti lavorando fuori dall’italia; perchè in italia non esiste un confronto critico. Siamo talmente complessati dall’essere italiani che per paura di cadere nella sindrome del bar sport preferiamo un silenzio colto e pretenzioso, o peggio il vuoto di pensiero. Abbiamo giovani operatori attenti nel camminare senza pestare alcuna mattonella, perchè il sistema è piccolo e poco strutturato e quindi non si sa mai. Anteponiamo ogni retorica del fare ad un pensiero divergente, scimmiottando quello che l’estero ha fatto prima e meglio.

  2. ottimo ragionamento mm. Sei nipote di hitler e vuoi la purezza del sangue?
    Come puoi trovare con una breve ricerca su google, la Bakargiev ha la madre piemontese, ha studiato in Italia, si è laureata a Pisa, ha iniziato a lavorare in Italia, è sposata da moltissimi anni con Cesare Pietroiusti… vive da “sempre” a Roma… cos’è il padre bulgaro ti da fastidio? oppure che è stata internazionalmente riconosciuta e quindi da una decina di anni la invitano al ps1 oppure a Sydney? oppure che non riconosce soltanto il genio italico (invitando …orrore! stranieri) senza rigettare tutta quell’arte degenerata che viene da oltralpe?

  3. Non so…forse è interessante ma a me sembra l’ennesima dimostrazione di una volontà di apparire che oggi attanaglia tutti..il vero critico dovrebbe capire, cercare di carpire qualcosa ma nell’ombra, essere un tramite per l’opera alla stregua dell’artista non diventare esso stesso protagonista. E poi c’è questo nodo della relazione critico/artista che oggi è svilito perchè ognuno dei due poli tende ad emergere per proprio conto così s’è smarrito un ambito importante per la comprensione e per lo sviluppo della discussione. Nel lontano ’69 Carla Lonzi si poneva questo problema del rapporto A/C con Autoritratto, secondo me è non solo ancora irrisolto ma è proprio degenerato.

  4. E’ vero. Questa dinamica critico/artista diventa sempre più ambigua. Società dello spettacolo e personalizzazione fanno il resto. Ma non credo che sia una fenomeno che vada arginato. Piuttosto chi si pone come “artista” dovrebbe riflettere sul proprio ruolo, e, semmai, ridefinirlo. Al contrario gli artisti diventano inconsapevoli accessori di un discorso più ampio; interpreti di una piece teatrale altrui. I tre curatori in reidenza alla fondazione sandretto stanno girando l’italia. Inontrano molti artisti. Questi incontri sembrano casting congestionati che poi finiranno nel progetto-mostra a conclusione del residence. Io credo che queste cose debbano far riflettere italiani e stranieri. Chiara Figone e persone di ogni origine.

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