11 febbraio 2010

La nuova era al Castello di Rivoli. Tempio o forum?

 

di

Andrea Bellini e Beatrice Merz (foto Emiliano Scatarzi)
Questa la domanda sul futuro del Museo d’Arte Contemporanea più discusso e dibattuto degli ultimi mesi. Quando cioè Rivoli vuole ancora essere IL Museo. La risposta? Tempio e forum al tempo stesso, dichiara Andrea Bellini, co-direttore con Beatrice Merz. Perché – nel pieno ripensamento delle funzioni e del ruolo di un museo d’arte contemporanea, vale a dire per Rivoli un 2010 di transizione – il Castello si pone come contenitore mescolato a contenuto. A partire dalla collezione.
Tutto è connesso sarà infatti la prima iniziativa volta a valorizzare la collezione permanente che, con il riallestimento di circa l’80% delle sale, vedrà coinvolti gli artisti stessi a reinterpretare lo storico. Storia comunque recente poiché la selezione è su opere acquisite e prodotte dal 1999 al 2009, decennio che Rivoli intende – da sua vocazione museale – tesaurizzare come storicizzazione del contemporaneo. Quando contemporaneo non vuol dire presente (e viceversa, e il riferimento alla “filosofia della storia” di Sgarbi è palese). L’attenzione sarà dunque sulle opere e non sulle mostre, sugli artisti e non sui curatori. Per questo saranno organizzati dei focus – è prevista la personale di Pipilotti Rist con circa 10 installazioni video della collezione (a cura di Merz e Marcella Beccaria) – e a fine anno, per restituire una centralità al lavoro più che al momento espositivo, sarà protagonista il tedesco Thomas Schütte.
In previsione anche rassegne curate da giovani, locali e internazionali: Exhibition Exhibition di Adam Carr, Fuori Cornice di Francesco Bernardelli e Gli Irregolari di Gianluigi Ricuperati. C’è da chiedersi come finanziare il programma e il futuro del Castello. Ma Minoli e Bellini rispondono che il fundraising, nelle loro due persone, si articolerà sulla rima strategica di divulgazione, promozione e comunicazione.
Il Castello di Rivoli non vuol limitarsi a essere una finestra sul mondo, ma si propone di diventare esso stesso mondo; trasformando cioè la criticità storica della sua ubicazione in opportunità. Sfida difficile, almeno fino a quando non saranno potenziati i collegamenti con il completamento della linea metropolitana.
Nel frattempo, su modello del Palais de Tokyo (con ingressi gratuiti in alcuni giorni e apertura sino a mezzanotte per tre giorni alla settimana), la connessione con la destinazione Rivoli sarà tanto quanto virtuale. In rete. Sono infatti in cantiere il restyling del sito internet, la messa a punto di una sorta di Rivoli Channel radiofonica (con opere As long as it lasts, citando Lawrence Weiner) e una Web Tv per ascoltare interviste agli artisti e vedere i backstage delle mostre. Top or model? (claudio cravero)

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5 Commenti

  1. L’unica cosa che potrebbe essere interessante nella nuova programmazione di Rivoli è l’iniziativa sugli “irregolari” di arte e cultura, il resto pare essere la solita minestra politicamente corretta con la consuetaesclusione di tutta una generazione italiana sia di mezzo che giovane. Vederemo se Minoli potenzierà la comunicazione e porterà nuovi fondi

  2. la conferenza stampa è stata di una noia assoluta e quello che è riportato sopra non ha il potere di entusiasmare nessuno.Purtroppo

  3. Ehilà, c’è qualcuno nel Castello?
    Siamo già partiti a farci cene e viaggi a spese dei contribuenti con la scusa del “Fund raising”?
    Spero di no, ma a leggere il noioso resoconto della noiosa presentazione qualche dubbio viene.

  4. Saper trattare col prossimo è sempre stata una qualità importante Ma adesso è diventata pressoché esclusiva e si è allargata a tutti i settori. Non riguarda più soltanto i venditori in senso stretto, perché chiunque voglia migliorare la propria posizione deve diventare venditore: di se stesso. A fare carriera infatti non è il più preparato, e tanto meno il più adatto, ma il più bravo a intessere rapporti personali. Fra uno che vanta un bel curriculum e un altro che possiede una rubrica di indirizzi fornita, chi verrà premiato? Fra un professionista che passa le serate a studiare i documenti e uno che le trascorre in cene di lavoro, chi otterrà gli incarichi di maggior prestigio?

    Il secondo, ovviamente, il quale assume quello bravo affinché gli svolga il lavoro che poi lui andrà a vendere in giro come suo. Ma un sistema in cui le persone che ricoprono ruoli di responsabilità dedicano le migliori energie alle relazioni invece che ai prodotti è superficiale e mediocre: due aggettivi che ben si adattano, purtroppo, alla civiltà dei consumi.

  5. Mi sa che c’è un gran numero di esseri che si portano tatuata addosso la tesi di Gramellini. Non sapersi vendere promuovere alla stregua di un vero e proprio prodotto oggi nel vasto mondo dell’ arte, come in altri settori, è una colpa da espiare.

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