24 giugno 2010

ANATOMIE PULP

 
di stefano riba

Altro che Settimana della Moda, altro che passerelle e modelle da sballo. Il giugno milanese, complice un triangolo diabolico di mostre, è il mese dell’orrore. A fare da vittima è il corpo, martoriato e vivisezionato dai fratelli Chapman, da Paul McCarthy e da Nathalie Djurberg...

di

Milano è la capitale della moda,
delle palestre e dei beauty center (a novembre è addirittura nato il primo
centro bellezza per bambini). La Lombardia, in generale, è la regione dei
record in questo senso: maggior numeri di centri benessere (758), di palestre
(649) e di centri estetici (4.770). Stando alle cifre, è il territorio più
edonista d’Europa.

È bizzarro, quindi, che proprio
sotto la Madunina vadano contemporaneamente in scena tre mostre che affrontano
il tema del corpo, proponendo visioni critiche, inquietanti e grottesche. O
forse, al contrario, è proprio il tempio delle vanità il luogo più adatto in
cui criticare la costruzione (e ricostruzione) del corpo contemporaneo.

A distruggere il motto freudiano
l’anatomia è un destinosono
Jake & Dinos Chapman, Paul McCarthy e Nathalie Djurberg. I fratelli inglesi
presentano alla galleria Project B (fino al 16 luglio) la loro prima personale
italiana, dal titolo Il sole splenderà brillante sul vostro cadavere marcio
mentre le vostre ossa risplendono al chiaro di luna
. Pig Island
è, invece, la prima grande
retrospettiva nel nostro paese di McCarthy (organizzata dalla Fondazione
Trussardi a Palazzo Citterio, fino al 4 luglio). Infine, Snakes know it’s
Yoga
segna la seconda volta da Giò Marconi (fino al 24 luglio) della svedese
Djurberg.

Nathalie Djurberg - Untitled - 2010 - still da video, musica di Hans Berg - 6’30’’
Tre mostre in cui il corpo umano è
smontato e rimontato con errori di assemblaggio, da cui nascono i manichini
dalla sessualità confusa dei Champan e quelli deformi e pornografici di
Djurberg e McCarthy. Sono lavori che fanno capire come l’anatomia non sia più
scritta nel Dna e come l’umano sia diventato post-umano. Quel Post-human in
cui il critico e gallerista Jeffrey Deitch, che ha coniato il termine, vede
una nuova fase che Charles Darwin non si sarebbe neppure immaginato” e che,
attraverso la chirurgia plastica e la genetica, ha messo il corpo nelle mani
dell’uomo, sottraendolo a quelle di Dio (vedi i creazionisti) o del destino
(Freud).

Esemplare in tema è The Return of the Repressed di Jake
& Dinos Chapman
. Una scultura in cui due gemelle siamesi condividono un
corpo privo di apparato sessuale. Nel lavoro di decostruzione dei fratelli
inglesi, la vagina di questo manichino bifronte è spostata all’attaccatura dei
due visi. Il lavoro è del 1997 e fa parte di una serie ormai storica di lavori
come Fuck Face, Cock-shitter,
Zygotic Acceleration
, caratterizzati da manichini pieni
di falli, ani, vagine. Esseri
iper-sessuati ma totalmente sterili. The Return of the Repressed è così, oltre
che metafora della malleabilità del corpo, simbolo di quella che, secondo
i filosofi francesi Baudrillard e Lyotard, è l’epoca della “pornografia del
reale
”. Un mondo
in cui l’eros è solo rappresentato, quindi è irreale e sterile, ma che genera
comunque l’ansia dell’imitazione.

Paul McCarthy - Pig Island - 2003-10 - tecnica mista - m 11x10x6 - courtesy l’artista & Fondazione Nicola Trussardi, Milano & Hauser and Wirth, Zurigo - photo Marco De Scalzi
Emerge un nuovo elemento-guida nella
plasmabilità corporea: il desiderio mimetico. I principali modelli di questa
volontà d’imitazione sono i corpi rappresentati, quello mediatico e quello
pornografico (spesso le due cose coincidono). Scrive ancora Deitch: “Realtà,
fantasia e finzione si stanno fondendo nell’ispirazione per un nuovo modello di
personalità”. Questo mimetismo fa sì che non solo il look non sia più personale
(già un secolo fa Georg Simmel scriveva che la moda è “un’oscillazione
obbligatoria del gusto”), ma anche i fisici si somiglino tra loro, secondo
modelli che il documentario di Leonella Zanardo, Il corpo delle donne, ha
attentamente analizzato. Tuttavia, la contropartita a una “facile” imitabilità
è la fine dei desideri individuali, e senza desideri propri l’uomo diventa un
manichino senza cervello.

Ecco che tutto torna, e non è un caso che i protagonisti
delle mostre milanesi siano maschere e pupazzi dall’anatomia alterata che
vivono in un mondo pornografico.
Pig Island di Paul McCarthy, ospitata in prima mondiale nel
bunker sotterraneo di Palazzo Citterio, è una sorta di distillato di questo
universo. Sono 100 mq in cui manichini gargantueschi si comportano come
animali, abbassandosi agli istinti più primitivi, tra orge di sesso e cibo. In
questo carnevale dionisiaco troviamo, fra i tanti, un George Bush in plastica
che sodomizza maiali, il volto extralarge di Angelina Jolie con un teschio in
bocca e un’Alice nel Paese delle Meraviglie in salsa porno. Il fatto, poi, che
l’istallazione sia in un bunker la rende ancora più perversa, quasi che il
sotterraneo di Palazzo Citterio fosse una bolgia dantesca o il luogo dove
rinchiudere tutta la perversione umana.
Nathalie Djurberg - Snakes know it’s Yoga - 2010 - still da video, musica di Hans Berg - 6’30’’
Da sempre McCarthy è il modello a
cui più s’è ispirata Nathalie Djurberg. Nei suoi video in stop-motion,
ambigui personaggi in plastilina sembrano liberarsi da ogni tabù (si arriva
fino alla zoorastia); in realtà, spiega l’artista, si muovono “ricalcando
stereotipi” (d’altronde sono pur sempre burattini legati a fili). Nella mostra
da Giò Marconi questi personaggi inanimati sono alla ricerca di
un’illuminazione. Nel video Snakes know it’s Yoga, un uomo in meditazione yoga
viene ipnotizzato da un serpente (di solito è il contrario), che lo conduce
verso l’ascesi spirituale per poi smembrarlo come nello sparagmos dei rituali
dionisiaci. In Untitled, una donna nuda gioca con una rana, animale che nella
tradizione sciamanica conduce, dopo averlo leccato, al mondo degli spiriti.
Anche gli altri 60 pupazzi in mostra cercano la via dell’illuminazione, tra
autoflagellazioni, letti di spine e martiri vari. Una catarsi che dovrebbe
portarli chissà dove. Forse a prendere coscienza, come scritto in un video, che
“potresti già essere morto”. Morte (o comunque comatose) come tutte quelle
persone reali che vivono secondo modelli comuni che ripagano con la
riconoscibilità la perdita della personalità.
Su Milano, la città della bellezza
e dell’edonismo, gli universi dei Chapman, McCarthy e Djurberg si sono
allineati in un trigono astrale che riflette il mondo così com’è, senza trucchi
o make up. Un luogo dove la vanitas è diventata vanità, la cultura è diventata
culturismo e l’estetica si fa con le pinzette per le sopracciglia.

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La mostra dei Chapman

La mostra di Nathalie Djurberg
La mostra di McCarthy

stefano riba


dal 25 maggio al 16 luglio 2010
Jake e Dinos Chapman –
Il sole splenderà brillante sul vostro cadavere marcio mentre le vostre ossa
risplendono al chiaro di luna

Project B Contemporay Art

Via Borgonuovo, 3 (zona
Montenapoleone) – 20121 Milano

Orario: da lunedì a venerdì ore 11-13
e 14-19.30

Ingresso libero
Info: tel. +39 0286998751; fax +39
0280581467;
info@projectb.eu; www.projectb.eu
dal primo giugno al 24 luglio 2010
Nathalie Djurberg – Snakes know
it’s Yoga

Galleria Giò Marconi
Via Tadino, 15 (zona piazza Lima) –
20124 Milano

Orario: da martedì a sabato ore
10.30-12.30 e 15.30-19

Ingresso libero
Info: tel./fax +39 0229404373; info@giomarconi.com; www.giomarconi.com
dal 20 maggio al 4 luglio
2010

Paul McCarthy – Pig
Island. L’isola dei porci

a cura di Massimiliano
Gioni
Fondazione Nicola Trussardi @ Palazzo Citterio
Via Brera, 14 (zona Brera) – 20121 Milano
Orario: tutti i giorni ore 10-20
Ingresso libero
Info:
tel.
+39 028068821; fax +39 0280688281;
info@fondazionenicolatrussardi.com; www.fondazionenicolatrussardi.com

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