27 giugno 2010

Cacca show a Carrara: e l’opera di Mccarthy divenne scenografia per un matrimonio…

 

di

Il matrimonio benedetto da Paul Mccarthy
Volente o nolente, è divenuto uno dei simboli di questa Biennale di Carrara rinata a nuova vita con la scoppiettante direzione di Fabio Cavallucci. Più volente, si direbbe, vista la natura prettamente provocatoria che l’anima, come del resto altre in questa rassegna, che comunque è riuscita ad alzare l’attenzione di media ed opinione pubblica.
Parliamo della ormai famosa “Cacca” di Paul Mccarthy, realizzata in travertino e collocata in pieno centro, davanti alla sede dell’Accademia di Belle Arti.
Ieri mattina l’opera ha suscitato le attenzioni di Francesco Siani, scultore campano ma versiliano adottivo, che all’alba ha fatto trovare vicino all’”escremento” una ramazza e una paletta in formato gigante, realizzati da lui artigianalmente.
Nel pomeriggio invece è divenuta “quinta” per un affollato matrimonio che si celebrava proprio nell’edificio dell’Accademia, con tanto di filmini e foto ricordo. Se i detti popolari hanno un senso, fra pioggia battente e cacca così plasticamente presente, matrimonio più fortunato non potrebbe esservi…

[exibart]

16 Commenti

  1. ma per favore!!!! Ma chi è l’essere umano che riesce a vedere l’arte in una schifezza del genere????
    Mah!
    Mi stupisce anche l’amministrazione della città che ha permesso l’esposizione.
    Povera Italia!

  2. Non sò chi è peggio la scultura, l’artista (ormai musicante rimbambito) o il curatore, Siani vi ha indicato la strada giusta (andate a raccogliere la ….)

  3. Veramente Mccarthy ci ha stufato..dopo l’esposizione “trucida” di palazzo Citterio a MI ora si esibisce in un’opera disgustosa..
    tale e quale i filmati o i pupazzi di “houseboat party “.. Disgusting !!!!

  4. …scusate ma “Paul Mccartney” e’ il musicista mentre “Paul Mccarthy” e’ un’artista, che piaccia o no, di fama mondiale! Informarsi ragazzi… e poi non mi sembra sta gran novita’, ricordiamoci la “Merda d’artista” di Piero Manzoni battuta all’asta a 120.000€ o il famoso “orinatoio” di Duchamp (tanto per cambiare genere!!!)…una scatoletta di zuppa puo’ diventare un’opera d’arte e i nostri escrementi no?
    De gustibus!!!!

  5. figuriamoci…le feci… io istituirei una giornata all’anno per santificarle….e c’è ancora qualcuno che storce il naso se qualche artista osa tirarle in ballo…l’ano le feci nel 2010 sono ancora messi al bando e pensare che non è sempre stato così….

  6. Sarebbe certamente assurdo se la cacca di Mccarthy, come particolare opera d’arte sociale, non possedesse proprio quelle caratteristiche organolettiche, degne di vere feci solo a lui appartenenti, cioè,l’odore di cacca, che hanno indotto appunto, la curiosità della coppia di sposi ad avvicinare a tale merda. E’ evidente che nel teatrino idiota dell’arte contemporanea, si continua ancora all’infinito ad emulare gesti provocatori ormai datati e superati. Più delle volte gli stessi autori non ne sono coscienti. In questa Biennale del marmo, c’è di tutto e di più, un grande minestrone insipido. Ciò che veramente manca è un’autentica sperimentazione e identità con il contesto territoriale dove si svolge. L’assenza totale di socializzazione delle opere e dell’atto creativo con le istanze sociali, culturali, economiche, in particolare con le contraddizioni nel mondo degi artigiani e operatori del marmo, che ogni giorno si misurano con un lavoro pesante e incerto. Lavoro che da secoli si svolge con fatica in un territorio aspro, affascinante, ricco non solo di creatività e di sentimenti, ma di bisogni di libertà e di rivolta anarchica.

  7. L’improvvisata dell’artista Francesco Siani secondo me è una mancanza di rispetto al lavoro di un collega ( ed è già un onore per Siani ) e un mezzo per farsi pubblicità e fare notizia. Prima dovrebbe arrivare ai suoi livelli, poi forse, anche se sempre sbagliato, fare simili affronti. Forse Siani, anche se artista, non riesce a cogliere il messaggio di Mc Carthy.

  8. l’arte della merda è oggi la norma di mediazione su cui si basa il sistema stesso dell’arte. Un sistema ripetitivo che riscuote consensi nella ristretta cerchia degli addetti ai lavori. Come il mitico Re Mida, che non riusciva più a distinguere tra cibo e escrementi, così oggi gran parte dell’arte contemporanea subisce un’inarrestabile processo di merdificazione. Un invisibile e insidiosa intossicazione interiore sta diventando la conseguenza di una produzione di pseudo prodotti culturali e politici, privi di qualsiasi connotazioni etiche ed estetiche.

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