11 luglio 2010

La forma delle reti. E la Street Art entra al Museo della Scienza di Milano

 

di

Mambo all’opera (foto Stradedarts)
In occasione dell’inaugurazione partirà una maratona di 24 ore, per la realizzazione di un enorme graffito nel chiostro cinquecentesco del Museo. Museo, sì, quello della Scienza e della Tecnologia di Milano, che per tutta l’estate apre le sue porte alla Street Art per la mostra La forma delle reti.
Tema della mostra è appunto il concetto di rete, fondamentale nella storia e nell’attualità della tecnologia. Con un progetto che prevede che gli artisti, nella fase di ideazione delle opere, vivano in prima persona il Museo e incontrino il suo staff per tradurre e declinare insieme il tema della mostra.
Circa quaranta le opere realizzate su supporti di materiale diverso, da alcuni dei nomi più noto in Italia fra i writers, riuniti nell’Associazione Stradedarts, da Airone ad Atomo, Gatto Nero, Flycat, KayOne, Mambo, Rendo, Senso, Sea Creative, Tawa, El Gato Chimney, Ericsone, Vire, Raptuz, Mr. Wany, Schiavon, Leo, Max Gatto.

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Inaugurazione: lunedì 12 luglio 2010 – ore 18.30
Dal 12 luglio al 29 agosto 2010
Via San Vittore 21, Milano
Web:
www.museoscienza.org

[exibart]

4 Commenti

  1. Mi sembra poco adatto il chiostro, cinquecentesco per di più. Io suggerirei le facciate sulla via Olona, che oltretutto sono sulla street più del chiostro. Anni fa,vicino ad un ingresso su quella street, non so se il Museo o il vicesceriffo del Comune, fecero coprire di grigio un bel lavoro di uno che è stato processato di recente, Boss o simile,comunque molto bravo, e il lavoro, un diamantone concettualmente affiancato ad una gocciona rossa, era significativo e nobilitava una parete insignificante, ora si va a disturbare una limpida architettura rinascimentale con lavori senz’altro bellissimi, ma che vivrebbero meglio con più aria attorno. Del resto, è meglio che niente, e credo che costerà anche poco.
    Però insisto: Street Art on the Streets!

  2. StreetArtist
    I BRAVI RAGAZZI COEVI…..
    di Lorenzo Bonini
    Ho avuto il privilegio di curare e presentare il testo critico della prima Mostra StreetArtist tenutasi a Milano dal titolo emblematico: Vuote a Rendere (Cans customizing art) assieme alla bella e sorprendente Francesca Guerisoli nel settembre del 2008 presso Arte Due Gallery di Milano.
    In quell’occasione nel saggio parlai Arte mobiliare comprendente gli oggetti portatili che erano anche strumenti di caccia, dove le prime immagini della storia dell’uomo sono state create dai cacciatori dell’Età della pietra, sulle pareti rocciose delle grotte i primitivi artisti hanno raffigurato gli animali selvatici che costituivano il loro bottino di caccia. Oggi la modernità dei writers, che in quel saggio li definii per similitudine:“ Cacciatori Metropolitani” per l’attualità del loro “realismo” che consiste nel fatto che essi sanno di vivere nella città, in mezzo alla folla, e di conseguenza non possono più conservare un atteggiamento di distacco contemplativo, non possono più prendersi una distanza privilegiata nei confronti dell’oggetto della rappresentazione, metterlo in posa, girargli intorno per renderlo a tutto tondo. Il nuovo cacciatore urbano, con sagacia, ironia e cattiveria, è il nuovo portavoce e provocatore della fauna cittadina, è tornato di nuovo l’homo sapiens sapiens (sapiens), che cattura ancora nella jungla di una società moderna, dove non è più indecifrabile interpretarne il pensiero, la sostanza razionale evaporando solidifichi l’idea continuando a dare vita a vuote a rendere, affinché il mezzo divenga, tramite la genialità dell’artista, il fine e dunque la ragione dell’opera stessa.

  3. “In quell’occasione nel saggio parlai Arte mobiliare comprendente gli oggetti portatili che erano anche strumenti di caccia, dove le prime immagini della storia dell’uomo sono state create dai cacciatori dell’Età della pietra, sulle pareti rocciose delle grotte i primitivi artisti hanno raffigurato gli animali selvatici che costituivano il loro bottino di caccia.”

    non credo che i disegni delle pareti rocciose fossero fatti dai cacciatori in persona, quanto da qualcuno che stava a casa nella grotta a mangiare la carne che gli veniva offerta già arrostita

  4. Precisazione, il nome è Bros,è di questi giorni la notizia che il suo processo si è concluso senza condanna, lasciamo ad altri di chiamare “assoluzioni” prescrizioni ed ammennicoli legali vari che salvano l’imputato. Lo sgomento ha comunque preso la conventicola che detesta l’estetica dell’espressione murale, in favore di spianate ad intonaco sintetico, cemento a vista, mattoni consunti e tutto quanto sia degno pandant a porfido sconnesso, crateri nell’asfalto, cancelli e paracarri a casaccio eccetera, a far da supporto ad autovetture dovunque se ne possano ficcare, e cantieri eterni, e capannoni sfitti, e parcheggi deserti, e dimore prestigiose in rovina, in un paesaggio che Carlo Emilio Gadda saprebbe grandiosamente evocare, così come seppe fare dello scempio costruttivistico della provincia Longobarda.

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