03 novembre 2010

in fumo_festival In 135mila per i comics

 
Sono 44 anni che Lucca ospita la più importante manifestazione italiana dedicata ai fumetti. E dimostra come questa forma d'arte sia capace di raccontare ben oltre i suoi limiti...

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È difficile sintetizzare quattro
giorni di festival. Altrettanto difficile è trovare giuste definizioni e
declinazioni per tutte le facce di questo Lucca Comics & Games 2010. Ci sono le facce reali di
autori, visitatori, editori, cosplayer e, perché no?, dei giornalisti. Ben 350
quelli accreditati. Ma ci sono anche le facce ideali di una
manifestazione che ormai ha molte anime: dal manga ai giochi di ruolo,
dall’animazione al teatro, dalla musica alla gente in maschera. E ognuna di
queste costole è ben saldata sul canale espressivo più maltrattato fra tutte le
arti. Quello del fumetto.

Eppure, nonostante il maltempo,
in quattro giorni il festival ha registrato circa 135mila presenze. Il record
di questi 44 anni di storia spetta però all’edizione 2009, quando i visitatori
superarono di gran lunga i 140mila. Al di là delle cifre complessive, sono
altri i numeri su cui riflettere: 550 giovani fumettisti hanno mostrato il
proprio book agli editori, 600 sono stati gli eventi realizzati, 900 i bambini
che hanno partecipato alle attività Junior, mille i cosplayer iscritti
alle sfilate, 22mila i metri quadrati espositivi, 500 gli stand.

Dati, questi, che aiutano a
capire come il fumetto – in tutte le sue espressioni – non rappresenti solo
un’arte minore ad appannaggio dei vecchi lettori di Tex o dei piccoli
grandi nerd che cercano solo l’anteprima del nuovo manga. I confini si
frantumano insieme ai preconcetti. E se i dati di vendita non sono così
confortanti, il problema non è da cercare solo nelle pecche di un prodotto che
non piace ai lettori. Esistono anche altre difficoltà. Come l’inefficace
promozione degli albi o, peggio, la distribuzione e i rapporti tra editori con
le fumetterie e libreria di varia. E anche di questo si è parlato nel corso
dell’incontro fra autori voluto da Claudio Stassi, perché fosse possibile cominciare a far luce su tutte quelle
ombre che contornano la professione del fumettista.

Sergio Bonelli e Giovanni Ticci
A proposito: la tavola rotonda
degli autori, così come gli incontri con Sergio Bonelli e i disegnatori
della sua casa editrice, si sono svolti al Museo del fumetto. Che, com’è noto,
ha organizzato nei giorni del festival un programma di appuntamenti parallelo a
quello di Lucca Comics & Games (mettendoci in mezzo, oltre
all’organizzazione di laboratori per bambini, anche l’allestimento di una
mostra dedicata a Edgar Allan Poe). Entrambe le strutture, seppur differenti
nella natura, appartengono comunque al Comune di Lucca. Che suddivide la
responsabilità politica delle due entità in altrettanti assessorati incapaci di
dialogare.

Nonostante questo gap
riconosciuto, sia il Museo che Lucca Comics & Games hanno ottenuto ottimi
risultati. Perché questa città e queste piazze, per il settore, hanno
conquistato col tempo un significato che supera la dimensione della mostra
mercato. Lucca Comics & Games è diventata infatti un punto di incontro e
confronto fra operatori del settore. Un’occasione sia per conoscere realtà
editoriali altrimenti irraggiungibili nei tradizionali punti di distribuzione,
sia per incontrare esperienze e autori trasversali che dettano le nuove linee
di uno sviluppo artistico a volte perfino sperimentale. E non è un caso che
crescano le presenze di narratori poliespressivi (da Simone
Cristicchi
, che fu anche allievo di Benito Jacovitti, ad Andrea
Baricco
o Vasco Brondi). E non è un caso neppure che a vincere il Premio
Gran Guinigi come miglior autore unico sia stato l’italiano Manuele Fior.

Beatles a fumetti
Pur reggendosi su un equilibrio
fatto di rapporti commerciali, fortunatamente il festival ha anche una sua
dimensione culturale. Ancora debole nella sua struttura complessiva (fatta
eccezione per le mostre e i Comics Talks, gli altri eventi dipendono
soprattutto dalle proposte degli editori presenti al salone), il valore
aggiunto è rappresentato proprio dall’opportunità offerta ai visitatori e agli
addetti al settore di incontrarsi fra loro. Da questi rapporti nascono poi
anche nuovi progetti. Una reciprocità creativa che non può far che bene a chi
fa fumetti. E anche a chi li legge.

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