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Vent’anni fa scompariva prematuramente Luigi Ghirri, lo sguardo più incantato della fotografia italiana della seconda metà del novecento.
Il Castello di Rivoli da oggi lo ricorda con la mostra “Project Prints. Un’avventura del pensiero e dello sguardo”, a cura di Elena Re per la sezione “Le scatole viventi”, progetto di Andrea Bellini. Una ventina d’anni di produzione, dai primi anni ’70 al 1992, che hanno attraversato i luoghi dell’Italia in lungo e in largo, immortalato luoghi magici come Versailles e messo a fuoco degli “universi paralleli” in scatti dove regna una sospensione metafisica. Ma a Rivoli non vi sarà tutta la produzione dell’artista-fotografo ma una sezione ragionata e inedita dei progetti di ricerca del fotografo a partire dal 1980.
In collaborazione con il Fondo Luigi Ghirri la mostra si articola in 160 piccole stampe a contatto corredate di una serie di documenti, maquette, appunti, ritagli e riferimenti iconografici che tracciano una costellazione in cui si evidenzia il rapporto del fotografo con le immagini e con la loro natura, dall’indagine dell’atlante perché trattasi del «libro della conoscenza più completo che muove l’immaginazione attraverso il riconoscimento di codici» come dichiarava l’artista, fino allo studio dell’atelier Morandi dove il fotografo riesce a ricreare il silenzio e la magia dei quadri del pittore bolognese, ai pellegrinaggi per la via Emilia e ai lavori “su commissione”. Tra questi, a pochi giorni dalla scomparsa, una serie di piccoli ritratti a Lucio Dalla, testimonianza di un’amicizia che sfociava anche nel lavoro.