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Entrambe le notizie sono arrivate in queste ultime ore: la scorsa notte sono state smontate le impalcature a Palazzo Vecchio, a Firenze, installate per il delirante progetto del recupero dell’affresco “La battaglia di Anghiari” di Leonardo, che giaceva sotto il “meno celebre” dipinto del Vasari “La Battaglia di Scannagallo”. Da ieri il dipinto che copriva “la miniera d’oro” attribuita al pittore della Gioconda è tornato visibile. La ricerca condotta dall’ingegner Maurizio Seracini, e in questi mesi fomentata dal sindaco Renzi, finanziata con 250mila euro dal National Geographic non ha trovato nessun riscontro e l’istituto ha deciso di non rinnovare i fondi per una causa che sembrava davvero persa in partenza. E così gli addetti dell’Opificio delle Pietre Dure hanno tappato e ristrutturato i sei fori che erano stati creati sul dipinto per inserire le sonde, che avrebbero dovuto rilevare le tracce della pittura leonardesca. Un sospiro di sollievo, per un’operazione che sembrava davvero una sorta di capriccio scientifico e speculativo, ma su cui nessuno aveva fatto la voce grossa per dissuadere, anche il major Renzi, dall’operazione.
Domani invece uno show al vecchio convento di Sant’Orsola: se amate Dan Brown, se siete un po’ necrofili un po’ archeologi da antico Egitto non perdetevi l’appuntamento delle 11.30, quando davanti alla stampa si aprirà una tomba multipla, alla ricerca di quel che resta di Monna Lisa Gherardini. Qualora dovesse essere confermata la presenza delle spoglie di due persone, si tratterebbe del sesto e settimo scheletro emersi duranti gli scavi compiuti dalla Provincia di Firenze – su indicazione della Soprintendenza Archeologica della Toscana – per consentire l’avvio dei futuri lavori di ripristino dell’immobile. Ma se poi questo scheletro si rivelasse davvero della Gioconda…che meraviglia per le casse di Firenze e per i suoi turisti affamati di “storia”, no?