31 ottobre 2013

L’artista autodidatta, mito o possibilità? A Venezia ne discutono Gioni, Cooke e Rugoff

 

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Meeting on Art - La Biennale di Venezia - Foto Andrea Avezzu
È un evergreen dei talk, delle accese discussioni tra addetti ai lavori con chi, invece, l’arte la fa per se. In attesa di essere dimenticata, mai vista, o inglobata nel sistema tramite qualche passaggio non convenzionale e grazie all’inventiva di grandi curatori. Come è il caso di Massimiliano Gioni, che sabato 2 novembre, alle 17, sarà al Piccolo Teatro dell’Arsenale della Biennale di Venezia con Lynne Cooke, della National Gallery of Art, Washington DC, e il curatore, critico d’arte e direttore della Hayward Gallery di Londra Ralph Rugoff. Il titolo del talk? “L’esistenza è altrove. Il mito dell’artista autodidatta”: un appuntamento per dialogare e riflettere sulle distinzioni tra artisti professionisti e dilettanti, tra outsider e insider.
Per raccontare la vita, altrove, di quei personaggi che hanno scelto di fare arte, o si sono trovati a farla, lontano dai circuiti e delle smanie di protagonismo, lontani dalla meditazione intorno all’opera e più vicini a un lato istintivo, emozionale, primitivo se vogliamo. E che si sono trovati accanto a Rosemarie Trockel e ai suoi oggetti, grazie alla lungimiranza di Lynne Cooke, per esempio, che ha scelto -anche nel suo passato al Reina Sofia di Madrid- di puntare sulla teoria degli outsider per guardare in maniera differente a quello che è l’universo multiforme degli insider. 
E a proposito dell’universo, anche il relatore Ralph Rugoff  di recente si è “sporcato le mani” con la mostra “The Alternative Guide to the Universe”, proprio all’Hayward Gallery dove un manipolo di “eccentrici”, autodidatti, outsider e altre figure più o meno marginali presentavano la propria opera e la propria visione alternativa dell’universo. Portando avanti quel dialogo sempre più inteso che esiste nel contemporaneo tra ciò che sta dentro e ciò che sta fuori da un sistema che opera distinzioni artificiali e forse, talvolta, decisamente empiriche tra l’una e l’altra categoria. Che magicamente possono essere mixate, aprendo uno scenario come quello che è stato “Il Palazzo Enciclopedico”, dove le esistenze si confondono in un altrove.

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