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È il secondo martedì critico senza artista. Ma non è che Alberto Dambruoso e Guglielmo Gigliotti si sentano orfani. A tenere su il morale, ci pensa l’ospite che oggi pomeriggio, alle 19, è di scena al Macro: Pio Monti. Un nome e una garanzia. Di che parlerà il noto gallerista marchigiano arrivato a Roma nel 1974 e da allora convinto animatore del milieu artistico capitolino? «Beh, della mia vita, dalla prima galleria Arte Studio aperta a Macerata nel 1969 fino a quella di oggi a piazza Mastai a Roma. Ma soprattutto del mio rapporto con gli artisti: primo fra tutti Gino De Dominicis e poi Emilio Prini, Vettor Pisani, Jannis Kounellis, fino ai giovani Paola Pivi e Giuseppe Pietroniro», risponde Pio Monti, mentre si sta preparando all’incontro «con massaggi, trucco e lampada solare». Confermando, se ce ne fosse bisogno, che sarà poco un excursus storico e politicamente corretto.
Il talk è piuttosto occasione per uno show ad alto tasso di narcisismo, divertente e divertito in cui scorrono anni recenti di storia dell’arte italiana. Dove, mettendo molto sullo sfondo il mercato, si incrociano appunto profondi sodalizi – è Pio Monti a procurare a De Dominicis alcuni materiali per le sue celebri opere: dalla Mozzarella in carrozza agli scheletri – rapporti umani, scoperte e qualche delusione. Senza però rinunciare a riderci sopra. Perché se c’è una qualità per la quale Pio Monti non è secondo a nessuno è l’ironia. E anche una certa preziosa leggerezza che a volte molto giova all’arte.