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Il listone di artisti partecipanti alla decima Gwangju Biennale è stato annunciato dal suo presidente Yongwon Lee. 105 artisti proveniente da 36 Paesi. Scorriamo l’elenco e colpo di scena, o forse no, nessun italiano. Jessica Morgan, direttore artistico, spiega che gli artisti selezionati sono sono stati in grado di abbracciare lo spirito innovativo preposto per Burning Down the House”. Dunque, se l’innovazione era il punto di forte, dobbiamo dedurre che siamo ancora un passo indietro? Ma, quello che spaventa è anche un altro dato non da poco: il novanta percento degli artisti selezionati è nuovo, non ha mai partecipato alla Biennale, insomma un’alta percentuale di possibilità di scelta, ma purtroppo in Corea non ci vogliamo proprio andare! E invece chi ci sarà a riflettere con suoni, movimenti, coreografie, questa “Burning down the house”? Per esempio Jeremy Deller, già a Venezia lo scorso anno e decisamente acclamato, con una nuova commissione; Jennifer Allora e Guillermo Calzadilla, Dominique Gonzalez-Foerster, Carsten Höller, Pierre Huyghe, Piotr Uklanski e come “animatore” dell’esperienza di questa “casa” anche Urs Fischer, George Condo, e anche il fotografo giapponese Tomoko Yoneda.
Passano poi un grande numero di artisti coreani, come giusto che sia, per uno sguardo alla realtà contemporanea, ma anche con per un “ritorno” al passato, per riflettere anche sulle basi che hanno portato Gwangju ad andare avanti per vent’anni. Tempo di bilanci insomma, senza nessun riferimento all’Italia (vuota?) di artistar. (Martina Corbetta)