04 luglio 2014

Lo sfruttamento della Grande Bellezza, coperta dalla pubblicità. Un problema “sociale” di cui ora si accorge anche la stampa generalista, partendo da Firenze

 

di

il Battistero di Firenze by Emilio Pucci, durante la settimana di Pitti Immagine
Qualcuno le ha guardate divertito: sono belle, colorate, hanno i colori di Firenze; altri sono inorriditi: uno scempio sui tesori più antichi della città. La questione riguarda appunto il capoluogo toscano e le stampe pubblicitarie targate Emilio Pucci a coprire il Battistero, in occasione della settimana di Pitti, negli scorsi giorni. Una tipicità che ormai è presente in tutte le città italiane, che ricoprono i loro monumenti e palazzi in restauro affidando, e affittando, a grandi marche la cartellonistica. Altro che Mimmo Paladino per la Ghirlandina, a Modena, progetto tra l’altro ripudiato da molti cittadini perché non è rimasta traccia del telone-opera, deteriorato con il tempo, ma Bulgari, Louis Vuitton, Armani e chi più ne ha più ne metta a “esaltare un tesoro in vendita” di cui si è accorta anche la stampa generalista, oggi con un intervento del giornalista Adriano Prosperi ripreso anche da Radio Tre, che racconta di come si sia disinvestito della bellezza del paesaggio e delle nostre città per investire su un’estetizzazione dei tratti fisici dell’uomo, riprendendo anche le parole del saggio La bellezza civile di Giancarlo Consonni, che si chiede quali siano le cause di un così esteso dilagare del brutto visto che abbiamo avuto dalla nostra l’immensa eredità del bello. C’è insomma, un’aggressione alla “Bellezza storica” come disponibilità economica, e c’è un imbarbarimento dell’uomo che, per la coscienza comune, fa rima con imbellimento. Firenze stavolta, e non la Roma di Paolo Sorrentino, è la piazza sulla quale rimarcare il fenomeno, in ascesa costante. E forse per questo, finalmente, un poco intravisto anche dai media di tutti.

2 Commenti

  1. Il Battistero è in restauro percui è occultato dai ponteggi. Trovo gradevole, anche se unicamente autoreferenziale la decorazione policroma che lo riveste e lo interpreta in modo grafico cromatico. Non trovo nulla di “barbaro” in questo.

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