30 agosto 2014

40mila franchi per l’arte. Tra i vincitori del Premio svizzero Meret Oppenheim quest’anno ci sono anche Pipilotti Rist e Catherine Quéloz

 

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Pipilotti Rist, Open My Glade, 2000, video installazione / video installation video still. Courtesy Pipilotti Rist; Hauser & Wirth
Quattordicesima edizione e 40mila franchi per uno dei più singolari Premi d’arte, tutto a targa svizzera, e intitolato alla figura di Meret Oppenheim. Le premiazioni saranno il prossimo 28 ottobre al Flux Laboratory di Berlino, e i nomi che l’Ufficio Federale della Cultura quest’anno ha deciso di omaggiare sono quelli di Pipilotti Rist, Anton Bruhin, Catherine Quéloz e il gruppo di architettura zurighese pool. 
L’ultima volta in Italia grazie alla Fondazione Trussardi, che tre anni fa gli dedicò una personale all’interno dell’ex cinema Manzoni di Milano, Pipilotti Rist – classe 1961 – è stata scelta perché «Grazie ai suoi lavori pionieristici, ha lasciato il segno nella storia dell’arte e della videoarte, influenzando notevolmente generazioni di artisti e artiste», ha precisato la nota dell’Ufficio Federale. 
All’arte appartiene anche la storica Catherine Quéloz, che ha fondato nel 1987 il primo ciclo di studi per curatori d’arte in Svizzera, unico nel suo genere, presso l’Ecole supérieure des beaux-arts di Ginevra e per dieci anni ha diretto lo spazio espositivo Sous-sol e concepito, insieme a Liliane Schneiter, il programma master di ricerca e il seminario predottorato / PhD CCC (Critical Curatorial Cybermedia Studies) presso la Haute Ecole d’Art et de Design, sempre a Ginevra.
«Per il loro lavoro interdisciplinare e non dogmatico» è stata scelta invece la comunità pool, mentre per «la varietà e la capacità di spaziare in tanti settori così diversi» è la motivazione che quest’anno è valsa l’onore anche ad Anton Bruhin, artista, poeta, musicista e performer con una carriera 40ennale alle spalle.

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