15 settembre 2014

Trame, ovvero una celebrazione del metallo rosso che va verso un’unità della cultura. Coinvolgendo arte, oggettistica, sostenibilità e tecnologia, alla Triennale di Milano

 

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Trame, Triennale di Milano
Inaugurato poco fa alla Triennale un percorso espositivo multidisciplinare che pone un materiale come minimo comune denominatore: il rame, particolarissimo per tutte le sue sfaccettature e molteplicità di applicazioni. Da un’idea di Elena Tettamanti prende corpo questo progetto, Trame, preceduto da una ricerca durata tre anni che vede come punto di partenza due opere (Concetto spaziale e New York, Grattacielo) che Lucio Fontana realizzò nell’ambito di una mostra in cui utilizzò solo metalli nel 1962, dichiarando che solo il rame era in grado di rappresentare in maniera puntuale questa città specchiante che è Milano. Proseguendo nella curatela, spiega la co-curatrice Antonella Soldaini, «è stato però subito chiaro che per raccontare questo materiale così iconico si sarebbe reso necessario esulare dall’arte, e aprirsi ad altri tre ambiti, architettura, design e tecnologia», che hanno visto come collaboratori alla ricerca rispettivamente Ico Migliore, Giampiero Bosoni e Francesca Olivini.
Contando centinaia di pezzi, la mostra dipana dal design anonimo fino alle più grandi firme dell’arte contemporanea, ed è lampante il filo rosso -quasi letteralmente- che guida attraverso questa mostra, tra opere di personalità del calibro di Carl Andre, Marisa Merz, Fausto Melotti, ma anche Marti Guixè, Ross Lovegrove, Ettore Sottsass, modellini di edifici che vanno dalla Torre Velasca fino ai più recenti di Renzo Piano, e includendo anche mouse, telefoni, microprocessori, tutti quegli oggetti che il rame invece di esibirlo, lo nascondono. 
A tutto tondo quindi quella che Trame ci restituisce, una panoramica sulla bellezza di quello che Maurizio Decina definisce come «Il materiale della modernità e che, per colori, qualità materiche e funzionalità tecnologiche, ha trovato le più svariate applicazioni a partire dalla vita quotidiana fino ad alcuni dei più importanti monumenti della nostra epoca». Un’ottima idea, con un allestimento che lascia un poco a desiderare, specialmente nell’uso dell’illuminotecnica, e un progetto grafico poco accattivante. (Elisabetta Donati de Conti)

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