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Deve ancora uscire nelle sale cinematografiche ed è già un successo. Anime nere vince il premio Mimmo Rotella ed è in lizza per candidarsi all’Oscar. Ieri dopo la première nazionale a Catanzaro il pubblico era atterrito. Silenzio ai titoli di coda solo un fragoroso applauso irrompe in sala per il regista, l’autore del libro e per alcuni protagonisti tutti presenti al cinema the Space alle Fontane,di Catanzaro Lido. La traduzione filmica tradisce il libro di Giacomo Criaco, nativo di Affrico, località calabrese dove il film è girato. Ma la versione di Francesco Munzi sposta in avanti l’azione negli ultimi anni e trasforma tre amici in fratelli con un operazione del tutto coerente alle logiche delle faide familiari tipiche del Sud più malavitoso.
Eppure non è solo questo e il finale assolutamente inaspettato che agghiaccia lo spettatore. C’è di più. Certe verbalizzazioni degli attori (molti esordienti e non professionisti) mettono a nudo un fare tutto legato alle logiche popolari le più becere, dove è la vendetta e la legge del “rispetto” a governare. Il ruolo attribuito alla donna, poi, fa restare interdetti. Nel film sembrano essere i suoi silenzi o le litanie davanti ai cadaveri dei suoi cari il messaggio subliminale che innesca il meccanismo della guerra del “vindicari”la morte. A sorpresa però questo non avviene o meglio si interrompe grazie ai colpi e non solo di bravura di Ferracane.
Il 18 arriva nelle sale e si porta già il peso della sua tragica bellezza, la sua profonda anima nera insieme agli scorci più incantati dell’Aspromonte e delle spiagge.
Allora forse non è la Calabria una regione d’ Italia da dimenticare, piuttosto la famiglia per come è normalmente intesa,coi suoi condizionamenti e le fratture incolmabili. Non ce ne vogliano Rotella o Boccioni, il film nonostante il colpo al cuore permette di vederci dentro e perché no, sognare un finale diverso. (Anna de Fazio)