30 gennaio 2015

Goldin-gate! Trevigiani all’armi per il progetto di restyling del museo di Santa Caterina, in vista delle mostre targate “Linea d’Ombra”

 

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Anche il Professor Eugenio Manzato, ex direttore dei Musei Civici trevigiani scende in campo contro la ristrutturazione del complesso di Santa Caterina di Treviso, firmando l’appello promosso da Museo Bene Comune.
La questione la conosciamo: il comune di Treviso vorrebbe investire circa  1,2 milioni di euro per lavori di adattamento del complesso di Santa Caterina, comprendente la chiesa affrescata (dove sono conservati i famosi affreschi di Sant’Orsola eseguiti da Tommaso da Modena), con la bellissima Cappella degli Innocenti, il chiostro e la pinacoteca. “Beh – direte voi – tanti soldi investiti per un polo culturale! Si restaurerà, ottimo!”. E invece no! Perché l’adattamento, che coinvolgerà comunque la Pinacoteca, è ideato e cucito su misura per ospitare le megamostre mostruose di Goldin, e accogliere le folle oceaniche ad esse avvezze.
Così parte della popolazione trevigiana si è sollevata contro questa iniziativa, iniziando qualche giorno fa una seria raccolta di firme, oggi arrivate a più di 200, e cercando un dialogo con il sindaco Manildo e la giunta.
Il problema, tengono tutti a sottolineare, non è tanto la qualità opinabile delle mostre di Linea d’Ombra (la società di Goldin) ma l’opportunità di manipolare un “ecosistema” archeologico e artistico così delicato come Santa Caterina per alloggiarvi mostre di grandissima affluenza, oltretutto alterando gli spazi della pinacoteca e mettendo in rischio la corretta fruizione della collezione (pare che sarebbe occupato circa il 50 per cento dello spazio espositivo). Altri spazi di Treviso sarebbero forse più idonei, come la stessa Ca’ de Carraresi (dove in principio erano ospitate le mostre di Goldin) oppure Ca’ da Noal.
Il comitato Museo Bene Comune sta cercando di far luce sui tanti dubbi che l’operazione pone. A partire dalla assenza di due su tre firme delle Sovrintendenze interpellate (c’è quella dei Beni Architettonici ma mancano Beni Archeologici e Storico Artistici), per finire con la sospetta assegnazione dei lavori senza bando all’architetto goldiniano Edoardo Gherardi.
Da parte sua il Comune sta cercando di chiarire i punti oscuri, rilanciando con promesse (tutte da verificare) di acquisti di nuovi spazi per ampliare il museo.
Dunque che strada prendere? La più facile dei mostroni acchiappasoldi, o quella più difficile di un serio, organico e ponderato piano di rilancio del patrimonio culturale di Treviso? (Mario Finazzi)

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