31 gennaio 2015

Due edifici che hanno segnato la storia di Londra e Los Angeles rischiano di essere abbattuti. O forse trasformati in monumenti?

 

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Norms, famosa tavola calda di Los Angeles, potrebbe essere dichiarata monumento nazionale. C’è da chiedersi perché mai, visto che l’edificio creato dal duo di architetti Armet & Davis è al suo posto dal 1957, immutato nel suo aspetto originario, con i suoi spigoli, le vetrate e il menù più che prevedibile. Lo stile della costruzione è definito “Googie”, indicando con tale termine l’architettura futuristica che prese piede in California alla fine degli anni 1940, fortemente influenzata dall’era dell’automobile. Googie era il nome di un caffè di Hollywood, dal 1980 non esiste più, che aveva proprio quelle caratteristiche tipiche di motel, bar, bowling e stazioni di servizio. Questo tipo di architettura nel tempo non fu molto apprezzato, perché considerato trash dagli stessi progettisti che lo realizzavano. Perché quindi chiedere che l’edificio sia dichiarato monumento storico? Semplice, all’inizio del mese il proprietario di Norms ha chiesto e ottenuto il permesso per demolire il locale, scatenando la furia degli affezionati. É così immediatamente iniziata una campagna per tutelare la costruzione ed è stato messo in moto un processo di valutazione ufficiale al riguardo. Manie di conservatorismo? Non proprio, se si pensa che anche Ed Ruscha dedicò a Norms un’opera nel 1964, forse non è poi così male.
Intanto dall’altra parte dell’oceano un altro edificio è in pericolo. Si tratta di un ex gioielleria di Londra sopravvissuta stoicamente alle pressioni della grande città. Nel 1920 gli Spiegelhalter, proprietari dello stabile, si rifiutarono di vendere per lasciare spazio alla costruzione del grande magazzino Wickhams. La nuova struttura quindi inghiottì letteralmente la piccola palazzina, modellando il suo grande colonnato ionico intorno ad essa. Il risultato fu proprio il “Colonnadus Interruptus”, una meravigliosa testimonianza dello spirito umano, valore aggiunto dell’intero edificio che altrimenti non avrebbe nulla di particolare. Ora un nuovo progetto rischia ancora di far scomparire il piccolo negozio, anche se gli architetti giurano di volerlo valorizzare ulteriormente, omaggiando e raccontando la storia di Spiegelhalter. Vorremo crederci, ma difficilmente sarà così. Niente è più eloquente di quello che è già lì. L’architettura dovrebbe guardare in avanti, ma capire anche quando è il caso di preservare qualcosa di unico nel suo genere.
Entrambi i posti, Norms e Spiegelhalters, rappresentano un pezzo di storia delle loro città, esistono perché qualcuno ha creduto nella loro realizzazione e in ciò che rappresentavano. Abbattere non è la soluzione, la loro presenza al contrario dovrebbe valorizzare le nuove costruzioni, che in quanto tali dovrebbero essere concepite per dialogare armonicamente con ciò che le circonda. Cari progettisti, non dimenticate che anche le vostre opere un giorno potrebbero essere considerate un ingombro! (Giulia Testa)

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